Il noce è una delle più antiche piante da frutto conosciute dall’uomo ed è ancora ampiamente coltivato in diverse parti del globo. Attualmente esistono circa 20 specie che compongono il genere Juglans, ma l’interesse agronomico è riferito essenzialmente a Juglans regia, il noce europeo o comune. L’attuale produzione nazionale è concentrata per la maggior parte in Campania che, da sola, produce intorno al 70% del prodotto italiano.
Un futuro pieno di mosche? Il climate change favorisce i ditteri e noi lo avevamo scritto qui
Espansione a Nord
Negli ultimi anni però l’interesse per la nocicoltura è aumentato anche al nord, specialmente in Veneto e in Romagna.
Qui è stata intrapresa la strada della coltura intensiva con progetti di filiera che hanno puntato nella direzione dell’elevata specializzazione attraverso pratiche di coltivazione meccanizzata.
Fra le principali avversità della coltura, sta prendendo una importanza crescente la mosca del noce (Rhagoletis completa) una piccola mosca esotica che appartiene alla famiglia dei Tephritidae.
Originario del continente americano, questo dittero è stato accidentalmente introdotto in Europa negli anni ‘80. In poco tempo la mosca è comparsa un po’ in tutti i paesi europei e in Italia, la sua presenza è stata segnalata dal 1991, anche se non ha ancora colonizzato completamente la penisola.
Prima comparsa della mosca del noce a fine giugno
La mosca del noce compie un’unica generazione l’anno e compare in estate, a partire da fine giugno (con un massimo di presenze di solito tra fine luglio/inizio agosto). Ogni femmina di R. completa può deporre complessivamente 300-400 uova, in gruppi di 5-20 unità deposte in una cella scavata con l’ovopositore nel mallo.
Come per altri ditteri, la femmina “marca” la noce dove ha deposto le uova con un feromone inibitore per le altre femmine per cui, su ogni frutto, si trova una sola cella.
La nascita delle larve avviene dopo 5-7 giorni e lo sviluppo larvale comprende tre età e dura da 3 a 5 settimane. Raggiunta la maturità, le larve della mosca abbandonano il frutto e si lasciano cadere al suolo dove si impupano per poi emergere come adulti nell’estate dell’anno successivo e, a volte, anche dopo due o tre anni.
I danni sui frutti
Sui frutti immaturi le punture della mosca sono riconoscibili perché causano delle piccole macchie scure da cui colano secreti nerastri. Le larve che si sviluppano sono di colore giallo biancastro e si nutrono del mallo, il quale diventa molle e vischioso e infine nerastro in quanto ricco di tannino e caratterizzato da un odore sgradevole. Con la loro attività trofica le larve di mosca portano la polpa e la buccia del mallo a marcire. Il mallo rinsecchito aderisce al guscio, causando ulteriori difficoltà nelle operazioni di pulizia. La consistenza della polpa diminuisce e infine si secca. Occasionalmente, nei frutti infestati si inseriscono anche altre specie di ditteri che fungono da decompositori secondari e vengono attirati dai malli in decomposizione.
In caso di infestazione molto elevata, gli attacchi della mosca del noce possono causare una cascola anticipata dei frutti, ma è altrettanto frequente che essi dissecchino rimanendo sulla pianta. Questi attacchi portano a consistenti perdite produttive e alla diminuzione della qualità del prodotto.
La difesa
Una misura preventiva molto efficacie consiste nella tempestiva rimozione dei frutti infestati, per impedire che le larve escano dalla noce e si possano impupare nel terreno.
A tale scopo, negli impianti specializzati, possono essere impiegati dei teli stesi al suolo sotto la chioma che impediscano ai frutti di arrivare al terreno e quindi impediscano alle larve di impuparsi e di svernare, abbassando la popolazione presente. Installando da metà giugno le trappole cromotropiche gialle al fine di verificare la presenza degli adulti, può essere realizzata una difesa insetticida con fosmet.
Un’alternativa molto interessante, ammessa in agricoltura biologica, prevede l’impiego di “Decis Trap Noce” una trappola che agisce con tecnologia “attract and kill”, costituita da una base, sulla quale è disposto un dispenser impregnato di attrattivi alimentari e da un coperchio trattato sulla superficie interna con deltametrina.
Gli adulti della mosca vengono attirati dall’esca alimentare all’interno del dispositivo, entrano in contatto con l’insetticida e muoiono, cadendo sul fondo della trappola.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita