Occhio di pavone dell’olivo, in autunno aumenta il rischio

Classici sintomi di occhio di pavone dell’olivo. I sintomi si presentano dopo aver trascorso un lungo periodo di latenza
Piogge e umidità accendono la luce rossa per gli attacchi di cicloconio. Come reagire

Con il periodo autunnale negli oliveti aumenta il rischio di infezioni da cicloconio, conosciuto meglio come occhio di pavone. La malattia, la più comune dell’olivo, è causata dal fungo Spilocaea oleaginea. I sintomi si manifestano principalmente sulle foglie, che presentano le caratteristiche macchie tondeggianti di colore grigio-brunastro contornate da un alone giallo, da cui deriva il nome occhio di pavone. Le foglie delle piante colpite mostrano filloptosi precoce.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Favorito da piogge e umidità

Il patogeno parassitizza quasi esclusivamente Olea europea, sviluppandosi sotto la cuticola superiore delle foglie. Le colonie del fungo proliferano abbondantemente con una temperatura compresa tra 10 e 24 °C (optimum termico tra 18 e 20 °C) e in presenza di periodi prolungati di bagnatura o comunque in atmosfera satura di acqua, mentre diminuiscono la loro vitalità al ridursi della umidità relativa fino ad annullarsi già con valori del 98%. Una volta germinato, il conidio penetra nei tessuti fogliari allorquando la durata della bagnatura supera almeno le 14 ore. A partire da questo momento la infezione attraversa una fase di latenza invisibile, nella quale la cuticola esterna della foglia viene degradata mentre il fungo invade la epidermide fino a raggiungere cuticola interna sviluppandosi parallelamente alla superficie fogliare; a partire da questo momento il fungo si sviluppa nei tessuti fogliari e terminata la fase di latenza perfora la cuticola evadendo all’esterno. Il periodo di incubazione del fungo varia in base al periodo di infezione: per le infezioni tardo-primaverili possono essere necessari 2-3 mesi prima della manifestazione dei sintomi, rendendosi pertanto visibili verso settembre o ottobre, mentre per le infezioni autunnali possono essere richiesti solo 15-20 giorni. Nella fase di latenza, le infezioni si possono rendere manifeste se si immerge la foglia in una soluzione di carbonato di sodio al 5% a temperatura ambiente per un periodo di 25-35 minuti. Proprio per le condizioni climatiche favorevoli al patogeno caratterizzate da piogge e da alta umidità relativa, la primavera e l’autunno sono proprio, nei nostri areali olivicoli, i momenti di maggior rischio infettivo. È importante sapere che i conidi che si sviluppano sulle foglie infette persistenti sulla pianta rappresentano una importante fonte di inoculo, mentre quelli presenti sulle foglie cadute a terra si devitalizzano rapidamente.

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Devitalizzare i conidi

Tuttavia in molti casi è necessario intervenire chimicamente per devitalizzare i conidi presenti sulle foglie e garantire la protezione delle nuove foglie. Pertanto, in presenza di oliveti con una bassa pressione di inoculo, è necessario intervenire alla fine dell’estate - inizio di autunno alla comparsa delle prime macchie fogliari, e all’inizio della ripresa vegetativa, con 3-4 nodi fogliari, per devitalizzare i conidi presenti sulle foglie infette, proteggendo, di fatto, la vegetazione che si sta sviluppando. I principi attivi che sono maggiormente efficaci sono i sali di rame, (da preferire all’inizio della primavera) e la dodina. Nel caso invece di oliveti con una alta pressione di inoculo, oltre ai due precedenti momenti, è da tenere in considerazione l’eventualità di trattare in pre-fioritura con Dodina che non presenta problemi di fitotossicità e permette alle foglie, anche se infette, di continuare a fotosintetizzare. L’ossicloruro di rame (al 50% di principio attivo) va distribuito utilizzando una dose di 300 g di formulato commerciale per ettolitro d’acqua.


Alcuni consigli agronomici

Densità d’impianto: la malattia si diffonde con maggior facilità negli impianti intensivi, in quanto la vegetazione maggiormente compatta trattiene maggiormente l’umidità. Per questo motivo è raccomandabile, in ambienti umidi, mantenere una densità d’impianto più ampia.

Scelta varietale: Meno sensibili risultano varietà come Leccino, Pendolino, Maiatica, Nociara, Ogliarola salentina. Varietà mediamente sensibili includono Coratina, Ogliarola barese e garganica, Rotondella, Cima di Melfi, Frantoio. Hanno alta sensibilità Carolea e il Moraiolo.

Potatura: potatura frequente che garantisca l’aerazione della chioma e eviti quanto più possibile la presenza prolungata di acqua libera sulle foglie.

Irrigazione: evitare i ristagni idrici in quanto il patogeno si avvantaggia di umidità e film d’acqua per la sua diffusione.

Concimazione: evitare l’eccesso di concimazioni azotate, per evitare un eccessivo vigore vegetativo eccessivo, con produzione abbondante di massa fogliare che favorirebbe l’ombreggiamento e l’accumulo di umidità all’interno della chioma.


Leggi anche: Occhio di pavone, malattia fungina sempre più diffusa negli areali olivicoli italiani

Occhio di pavone dell’olivo, in autunno aumenta il rischio - Ultima modifica: 2022-09-30T09:30:57+02:00 da K4

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