Piove infine.
Dopo un agosto molto caldo e siccitoso che ha tenuto a freno la popolazione della mosca delle olive (Bactrocera oleae), le prime piogge, preludio dell’autunno imminente, stanno favorendo l’insetto che in questo mese è più pericoloso e, pertanto, da monitorare, sia per la presenza degli adulti in oliveto sia per la percentuale di infestazione attiva che non deve superare la soglia economica di danno (orientativamente circa il 10%).
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Cercosporiosi in agguato
In questo periodo è utile monitorare anche altre avversità dell’olivo, in particolare i due funghi Spilocaea oleaginea e Mycocentrospora cladosporioides, rispettivamente agenti eziologici di due malattie fogliari: l’occhio di pavone (S. oleaginea) e la meno evidente ma altrettanto diffusa cercosporiosi (M. cladosporioides) meglio nota come “piombatura” dell’olivo. Entrambe le malattie, in condizioni favorevoli e senza interventi di controllo, possono portare a forti infezioni che defogliano le piante, stressandole ed esponendole ad altre problematiche fitosanitarie, come gli attacchi massicci di scolitidi.
Il trattamento rameico avrà effetto anche contro eventuali infezioni di cercospora, responsabile della “piombatura” dell’olivo i cui sintomi sono meno evidenti dell’occhio di pavone.
Il fungo penetra attraverso gli stomi o microlesioni e si diffonde nel mesofillo nell’intero spessore della foglia. In fase avanzata di infezione compaiono i sintomi che consistono, sulla pagina superiore, in aree clorotico-giallastre che possono interessare settori marginali o apicali della foglia più o meno estesi che poi necrotizzano. Sulla pagina inferiore si osservano i sintomi che danno il nome alla malattia (piombatura): la superfice assume tonalità di colore grigio plumbeo, a causa delle ife conidiofore che escono dagli stomi e che possono essere osservate con una buona lente di ingrandimento.
La cercospora si conserva differenziando piccoli sclerozi o come micelio attivo sulle foglie cadute o pendenti; come l’occhio di pavone, si avvantaggia di condizioni di elevata umidità relativa. Nei casi più gravi l’infezione di cercospora può interessare i rametti, i piccioli fogliari e anche le drupe.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Ritorna l’occhio di pavone
Negli oliveti che a primavera presentavano sintomi di occhio di pavone, in questo periodo è possibile valutare se intervenire contro quest’avversità con prodotti a base di rame, prima di essere troppo vicini alla raccolta. L’eventuale necessità di controllare la mosca delle olive nello stesso periodo potrebbe consentire di effettuare un unico trattamento abbinando all’insetticida il prodotto fungicida. In questa fase le infezioni fogliari di Spilocaea non sono facilmente visibili a occhio nudo, perché il fungo non ha ancora differenziato le strutture di moltiplicazione responsabili della comparsa delle tipiche macchie concentriche a “occhio di pavone” che nella stagione autunnale diffonderanno i suoi conidi.
Sulle foglie apparentemente integre, comunque, le infezioni latenti di Spilocaea possono essere precocemente rilevate mediante immersione in una soluzione acquosa di soda caustica al 5%, alla temperatura di 50-60 °C per 2-3 minuti. La soda penetra più facilmente nella foglia dove la cuticola è stata danneggiata dalla Spilocaea e aggredisce i tessuti fogliari inscurendoli. In tal modo è facile evidenziare le tipiche zonature concentriche a “occhio di pavone” che risultano più scure rispetto alle parti sane della foglia.
A seconda del grado di infezioni fogliari si dovrà decidere se intervenire subito o dopo la raccolta eseguendo un trattamento a base di rame.