Pero, contenere la psilla con i lanci di antocoridi

Cacopsylla pyri
Gli eccessivi trattamenti chimici contro la cimice asiatica stanno causando il ritorno sgradito di massicce infestazioni di psilla. Come ripristinare l'equilibrio agroecologico dei pereti per salvare la produzione

L’arrivo in Italia della cimice asiatica, Halyomorpha halys, ha stravolto le normali strategie di difesa di diverse colture frutticole modificandole sia nella quantità degli interventi effettuati sia nella qualità dei prodotti impiegati.

In sostanza non siamo riusciti a fare tesoro dell’esperienza americana e abbiamo finito per fare gli stessi errori puntando molto sulla chimica quando gli stessi statunitensi ci dicevano che aveva dei limiti e che le risposte andavano cercate nell’integrazioni di mezzi sia fisici (reti multifunzionali) sia biologici (lanci di insetti utili). Su pero le attuali strategie di contenimento della cimice asiatica stanno portando a un aumento esponenziale delle infestazioni causate dalla psilla (Cacopsylla pyri) e non è infrequente imbattersi in pereti che, a fine stagione, sono diventati completamente neri.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Preservare gli ausiliari

In questa situazione e in attesa che la lotta biologica dia i suoi frutti contenendo le popolazioni di cimice asiatica, è diventato ancora più importante preservare l’attività degli ausiliari e soprattutto di Anthocoris nemoralis che è il più efficace agente di controllo naturale della psilla.

La capacità “regolarizzatrice” degli antocoridi è ben conosciuta e le moderne strategie di difesa integrata hanno sempre cercato di preservarne l’attività con una oculata scelta delle sostanze attive impiegate nelle strategie di difesa del pero, sia nella lotta diretta alla psilla sia nella lotta alla carpocapsa.

Oggi è ancora più importante aiutarne l’attività in ogni modo, anche con la presenza di siepi limitrofe ai frutteti che offrono spazi sicuri di svernamento e prede alternative in momenti di scarsa disponibilità di psilla sul pero. A. nemoralis di norma compie 2-3 generazioni per anno e sverna come adulto riparato all’interno dei pereti o nell’ambiente esterno avvantaggiandosi della presenza di siepi, lettiere e di altri ricoveri. Per arrivare allo stadio di adulto attraversa 5 stadi giovanili (2 da neanide e 3 da ninfa). Le generazioni successive compaiono nel frutteto da giugno a settembre.

A. nemoralis oltre ad essere un predatore della psilla si nutre attivamente anche di altri fitofagi: è stato calcolato che un adulto nella sua vita può cibarsi fino a 300 forme giovanili di psilla mentre, una forma giovanile, può consumare fino a 600 acari, da 100 a 200 afidi, o 60-100 neanidi di psilla.

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Ricorrere a quelli allevati

Nelle aziende che sono riuscite a stabilire un solido equilibrio biocenotico nel pereto attraverso tecniche rispettose dell’agroecosistema, gli antocoridi colonizzano stabilmente il frutteto e riescono in breve tempo a ridurre ai minimi termini la popolazione della preda. Nei casi sempre più frequenti in cui la presenza degli antocoridi selvatici risulta troppo rarefatta, anche a causa dell’aumento della pressione chimica, diventa molto più complicato ricreare l’equilibrio biologico nel pereto In questi casi è molto utile il “lancio” di antocoridi allevati che permettono di anticipare l’insediamento di una buona popolazione del predatore nel pereto, prima di quando non avvenga naturalmente e limitare così al massimo lo sviluppo della psilla. In genere si consiglia di introdurre precocemente il predatore, in corrispondenza della fioritura, contando sulla sua capacità di insediarsi e riprodursi anche su prede alternative, in un periodo colturale in cui la pressione dei trattamenti insetticidi sul pereto è relativamente bassa. In alternativa si può realizzare il lancio nel periodo autunnale in cui gli antocoridi trovano abbondanza di cibo e possono stabilirsi nel frutteto impedendo aumenti improvvisi della popolazione di psilla.


Un problema ricorrente

Anche negli anni ‘70-’80 il controllo delle infestazioni di psilla era estremamente problematico in quanto l’impiego massiccio e indiscriminato degli insetticidi che caratterizzava la difesa fitosanitaria di quegli anni, ostacolava l’attività dei predatori naturali e si era creata una situazione caratterizzata dalla presenza di popolazioni di psilla resistenti a certi prodotti chimici. Il successivo cambiamento di strategia con l’abbandono dei trattamenti di fine inverno con sostanze attive non selettive contro gli adulti di psilla e l’utilizzo durante la stagione vegetativa di prodotti mirati, e non più a largo spettro di azione, ha favorito nel tempo il ripristino di un buon equilibrio ecologico ed il mantenimento di popolazioni di antocoridi in grado di assicurare un buon il controllo biologico delle popolazioni di psilla.

Pero, contenere la psilla con i lanci di antocoridi - Ultima modifica: 2023-02-07T09:11:14+01:00 da K4

1 commento

  1. Il contenimento naturale della psilla è a carico esclusivo delle sole popolazioni naturali di antocoridi che per questo vanno favorite mettendole nelle condizioni di essere decisive. Un trattamento precoce (selettivo per timing) sulla psilla potrebbe essere molto utile per favorire il rapporto predatore/preda e il successivo controllo naturale.

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