Lo spinacio è interessato da un numero di malattie fungine piuttosto ridotto, seppure alcune come la peronospora e quelle determinate dai patogeni ad habitat terricolo possono raggiungere alti livelli di gravità, fino a distruggere l’intero raccolto.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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La lotta alla peronospora
La peronospora dello spinacio è una malattia assai comune e distruttiva il cui sviluppo è strettamente legato al grado di suscettibilità varietale e all’andamento meteorologico durante i mesi autunnali. In particolare è favorita da ripetute precipitazioni accompagnate da nebbie persistenti e da temperature relativamente miti (tra 8 e 15 °C).
L’agente causale della peronospora può colpire le piante in ogni stadio di sviluppo. Sulle piantine giovani infetta i cotiledoni e provoca la loro morte, mentre su quelle più sviluppate interessa le foglie sulle quali la sintomatologia consiste essenzialmente nella presenza di estese aree clorotiche a contorno irregolare, variamente distribuite e tendenti a confluire fino a interessare l’intera lamina fogliare.
Sulla pagina superiore le lesioni tendono ad assumere una tinta ocracea, mentre sulla pagina inferiore si forma un compatto feltro grigio-porpora, costituito dalle fruttificazioni del patogeno. Le foglie gravemente colpite diventano bollose, si accartocciano, seccano e cadono. Il patogeno può conservarsi fino a due anni nel terreno per mezzo delle oospore contenute sui residui colturali delle piante infette, come pure sui semi allo stadio di micelio o di oospore quando la malattia colpisce le infruttescenze delle colture portaseme.
La lotta contro questa avversità si basa su interventi profilattici di natura agronomica e su trattamenti protettivi da applicare sulla vegetazione.
Dal punto di vista agronomico è necessario adottare rotazioni colturali di almeno tre anni, allontanare e distruggere i residui colturali delle piante colpite, impiegare semente sana o opportunamente conciata, coltivare varietà di spinacio tolleranti o resistenti alle diverse razze fisiologiche del patogeno. La lotta chimica è in grado di offrite risultati molto validi solo se intrapresa tempestivamente, quando compaiono i primi sintomi di infezione.
Pertanto i trattamenti mediante l’uso di prodotti di copertura o endoterapici debbono essere effettuati tempestivamente e ripetuti ogni 7-10 giorni, fino a quando le condizioni climatiche si mantengono favorevoli allo sviluppo del patogeno.
Contro le larve di nottua
Le larve di alcune specie di nottue estremamente polifaghe sono in grado di arrecare ingenti danni alle coltivazione dello spinacio. Compiono infatti erosioni fogliari, riuscendo molto spesso a scheletrizzare le piante.
Sulle colture da industria sono temibili anche le infestazioni di limitata entità in quanto le larve possono superare la catena di lavorazione ed essere presenti nel prodotto destinato alla surgelazione.
Per questo è necessario combatterle quando si trovano ai primi stadi di sviluppo intervenendo con tempestività mediante l’uso di un preparato insetticida avente l’omologazione di impiego sullo spinacio.
Interventi fitoiatrici contro le avversità dello spinacio | ||
Avversità | Principio attivo (%) | Dose (g o cc/hl) |
Peronospora(Peronospora farinosa) | Solfato tribasico Cu 15,2 | 300-400 |
Fluopicolide 5,56+Propamocarb 55,56 | 1,6 l/ha | |
Cimoxanil 4+Fosetil Al 60 | 250 | |
Fosetil Al 25+Ossicloruro Cu 25 | 300-500 | |
Pyraclostrobin 3,8+Dimetomorf 6,9 | 200-250 | |
Ossicloruro Cu 10+Idrossido Cu 10 | 350-400 | |
Nottue fogliari(Mamestra brassicae,Mamestra oleracea,Spodoptera exigua) | Bacillus thuringiensis kurstaki 6,4 | 450-500 g/ha |
Bacillus thuringiensis aizawai 10 | 450-750 g/ha | |
Lambda-cialotrina 9,48 | 20-25 | |
Spinosad 11,6/44,2 | 80-100/20-25 | |
Etofenprox 30 | 50 | |
Indoxacarb 30 | 125 g/ha | |
Chlorantraniliprole 35 | 80-120 g/ha | |
Metossifenozide 22,5 | 50-60 |
Attenzione anche a Pythium e Rhizoctonia solani
Lo spinacio può essere danneggiato da numerosi funghi ad habitat terricolo responsabili di gravi marciumi sia in pre che in post-emergenza: in particolare gli assai polifagi Pythium sp. e la Rhizoctonia solani.
I primi colpiscono le piante in ogni stadio di sviluppo, in presenza di una elevata umidità del suolo e con temperature piuttosto basse, inferiori ai 20 °C, determinando marciumi più o meno evidenti delle radici e fenomeni di deperimento della parte aerea.
Il secondo agente di malattia è normalmente più dannoso con temperatura superiore ai 20 °C e provoca il marciume del colletto nelle giovani piante e il declino della vegetazione fogliare.
La lotta contro tali avversità si basa fondamentalmente sulla concia dei semi e, nel caso di colture praticate in ambiente protetto, su un eventuale trattamento disinfettante del terreno.