Mentre il pomodoro in pieno campo è in piena vegetazione, la coltivazione in serra del pomodoro da mensa è ancora in produzione e la gestione fitosanitaria deve bilanciare la necessità di contenere le avversità con quella di avere frutti idonei alla commercializzazione, integri e con il minor residuo chimico possibile.
Le più comuni malattie crittogamiche che possono interessare la parte aerea del pomodoro sin dalle prime fasi di crescita delle piantine (fitoftora, botrite, cladosporiosi) sono favorite dalla presenza sulla vegetazione di un velo liquido o da forte umidità relativa all’interno della serra, con l’eccezione dell’oidio che, invece, necessita di temperature elevate e moderata umidità relativa. Queste condizioni predisponenti devono essere evitate non utilizzando l’irrigazione per aspersione e garantendo un adeguato arieggiamento delle strutture.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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La botrite
Oltre all’onnipresente peronospora, anche la polifaga muffa grigia (Botrytis cinerea) è temibile nelle coltivazioni in serra, dove il suo micelio e soprattutto le sue strutture di resistenza (sclerozi) facilmente trovano il modo di conservarsi. Il fungo è in grado di svilupparsi a carico di tutti gli organi dell’apparato vegetativo della pianta in condizioni di elevata umidità e con temperature comprese tra i 20 e i 25 °C. Per combattere la botrite, alla prima comparsa dei sintomi (la tipica muffetta grigia) è consigliabile portare fuori dalla serra le parti colpite ed eseguire trattamenti fungicidi specifici quando permangono condizioni favorevoli alle infezioni. Si potrà ricorrere a somministrazioni degli antagonisti biologici Bacillus amyloliquefaciens, B. subtilis, Pythium oligandrum (da utilizzare preventivamente) o irrorazioni di prodotti ammessi dai disciplinari di produzione integrata a base di cyprodinil + fludioxonil, fenexamide, fenpyrazamine, imazalil, penthiopyrad o pirimetanil.
La cladosporiosi
La cladosporiosi è una malattia del pomodoro più frequente in coltura protetta rispetto al pieno campo perché il suo agente causale, il fungo Cladosporium fulvum, per potersi sviluppare ha bisogno di aria stagnante, persistente bagnatura fogliare (ma a volte è sufficiente l’umidità relativa dell’aria prossima alla saturazione) e temperature tra i 10 e i 28 °C. L’infezione interessa prevalentemente le foglie sulla cui lamina compaiono macchie dapprima decolorate che virano al giallastro per poi seccare e, in fase di evasione del fungo, ricoprirsi di una tipica muffetta di colore verde oliva. Contro la cladosporiosi risultano efficaci i fungicidi rameici attivi contro la peronospora, le strobilurine (azoxystrobin, pyraclostrobin in miscela con metiram o boscalid), i triazoli (difenoconazolo, ciproconazolo).
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L’oidio
Sebbene il pomodoro possa essere attaccato da varie specie di oidi (Erysiphe spp.), quella che con maggiore frequenza interessa la coltura e richiede interventi di controllo specifici è Leveillula taurica. Questa specie, contrariamente alla maggior parte degli oidi, ha la caratteristica di sviluppare il micelio non sulla superfice delle foglie ma nel parenchima fogliare. A infezione avanzata, i rami conidiofori emergono dagli stomi dando origine ad un’efflorescenza farinosa sulla pagina inferiore. Condizioni ottimali per lo sviluppo della malattia sono temperature di 20-25 °C e umidità relativa del 70-75%. Per il controllo biologico dell’oidio sono disponibili il fungo antagonista Ampelomyces quisqualis, i batteri Bacillus amyloliquefaciens e B. pumilus, le varie formulazioni di zolfo, il bicarbonato di potassio e il complesso di oligosaccaridi COS-OGA. Per il controllo chimico sono disponibili sostanze attive con diversi meccanismi di azione da alternare con finalità antiresistenza (strobilurine, triazoli, benzofenoni, pirimidine ecc.).