La septoriosi rappresenta la principale malattia fungina del sedano essendo in grado di colpire l’apparato vegetativo delle piante in ogni stadio del loro sviluppo. I sintomi si manifestano sulle foglie e sui piccioli e consistono in macchie di diversa grandezza e forma, di colore inizialmente giallo che diventa progressivamente bruno con il procedere dell’infezione. Sui tessuti colpiti compaiono successivamente piccole punteggiature nere, rappresentate dalle fruttificazioni picnidiche del patogeno. In caso di forte attacco l’apparato vegetativo appare totalmente disseccato con negative conseguenze sulla qualità e quantità della produzione. Il patogeno si conserva sui residui della vegetazione e sui semi dai quali la malattia si può trasmettere direttamente alle piantine. Le infezioni sono favorite da temperatura di 15-20 °C e dalla pioggia che mantiene bagnata la vegetazione per almeno 15 ore.
Fra i numerosi parassiti animali che danneggiano l’apparato vegetativo del sedano è opportuno menzionare le mosche minatrici, la nottua del cavolo e la piralide defogliatrice.
Le femmine delle mosche minatrici compiono con l’ovopositore ripetute punture sulla lamina fogliare per poi lambire, insieme ai maschi, i succhi emessi dai tessuti lesionati. Tali punture sono spesso numerose per cui il tessuto fogliare appare disseminato di piccole punteggiature. Le larve di queste specie fitofaghe scavano tortuose gallerie nel tessuto parenchimatico, preferibilmente lungo le nervature, compromettendo in tal modo la funzionalità dei fasci vascolari. In presenza di forti infestazioni le mine possono interessare l’intero lembo fogliare, nel qual caso sull’apparato vegetativo compaiono ampi disseccamenti.
Per ridurre o ritardare i rischi degli attacchi prodotti da tali parassiti è opportuno avviare le coltivazioni con piante non infestate, opportunamente sottoposte in vivaio ad adeguati interventi fitoiatrici. Peraltro, laddove fosse necessario, la lotta dovrà proseguire in pieno campo mediante l’utilizzo di specifici preparati con attività larvicida intervenendo quando compaiono le prime punture di ovodeposizione e ripetendo l’applicazione fitoiatrica dopo 7-10 giorni.
La nottua del cavolo è una specie fitofaga assai polifaga potendo risultare dannosa anche alle coltivazioni del sedano. Sulle piante dell’ombrellifera le larve compiono erosioni fogliari, riuscendo spesso a scheletrizzare l’intero apparato vegetativo.
Piralide defogliatrice
Altrettanto temibili e molto gravi sono i danni prodotti dalle larve della piralide defogliatrice essendo responsabili di profonde erosioni nella parte più interna delle coste fogliari; su tali alterazioni possono insediarsi in seguito infezioni di natura batterica.
Per combattere le larve di dette specie fitofaghe è necessario intervenire tempestivamente all’inizio della chiusura delle uova ed in particolare, nei confronti di quelle della piralide, prima che scendano alla base delle coste fogliari del cuore delle piante.
Sedano | ||
Avversità | Principio attivo (%) | Dose g o cc/hl |
Septoriosi (Septoria apiicola) |
Ossicloruro Cu 32 | 300-400 |
Ossicloruro Cu 14+Idrossido Cu 14 | 350-400 | |
Idrossido Cu 35 | 150 | |
Idrossisolfato Cu 20 | 500 | |
Solfato tribasico Cu 15,2 | 300-400 | |
Azoxystrobin 23,2 | 80-100 | |
Difenoconazolo 23,23 | 40-50 | |
Azoxystrobin 18+ Difenoconazolo 11,3 | 100 | |
Mosche minatrici (Liriomyza huidobrensis, Liriomyza trifolii) |
Ciromazina 75 | 25-30 |
Abamectina 1,84 | 60 | |
Nottua del cavolo (Mamestra brassicae) |
Lambda-cialotrina 2,5 | 60-80 |
Spinosad 11,6/44,2 | 80-100/20-25 | |
Piralide defogliatrice (Udea ferrugalis) |
B. thuringiensis kurstaki 6,4 ceppo HD-1 |
75-85 |
B. thuringiensis aizawai 10 sierotipo H7 |
40-50 | |
In rosso sono indicati i prodotti di recente commercializzazione |
Mosche minatrici e nottua
La lotta contro la septoriosi si basa innanzitutto su interventi di profilassi: avvicendamenti colturali e impiego di seme sano o opportunamente conciato. Con riferimento all’avvicendamento colturale risulta opportuno adottare rotazioni di almeno tre anni; inoltre, sotto il profilo agronomico, è utile moderare la fittezza della piantagione per favorire una buona aerazione all’interno della vegetazione ed è ugualmente opportuno non eseguire irrigazioni serali per evitare che l’apparato vegetativo rimanga bagnato per tutta la notte. Quando nel corso del ciclo colturale si verificano le condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo delle infezioni e compaiono i primi sintomi della malattia sulle foglie, occorre effettuare adeguate applicazioni fitoiatriche mediante l’utilizzo di fungicidi di collaudata efficacia, cadenzando i trattamenti ogni 7-10 giorni.