Con il raggiungimento della fase fenologica di “indurimento nocciolo”, insegnano i manuali di difesa dell’olivo, il trattamento contro la tignola (Prays oleae) non è più efficace perché i prodotti larvicidi, anche se dotati di forte attività citotropica, non riescono più a raggiungere la larva che è si nutre del seme protetta dai tegumenti lignificati del nocciolo.
Agire tempestivamente
L’eventuale intervento insetticida contro la tignola, quindi, va posizionato prima di questa fase fenologica. Per valutare l’opportunità del trattamento e per il suo corretto posizionamento, servono le trappole a feromoni installate nel mese scorso che consentono di individuare l’inizio del volo dell’insetto e stabilire il picco di presenza degli adulti che daranno vita alla generazione carpofaga, responsabile della cascola delle drupe infestate.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Valutare bene l’intervento
Non sempre il trattamento è economicamente conveniente.
Infatti, considerando l’abbondantissima cascola fisiologica dell’olivo, intervenire contro la tignola può essere antieconomico, soprattutto in oliveti in annata “di carica”. È raccomandabile, pertanto, un campionamento delle olivine per valutare l’entità dell’infestazione. Soglie prudenziali sono del 10-15% di infestazione per le cultivar da olio e del 2-3% per le cultivar da mensa.
Il trattamento andrà effettuato alla fine del picco di volo, prima dell’indurimento del nocciolo, ricorrendo al Bacillus thuringiensis (unico prodotto biologico registrato e attivo sulle larve solo prima che queste penetrino nella drupa), al fosmet, allo spinetoram o all’acetamiprid preferendo i più citotropici registrati sulla coltura, in grado di raggiungere le larve già penetrate nella polpa.
Gli attacchi di lebbra
Negli areali più umidi, anche in considerazione delle condizioni climatiche primaverili particolarmente favorevoli agli attacchi di lebbra (Gleosporium olivarum, G. clavatum), negli oliveti colpiti lo scorso anno, sarebbe opportuno limitare la colonizzazione della nuova vegetazione da parte del fungo responsabile della malattia, con trattamenti mirati.
Se non si è già intervenuti in primavera con tebuconazolo+trifloxystrobin (una miscela dei due principi attivi è specificamente registrata su olivo e attiva anche contro Spilocaea oleaginea, il fungo responsabile dell’occhio di pavone, ma il suo uso è consentito solo fino alla fase di fioritura), si potrà utilizzare un preparato a base di piraclostrobina è specificamente utilizzabile per le olive da olio, dall’allegagione fino a luglio.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
La gestione del punteruolo
Dove negli scorsi anni si sono registrati danni gravi da punteruolo (Coenorrhinus cribripennis), si dovrà verificare l’eventuale presenza degli adulti sulle piante o dei sintomi indotti dalla loro attività di alimentazione: i germogli e le giovani foglie attaccati si presentano deformati mentre le olivine “ferite” dal rostro degli insetti mostrano aree necrotiche e tendono a cascolare.
Il trattamento prima dell’indurimento del nocciolo contro la tignola è generalmente sufficiente a limitare efficacemente anche il punteruolo.