Il batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca ST53 si diffonde sempre più nel centro-sud della Puglia! Il terzo aggiornamento del monitoraggio compiuto dagli agenti dell’Arif nella zona di contenimento e nella zona cuscinetto rivela che sono ben 148 gli olivi riscontrati positivi ai saggi di conferma relativi all’accertamento della presenza del batterio eseguiti dalla Selge, la Rete regionale di laboratori per la selezione, caratterizzazione e conservazione di germoplasma e per la prevenzione della diffusione di organismi nocivi di rilevanza economica e da quarantena, e pubblicati su www.emergenzaxylella.it (Selge 5,3,15,26,29,34) e www.infoxylella.it. Nello specifico ci sono 2 olivi infetti a San Michele Salentino, 18 a Latiano, 29 a Carovigno, 99 a San Vito dei Normanni. Le 148 piante infette vanno ad aggiungersi alle 75 del primo aggiornamento e alle 115 del secondo aggiornamento, facendo salire a 338 il numero totale di olivi infetti del monitoraggio 2018/19.
Coldiretti Puglia: spostamento veloce anche sul versante adriatico
Il batterio Xylella si sposta inesorabilmente dal sud al nord della Puglia, ma, denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, nella zona infetta si sta diffondendo velocemente interessando tutta l’area adriatica.
«A Melendugno i dati raccontano una realtà disastrosa. Rispetto all’anno scorso, quando solo 3 alberi su 404 sono risultati positivi al test, appena lo 0,7%, attualmente l’incidenza di Xylella è schizzata al 40,4%, cioè risultano infetti 203 olivi su 502; contestualmente nelle ultime settimane si sta osservando lo sviluppo di gravi sintomatologie di disseccamento, a ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, della correlazione tra batterio e disseccamento. È vergognoso che l’area infetta sia data per spacciata a tal punto da non programmare nel Salento campionamenti e monitoraggi per capire quanti olivi sono infetti e quanti possono essere ancora salvati dalla malattia».
Intanto, osserva Coldiretti Puglia, dalla comparsa di Xylella in Puglia nell’ottobre del 2013, quando fu accertata per la prima volta la presenza della malattia a seguito della segnalazione di anomali disseccamenti in un oliveto, il batterio si è diffuso in poco più di cinque anni dagli iniziali 8.000 ettari a 770.000 ettari, per danni, stimati per difetto, pari a circa 1,2 miliardi di euro.
«È la dimostrazione che, dopo un periodo di incubazione, la malattia a un certo punto esplode con un’evidenza tangibile, oltre che attestata dalle analisi – afferma il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele –. Anche per gli espianti siamo al paradosso per cui gli agricoltori che vogliono estirpare un olivo secco devono provvedere a proprie spese a fare le analisi che certifichino la presenza della malattia. Il senso di solitudine e abbandono che vive il Salento sarà manifestato con forza il 9 marzo a Lecce quando tutto il popolo salentino farà sentire la sua voce contro i ritardi, i rimpalli di responsabilità e le ambiguità della politica regionale che hanno nuociuto al nostro territorio più della Xylella stessa».
Italia Olivicola: studio dimostra impatto devastante, serve piano straordinario
4 milioni di olivi morti e improduttivi, 50mila ettari ormai desertificati, 29.000 tonnellate di olio d’oliva perse ogni anno, confrontando i dati delle ultime tre campagne, pari in media quasi al 10% della produzione olivicola italiana, per un totale di 390 milioni di euro complessivi di valore della mancata produzione: sono questi alcuni dei dati che emergono da uno studio realizzato da italia Olivicola sull'impatto della Xylella nel Salento, confrontando i dati di Istat, Ismea, Sian e aziende agricole sul territorio.
«Siamo davanti a una catastrofe senza precedenti che deve essere affrontata in sinergia tra Unione europea, Governo e Regione senza perdere più tempo – sostiene il presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo –. Ogni minuto perso regala al batterio la possibilità di avanzare e distruggere completamente la nostra olivicoltura. Di questo passo entro un paio di anni il numero di olivi morti è destinato almeno a raddoppiare e altri seguiranno in un’area, quella colpita dal batterio, che comprende circa 22 milioni di olivi. Occorre snellire le procedure ed eliminare qualsiasi vincolo paesaggistico ed architettonico per gli agricoltori che vogliono espiantare scheletri di olivo e reimpiantare per poter riprendere la produzione. La burocrazia deve essere alleata degli agricoltori e non del batterio, lo Stato deve sostenere tali operazioni i cui costi non possono ricadere sulle vittime di questo disastro».
Sulla base dello scenario disastroso che emerge, Italia Olivicola chiede «un intervento straordinario di 500 milioni di euro per realizzare nuovi impianti olivicoli nei 50.000 ettari completamente desertificati. Il costo comprende 400 milioni per la realizzazione dei nuovi impianti (preparazione del terreno, acquisto piantine, messa a dimora, cure agronomiche, formazione, ecc.), cui si aggiungono 100 milioni di euro da erogare a favore degli olivicoltori e dei frantoiani come contributo di mancato reddito per le prime quattro annualità successive alla piantumazione. Per tale conteggio abbiamo considerato un contributo annuo per ettaro di 500 euro. Se non verrà attuato un piano di interventi serio ed efficace, purtroppo, a partire soprattutto dall’area definita infetta, entro pochi anni la produzione di olio di oliva, in Salento prima e nel resto della Puglia poi, è destinata ad azzerarsi e a scomparire completamente, con conseguenze nefaste per migliaia di famiglie».
Rinvio rate mutui Ismea, primo importante risultato secondo gilet arancioni e Coldiretti Puglia
In tale disastro, oltre al chiarimento della situazione per i vivaisti, altra buona notizia è l’impegno di Ismea per l’attuazione della moratoria delle rate dei mutui in scadenza per gli olivicoltori pugliesi colpiti da Xylella e gelate.
«Il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello, ha scritto una lettera ai vertici dei gilet arancioni e delle organizzazioni che ne fanno parte per comunicare l’ok di massima dell’Istituto al rinvio delle rate dei mutui delle aziende agricole danneggiate da Xylella e gelate – informa il coordinatore e portavoce dei gilet arancioni Onofrio Spagnoletti Zeuli –. Si tratta di un primo importante risultato ottenuto dopo una serie di incontri che in questi giorni abbiamo avuto con i vertici di Ismea; adesso aspettiamo gli interventi di Agea e, soprattutto, i decreti che il ministro Centinaio ci ha promesso».
Anche Coldiretti Puglia plaude all’impegno dell’Ismea per venire incontro alle aziende olivicole pugliesi in grave crisi di liquidità. «A spingere verso il basso il Pil nelle campagne in Puglia è stato il drammatico calo della produzione di olio, che vede il crollo fino al 65-70% della produzione olivicola e olearia, con punte fino al 90% in alcune zone, rispetto all’annata precedente. Il valore aggiunto del settore oleario è al minimo degli ultimi 25 anni. Le gelate di febbraio e la Xylella hanno fatto crollare la produzione di olive e olio, con una perdita secca della Plv di 317 milioni di euro nel 2018», denuncia Muraglia. Perciò Coldiretti ha chiesto «un sostegno dell’Ismea a supporto delle imprese che hanno subito danni già accertati. In particolare la revisione delle procedure del rinvio rate adottate dall’Ismea, al fine di renderle più flessibili e assicurare il blocco».
Già comparse le nuove generazioni degli insetti vettori
E che non ci sia tempo da perdere neanche nella lotta ai vettori del batterio lo prova la comparsa dei primi “sputi”, con gli stadi giovanili di Philaenus, sulla vegetazione spontanea al suolo. Infatti, a seguito di rilievi effettuati nell’ambito delle attività di “Studio della biologia di Aphrophoridae in Puglia” del Progetto H2020 POnTE, è stato comunicato al Servizio fitosanitario della Regione Puglia il ritrovamento, a Casarano (Le), di neanidi di I e II età di Philaenus spumarius (la sputacchina media), e, negli agri di Castellaneta (Ta), Corato e Santeramo (Ba), di neanidi di I, II e III età di Philaenus italosignus, altro vettore di Xylella. I vettori hanno cinque stadi giovanili che precedono la comparsa degli adulti, i quali sono in grado di volare e trasmettere il batterio su olivo e altre piante ospiti.
Anche quest’anno le vigenti misure fitosanitarie di contrasto della diffusione del batterio prevedono in primo luogo l’obbligo di lavorazioni meccaniche o altri metodi autorizzati in tutti i terreni pubblico/privati, agricoli/extra-agricoli ricadenti nelle aree pugliesi demarcate (zona infetta, di contenimento e cuscinetto) a decorrere dal 1° marzo fino al 30 aprile.
Il Coordinamento vivaisti pugliesi chiede di passare ai fatti con celerità
Dopo che il Comitato fitosanitario nazionale ha approvato la proposta presentata dalla Regione Puglia sulle attività dei vivaisti operanti nelle zone delimitate, il Coordinamento vivaisti pugliesi con un comunicato stampa chiede «al presidente Emiliano e all’assessore di Gioia di attivare l’Osservatorio fitosanitario al fine di produrre e inviare tempestivamente le integrazioni e modifiche richieste, in modo da arrivare in tempi rapidi a un decreto nazionale, così da poter rilasciare le autorizzazioni in deroga in tempi brevissimi. Si chiede inoltre di effettuare i sopralluoghi per le ispezioni in tempi rapidi iniziando dalle aziende che hanno da mesi fatto richiesta di deroga, pena far incorrere gli stessi istanti vivaisti nel pagamento di penali per le mancate forniture di piantine come da programmi sottoscritti con i produttori, come per il comparto del pomodoro da industria e gli altri comparti produttivi, orticoli, frutticoli e ornamentali».
Per quanto riguarda la movimentazione delle piante specificate nella zona infetta, il Coordinamento chiede «una formale circolare del Servizio fitosanitario nazionale, dopo 11 mesi di rimpalli di responsabilità. Chiede inoltre di fare chiarezza a garanzia delle produzioni di piante specificate in zona infetta, facendo valere il Cartellino fitosanitario per i sistemi di tracciabilità di qualità sui mercati, a tutela dei raccolti delle produzioni tipiche e biodiverse. I tempi delle parole sono scaduti, aspettiamo i fatti, fateci lavorare!».