Cia-Agricoltori Italiani chiede il blocco delle riscossioni della seconda tranche di dicembre delle multe sulle quote latte. Una richiesta che si basa sulla sentenza della Corte Ue dello scorso settembre che ha bacchettato l'Italia sui criteri ci calcolo delle sanzioni, aprendo la strada per l'accoglimento dei numerosi ricorsi pendenti presso il Consiglio di Stato (leggi qui).
L'etichetta d’origine da sola non basta
L'associazione dei produttori ritiene anche che il sistema dell'etichettatura d'origine da solo non basti a garantire e tutelare il made in Italy. La recente inchiesta di Report "Latte
versato", secondo Cia, arriva infatti come l'ultima goccia a far traboccare il vaso per riportare di nuovo sul tavolo del dibattito istituzionale, il problema della produzione italiana e della regolarizzazione di tante cartelle esattoriali errate, ma ancora sulle spalle di molti allevatori.
Da trent'anni in ostaggio delle quote latte
La faccenda che da anni tormenta quasi 30 mila aziende, spinge ora Cia a tornare sul
problema per chiedere al governo, azioni chiare e risolutive con il ricalcolo effettivo.
Secondo Cia, «è tempo che il ministero prenda atto di quanto disposto dalla sentenza sul sistema di quantificazione del prelievo da imputare agli allevatori e che riconosca la non
conformità dei calcoli dei prelievi agli allevatori, avvenuti dal 1995-96 al 2003-2004».
Lo Stato deve, dunque, rifare i conti e redistribuire lo sconto in proporzione alle quote allora detenute, con riferimento agli allevatori che hanno pagato mensilmente il prelievo a per quelli che non l'hanno mai fatto. Il Mipaaf, chiede Cia, «intraprenda azioni utili per tutelare gli allevatori che continuano a trascinarsi dietro le conseguenze di un regime ormai superato».