Accertata la positività alla Psa per la carcassa di un suino in un allevamento dedito alla riproduzione a Vigolzone, in provincia di Piacenza. Una doccia fredda per il settore dell'area che poco più di un mese fa aveva ottenuto l'allentamento delle restrizioni alla movimentazione dei capi a zona di tipo II non avendo registrato infezioni da luglio 2024.
L’analisi virologica sulle carcasse, dopo il conferimento del veterinario aziendale alla sezione di Parma dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, è stata condotta dalla sede centrale di Brescia dello stesso Istituto e l’esito positivo è stato confermato dal Centro di referenza nazionale dell’Istituto Zooprofilattico di Umbria e Marche. In base al Regolamento europeo (2020/687) è previsto che negli allevamenti con casi confermati di peste suina africana siano abbattuti tutti i suini presenti e, in base a una valutazione del rischio, che la misura possa essere estesa anche ad allevamenti che hanno avuto contatti con il positivo.
Con una nota la Regione Emilia-Romagna fa sapere di aver concordato con il Minsal di dare immediata applicazione a quanto previsto dal regolamento, per controllare rapidamente l’infezione di Psa ed evitare la diffusione ad altri allevamenti e ulteriori restrizioni su animali e prodotti della filiera suinicola.
L’allevamento infetto si trova in un’area boschiva dove di recente erano state riscontrate positività alla Psa in cinghiali abbattuti, per cui è ipotizzabile che l’infezione sia entrata tramite un contatto con l’ambiente esterno contaminato.
Confagricoltura: il problema sono i cinghiali non i maiali
«È annichilente, oltre lo sconforto. Il nuovo caso accertato di Psa si è verificato in una zona collinare ad alta densità di cinghiali positivi, esattamente come il caso di quest’estate – ha commentato la presidente della Sezione Suinicola di Confagricoltura Piacenza Giovanna Parmigiani –. Si continua a puntare il dito su possibili falle nella biosicurezza di allevamenti che ormai, tra procedure e zone di disinfezione, non sanno più come schermarsi – ha puntualizzato –. Il rischio zero non esiste e in estate ci dicevano di innalzare al massimo la biosicurezza, perché gli operatori entrano ed escono più frequentemente dagli allevamenti. Fino a quando continueremo a non considerare che la malattia è portata dal vettore e quindi dal cinghiale, non risolveremo il problema».
C'è una volontà di colpire il settore
«Dopo l’abbattimento di tutti i maiali dell’allevamento si tracceranno i movimenti per verificare se il virus possa essersi spostato in altre porcilaie di conferimento – ha continuato la responsabile del sindacato – anche in quel caso i capi saranno tutti abbattuti. Facciamo il vuoto dentro agli allevamenti, ma non attorno. La situazione è tragica per tutti gli operatori del comparto – ha concluso Parmigiani – ora ci saranno nuove restrizioni e anche chi ha allevamenti con suini sani non potrà spostarli, a meno di macellarli e con speculazioni sui prezzi. Non è possibile che questa situazione sia dovuta solo all’inefficacia delle azioni previste, un simile disastro presuppone quantomeno delle intenzioni, a quale livello non riusciamo a capirlo».
Mammi: «Impegno al fianco degli allevatori»
«L’attenzione della Regione è massima – ha commentato l'assessore regionale all'Agricoltura Alessio Mammi –. Negli ultimi due anni abbiamo investito 11,1 milioni di euro per rafforzare la biosicurezza negli allevamenti, sostenendo interventi in più di 150 aziende su tutto il territorio regionale. Il nostro impegno, al fianco degli allevatori, continuerà a essere costante a tutela e difesa del lavoro delle nostre imprese e delle nostre eccellenze agroalimentari».
Psa nel question time al Senato
E proprio mentre in provincia di Piacenza si scopriva il nuovo caso di positività alla malattia, di Psa si è parlato durante il question time al Senato. «C'è massimo impegno da parte del ministero della Salute nell'adozione di tutte le azioni che si renderanno necessarie per contrastare la diffusione della Peste suina africana – ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci – il ministero ha provveduto a svolgere attività di rintracciabilità di tutte le partite di prodotti contenenti carni derivanti dagli animali provenienti da allevamenti sedi di focolaio».
«In questo ambito – ha spiegato Schillaci – le partite avviate al circuito della trasformazione industriale sono state bloccate presso gli stabilimenti stessi, dove sono stati attivati trattamenti specifici per l'inattivazione del virus. In alternativa sono state avviate alla distruzione. Mentre quelle destinate al circuito della distribuzione bloccate presso gli esercizi di vendita al dettaglio. L'Italia – ha precisato – ha adottato un livello di precauzione più alto di quello previsto dalla norma comunitaria che impone il rintraccio almeno fino al primo livello di distribuzione».
«Il ministero della Salute, insieme ad altri dicasteri, enti e istituzioni – ha concluso Schillaci – ha lavorato intensamente, sin dai primi segnali di diffusione della peste suina africana, per porre in essere tutte le azioni possibili per prevenire i focolai delle infezioni e proteggere il settore suinicolo con la consapevolezza delle gravi ripercussioni sanitarie ed economiche del fenomeno».