Un’autoassicurazione per abbattere il rischio di mercato dovuto all’abolizione delle quote latte. L’idea è venuta agli allevatori del sistema cooperativo e ha dato origine ad un progetto innovativo, che punta alla creazione di uno strumento di gestione del rischio di mercato, alternativo a quello previsto dal regolamento europeo sullo sviluppo rurale. Se tutto andrà a buon fine, in tempi brevi i circa 25mila allevatori che aderiscono alle 800 cooperative lattiero-casearie che fanno capo all’Alleanza della cooperative agroalimentari, potrebbero avere un’arma in più per contrastare le crisi di mercato. Anche se l’efficienza aziendale dovrà comunque essere una condizione imprescindibile.
Spiega il meccanismo Isaia Puddu, responsabile settore lattiero-caseario di Fedagri-Confcooperative che segue il progetto per conto dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari: “Con l’abolizione delle quote latte, si registrerà un presumibile aumento della produzione cui farà riscontro un aumento della domanda però ancora indeterminato in termini quantitativi e di tempo. Nel breve, ci aspettiamo prezzi più bassi e una compressione dei margini di guadagno degli allevatori”.
In effetti, per contrastare gli effetti negativi sui redditi agricoli, l’Ue ha pensato di attivare un fondo di tutela in Italia che verrà gestito attraverso i Psr e dovrebbe contare su circa 100 milioni di €. “Si tratta – dice però subito Puddu -, di una somma che potrebbe essere utilizzata per alcuni comparti agricoli. Per questo abbiamo chiesto un’indicazione di fattibilità per quello lattiero-caseario oltre che l’indicazione da parte di Ismea del reddito medio derivante dal latte: a un taglio del 30% dovrebbe infatti scattare una compensazione del 70%. Di fronte all’incertezza, tuttavia, abbiamo preferito studiare misure alternative”. Da qui l’idea di creare, appunto, un fondo privato di abbattimento del rischio di mercato.
Linee guida - Lo strumento si baserà sulla creazione di un fondo costituito con versamenti da parte degli allevatori stessi. L’azione di sostegno del fondo sarà non sul reddito, ma sui margini aziendali. Il fondo, cioè, entrerà in azione quando il margine aziendale reale di mercato registrato dall’azienda sarà inferiore a quello indicato dall’allevatore al momento dell’adesione al fondo come margine minimo sopportabile dal proprio bilancio. Così si raggiungeranno diversi obiettivi. Da una parte verranno comunque difesi margini di redditività minimi; dall’altra verranno valorizzate l’efficienza e la competitività aziendali oltre che la capacità dell’allevatore di far quadrare i conti fra costi e ricavi. In ogni caso, l’allevatore sarà dotato di un cuscinetto per affrontare le crisi più pesanti. I margini di redditività saranno calcolati in base ai costi standard e alla remunerazione di mercato del latte dell’area geografica nella quale agisce l’azienda.
Un caso pratico: vedi Terra e Vita 23/2015