In asciutta al pascolo per rafforzare l’unghione

Stalle in primo piano

L’esperienza di un’azienda familiare in Sardegna che trova un margine di guadagno nella gestione tradizionale dell’allevamento. Libera le vacche sui terreni per ricercare il benessere animale, somministra il mangime quattro volte al giorno. (Informatore Zootecnico)

Due segugi di razza in cambio di due vacche Frisone. Nasce così, oltre trent’anni fa, l’allevamento della famiglia Cané, a Villamassargia in provincia di Carbonia Iglesias, a SudOvest della Sardegna. Franco Cané, allora ventiduenne, inseguendo il suo sogno di allevatore, compra i primi due esemplari di Frisone da un allevamento della zona col ricavato della vendita didue cani di razza.

La stalla Cané nel tempo si è notevolmente ampliata e, pur rimanendo a conduzione familiare, oggi ha una mandria di 50 capi, 26 dei quali sono vacche in lattazione. Sono Franco e la moglie Paola che se ne occupano con l’aiuto dei figli. Il più grande,Marco, vent’anni, ha conseguito la qualifica triennale alla scuola agraria professionale di Villamassargia e la sorella Chiara è iscritta al secondo anno della stessa scuola, entrambi hanno ereditato la passione per l’allevamento e intendono proseguire l’attività dei genitori.

La superficie aziendale è complessivamente di 23 ettari, di cui 8 irrigui e pianeggianti e 9 di terreno semi-pianeggiante coltivato a loietto con buoni risultati. I quantitativi prodotti, però, non sono sufficienti alla scorta, quindi il resto del fieno viene acquistatoda fornitori esterni.Ci sono, poi, altri 6 ettari di pascolo collinare dove, a inizio primavera, vengono rilasciate le manze e le vacche in fase di asciutta: ciò contribuisce al benessere della collina, che viene tenuta in ordine, e a quello degli animali, che si mantengono in movimento, consumano e rinforzano l’unghione. Questo consente, inoltre, di recuperare un’ulteriore fonte alimentare, seppur marginale.

L’allevamento è a stabulazione libera con corsia di alimentazione, dispone di un paddok interno con cuccette e lettiera in terra, di un paddok esterno in terra battuta parzialmente alberatoper l’estate, più uno sempre in terra battuta per l’inverno. Gli animali, quando non sono all’esterno, riposano nelle cuccette che vengono pulite e sistemate quotidianamente.

IL CARRELLO “PORTA RAZIONI”
L’alimentazione ha la massima priorità ed è di tipo tradizionale. Niente carro unifeed, nessun pasto unico o auto alimentatori: è Paola che nutre quotidianamente le sue vacche con un sistema ingegnoso creato dalmarito, ossia un carrello “porta razioni”. Il fieno di medica e di loietto in rotopresse viene “servito” in corsia di alimentazione, previa stesura e arieggiamento, inmodo da individuaremuffe e corpi estranei. I concentrati di mangime vengono somministrati in quattro pasti al giorno.

«La razione alimentare – spiega Franco Cané – è stabilita in accordo con lo zootecnico: attraverso l’esame dei dati produttivi e della qualità del latte vengono decise le modalità di somministrazione degli alimenti.Alle bovine che a inizio lattazione manifestano una carenza di appetito viene somministrato anche il glicole propilenico per via orale, così come per le bovine ad altissima produzione, quelle che superano i 35 litri, è prevista un’integrazione di energetici. In azienda e nella razione non sono presenti insilati di nessun tipo».

38,5 CENT AL LITRO PIÙ I PREMI QUALITÀ
Seguendo questi rigorosi criteri di alimentazione, la produzione media di latte per capo è passata dai 97 quintali del 2002 ai 111 quintali del 2008, con una produzione giornaliera di 36,6 litri a capo per 26 vacche in lattazione (complessivamente circa 950 kg di latte al giorno). Il prezzo del latte è regolato da una tabella di qualità che varia da caseificio a caseificio e che tiene conto dei valori di grasso, proteine, cellule somatiche, carica batterica e crioscopia come valori merceologici, della presenza di inibenti come parametro antisofisticazione e dell’urea come indicatore alimentare in riferimento alla razione.

Attualmente il prezzo è di 38,5 centesimi per litro, oltre ai premi qualità. Considerando che l’acquisto o l affitto delle quote latte era oneroso ed erodeva il margine di guadagno, la famiglia Cané ha puntato soprattutto a massimizzare la produzione, mantenendo un’attrezzatura economica tradizionale. «In un allevamento con alimentazione di tipo tradizionale, ma seguita con criteri tecnico-scientifici, la mancanza di attrezzature moderne, come il carro unifeed o i nastri pulitori, non pregiudica la massimizzazione dei risultati economici – sottolinea Franco Cané –. La nostra attenzione e scrupolosità nei confronti delle esigenze delle bovine, da quelle igienico-sanitarie a quelle alimentari, compensa ampiamente la mancanza di strutture sofisticate e costose».

Stalle in primo piano - Ultima modifica: 2009-08-04T07:22:47+02:00 da Redazione Terra e Vita

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