Il greening è entrato in vigore con la nuova Pac, dal 1° gennaio 2015 (tab. 1). Dopo un anno di applicazione, suscita ancora molte domande, per i tanti casi pratici che caratterizzano l’agricoltura italiana.
Nel 2016, non ci sono novità rispetto al 2015, ad eccezione dell’erba medica che non è più considerata “erba o altre piante da foraggio”, ma una “coltura”, con le conseguenti difficoltà per alcune aziende (vedi Terra e Vita n. 14/2016).
Vediamo alcuni casi pratici di applicazione del greening, suddivisi per tipologie aziendali.
Aziende da 10 a 15 ettari di seminativo
In questa tipologia aziendale, l’unico impegno del greening è la diversificazione che prevede la presenza di almeno due colture nelle aziende la cui superficie a seminativo è compresa tra 10 e 30 ha, nessuna delle quali copra più del 75% della superficie a seminativo. Queste aziende non devono rispettare le EFA, in quanto i seminativi sono inferiori a 15 ettari.
Caso A
Un’azienda di Cuneo di 23 ettari di superficie agricola, con:
- 9 ettari a frutteto;
- 10 ettari a mais;
- 4 ettari a grano tenero.
I seminativi dell’azienda sono 14 ettari, quindi l’azienda deve avere la presenza di due colture. La principale (mais) non supera il 75%, quindi rispetta la diversificazione.
Caso B
Un’azienda di Vicenza di 23 ettari di superficie agricola, con:
- 11 ettari a vigneto;
- 10 ettari a mais;
- 2 ettari a soia.
I seminativi dell’azienda sono 12 ettari, quindi l’azienda deve avere la presenza di due colture. La principale (mais) supera il 75%, quindi non rispetta la diversificazione.
Aziende da 15 a 30 ettari di seminativo
In questa tipologia aziendale, gli impegni del greening sono due:
diversificazione: la presenza di almeno due colture nelle aziende la cui superficie a seminativo è compresa tra 10 e 30 ha, nessuna delle quali copra più del 75% della superficie a seminativo;
presenza del 5% di aree di interesse ecologico (EFA).....
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