I capi di stato e di governo dell'Unione europea hanno superato uno scoglio complicatissimo, dopo il fallimento del vertice del novembre scorso. Questo risultato è importante, ma l'ultima parola spetta al Parlamento europeo che dovrà pronunciarsi a marzo e potrà esercitare il potere di veto.
L'accordo sul bilancio 2014-2020 apre le porte alla definizione di tutte le politiche europee per i prossimi sette anni, tra cui la Pac.
Negoziato complicato
Il negoziato tra i 27 Paesi, più la Croazia, che entrerà ufficialmente nell'Ue dal 1° luglio 2013, è apparso subito difficilissimo.
La discussione riguardava l'argomento più importante di ogni settennio, che implica alcune decisioni importanti:
- le risorse per il bilancio comunitario 2014-2020;
- il contributo di ogni Stato membro al bilancio comune;
- la destinazione tra le politiche europee (Pac, ricerca, coesione, ecc.);
- le risorse destinate alla Pac.
Dal punto di vista giuridico, la discussione sul bilancio 2014-2020 aveva preso avvio il 29 giugno 2011, quando la Commissione europea aveva presentato la propria proposta; a seguire il dibattito si è spostato al Consiglio Ue e al Parlamento Ue.
La Commissione aveva presentato un bilancio ambizioso, con uno stanziamento di 1.045 miliardi di euro, pari al 1,05% del Prodotto intento lordo Ue.
La vittoria dei rigoristi
Il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha dovuto mediare tra i Paesi “rigoristi” (Germania, Gran Bretagna, Olanda, Svezia, Danimarca), che volevano un taglio drastico del bilancio, e i “sostenitori” di un'Europa forte (Francia, Italia, Spagna, Polonia).
È passata la linea della Germania improntata all'austerità, con tagli al bilancio comunitario, anche se inferiori a quelli sollecitati dal Regno Unito.
Il bilancio dell'Ue 2014-2020 avrà una disponibilità complessiva di 960 miliardi di euro e solamente 908 miliardi di euro per i pagamenti effettivi; per la prima volta nella storia dell'Ue, il bilancio avrà una dotazione inferiore rispetto al periodo precedente 2007-2013, che era pari a 994 miliardi di euro (tab. 1).
L'accordo sul bilancio pluriennale si può archiviare come il proverbiale bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto a seconda di come lo si guardi. Da una parte l'intesa consente di superare le divisioni tra gli stati membri e di avviare le politiche 2014-2020; dall'altra parte, rappresenta un arretramento politico dell'Unione europea.
Le rubriche del bilancio
Il bilancio approvato è strutturato in cinque rubriche, che presentano le seguenti cifre per il settennio 2014-2020 (tab. 2):
1) Crescita intelligente e inclusiva: 450,7 Mld; con risorse destinate alla ricerca e innovazione, trasporti, ICT, capitale umano, ma soprattutto politica di coesione; questa rubrica ha registrato un leggero aumento rispetto al 2007-2013 (+1%), tuttavia un aumento inferiore rispetto alle proposte iniziali;
2) Crescita sostenibile - risorse naturali: 373,1 Mld, quasi tutta dedicata alla Pac; questa rubrica è quella che ha subìto il taglio maggiore (-11,3%);
3) Sicurezza e cittadinanza: 16,6 Mld; destinata a politiche su migrazioni, sicurezza interna, cittadinanza, sicurezza alimentare; questa rubrica ha registrato l'incremento maggiore (26,8%);
4) Europa globale: 58,7 Mld; destinata alla politica estera, alle politiche di pre-adesione, strumenti di vicinato, cooperazione allo sviluppo, ecc.
5) Amministrazione: 61,6 Mld, per il funzionamento dell'Ue.
È evidente che la Pac ha subìto il taglio maggiore, oltre 58 Mld nel settennio. Una riduzione attesa e poteva anche andare peggio se i Paesi “pro-Pac” (Francia, Italia, Spagna) non avessero difeso fortemente questa politica. Comunque nel periodo 2014-2020, la Pac rimane una politica importante per l'Ue, con il 38% del bilancio comunitario (graf.1).
Pac e bilancio 2014-2020
La proposta del bilancio 2014-2020 era molto attesa dagli agricoltori, soprattutto per il timore di un drastico taglio delle risorse agricole. Il taglio c'è stato ed è anche rilevante: -17,5% per i pagamenti diretti e -12,7% per lo sviluppo rurale.
L'accordo del Consiglio europeo dell'8 febbraio 2013 contiene uno stanziamento settennale per la Pac di 362,8 miliardi di euro, di cui 277,8 miliardi al I° pilastro e 84,9 miliardi al II° pilastro (tab. 3). In conclusione la Pac subisce una riduzione di risorse del 17,5%.
Si tratta di un taglio significativo, frutto di un compromesso tra i Paesi che chiedevano un forte ridimensionamento della Pac e i Paesi che hanno posto il veto su un taglio della politica agricola, in primis la Francia.
Poteva andare anche peggio per la Pac; ne è una dimostrazione la posizione del Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che ha dichiarato l'accordo inaccettabile in quanto le politiche per l'innovazione alla base di “Europa 2020” sono state tagliate per accontentare contemporaneamente la Pac e la coesione.
In altre parole, si è verificato uno scontro tra diverse necessità: le esigenze di rigore finanziario, l'obiettivo di rinnovare la spesa Ue verso le politiche per l'innovazione (ricerca, competitività) e l'occupazione giovanile, il mantenimento delle attuali politiche (Pac e coesione). Alla fine, la Pac ne ha fatto le spese.
Convergenza, capping e greening
Il Consiglio europeo ha trovato un accordo anche di alcune questioni specifiche sulla Pac, che avranno un notevole riflesso nell'approvazione finale della riforma.
Per il primo pilastro, l'accordo fornisce dettagli sulla convergenza tra gli stati membri, stabilendo, tra l'altro, che tutti dovranno raggiungere, entro il 2020, un livello di pagamento di almeno 196 euro/ettaro. La convergenza sarà finanziata da tutti gli stati membri con pagamenti diretti sopra la media Ue (tra cui l'Italia) e il processo sarà attuato nell'arco di sei anni, dal 2015 al 2021 (anziché 4 anni come proposto dalla Commisione).
La convergenza per l'Italia significa un ulteriore taglio di risorse della Pac per circa il 6%.
Il capping degli aiuti diretti sarà volontario per gli stati membri, anziché obbligatorio.
L'accordo ribadisce che per il greening sarà utilizzato il 30% delle risorse nazionali per il primo pilastro. Si sottolinea inoltre che le “aree di interesse ecologico (efa)”, all'interno di ogni azienda agricola, saranno attuate in modi che non richiedano il ritiro dalla produzione della superficie in questione e che evitino ingiustificate perdite di reddito per gli agricoltori.
Viene ribadita la flessibilità ai due pilastri sulla possibilità di trasferire il 15% della dotazione nazionale tra l'uno e l'altro.
Sviluppo rurale
Per quanto riguarda lo sviluppo rurale viene proposto uno stanziamento di 84,9 miliardi di euro, la cui suddivisione annuale sarà fissata dal Parlamento europeo e dal Consiglio e sarà basata su criteri obiettivi e performance passate. Per alcuni paesi sono stabiliti degli stanziamenti addizionali che, per l'Italia, sono di 1,5 miliardi.
Infine, viene creata una nuova riserva per le crisi del settore agricolo che colpiscano produzione o distribuzione, con uno stanziamento di 2,8 miliardi. È previsto che tali risorse, se non utilizzate per le emergenze, saranno rimborsate sotto forma di pagamenti diretti.
Pac, cosa succederà?
L'accordo sul bilancio apre la strada a quello sulla Pac, seppure con l'incertezza del Parlamento europeo che intende mettere il veto sul budget.
Per il negoziato sulla Pac, c'è già il parere della Commissione Agricoltura del PE che ha votato il 23-24 gennaio 2013. Il 13-14 marzo 2013 ci sarà la votazione finale in sessione plenaria del Parlamento europeo; a fine marzo, la votazione finale al Consiglio dei ministri agricoli.
A seguire la concertazione, il cosiddetto trilogo, tra le tre Istituzioni comunitarie: Consiglio, Parlamento e Commissione.
A questo punto sarà una corsa contro il tempo per raggiungere l'approvazione entro giugno 2013. Con questi tempi è probabile il rinvio al 2015 della riforma per i pagamenti diretti, mentre per l'Ocm unica e lo sviluppo rurale si dovrebbe partire con il 2014.
Nell'ipotesi di un rinvio della riforma per i pagamenti diretti, gli agricoltori non devono temere nulla, in quanto ci sarebbe un prolungamento dell'attuale sistema di sostegno.
Allegati
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