BILANCIO UE

    Pac 2014-2020: Nessuna intesa sul bilancio Ue

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    Il 22-23 novembre 2012 si è svolta a Bruxelles un’importantissima riunione per il futuro dell’Unione europea e della Pac: il Consiglio europeo, convocato per decidere il futuro del bilancio 2014-2020. C’era in gioco lo stanziamento della Pac per il prossimo settennio.

    Nulla di fatto, fumata nera!

    Il Consiglio europeo si è concluso senza nessun accordo e la situazione rimane incerta sia per la Pac che per le altre politiche europee. Tuttavia la dichiarazione finale è ottimistica sulla possibilità di raggiungere un accordo nei primi mesi del 2013. I capi di Governo hanno affidato al Presidente Consiglio europeo Herman Van Rompuy e della Commissione europea Manuel Barroso il compito di proseguire le consultazioni per raggiungere un accordo in tempi brevi.

    Anche il nostro Presidente Mario Monti ha tenuto a precisare che si tratta di un rinvio e non di un fallimento del vertice.

    Alla luce di questi fatti, quali sono le prospettive per la Pac?

    Di cosa si sta discutendo?

    La discussione riguarda l’argomento più importante di ogni settennio, il bilancio dell’Ue, che implica alcune decisioni importanti:

    – quante risorse per il bilancio comunitario 2014-2020?

    – quale contributo di ogni Stato membro al bilancio comune?

    – quale destinazione tra le politiche europee (Pac, ricerca coesione, ecc.)?

    – quante risorse alla Pac, che assorbe una parte importante di bilancio comunitario (circa il 39%)?

    Il tema è molto complesso e articolato e vede forti contrapposizioni tra paesi europeisti ed euroscettici, tra paesi “pro-Pac” e paesi favorevoli a un ridimensionamento della Pac.

    Dal punto di vista giuridico, la discussione ha preso avvio il 29 giugno 2011, quando il Presidente della Commissione europea Manuel Barroso e il Commissario al bilancio Janusz Lewandowski hanno presentato il quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo di programmazione 2014-2020 (tab. 1).

    La proposta della Commissione è stato il primo passo; a seguire il dibattito si è spostato al Parlamento europeo e al Consiglio europeo.

    Il negoziato sul bilancio 2014-2020 è apparso subito molto difficile. Le critiche nei confronti dell’Europa sono sempre più frequenti per molteplici ragioni; in particolare, la crisi della Grecia e le necessità di intervento dell’Ue per il suo salvataggio ha acuito il malcontento in diversi Stati dell’Ue.

    Ciononostante la Commissione aveva presentato un bilancio ambizioso, con uno stanziamento di 1.083 miliardi di euro, pari al 1,05% del Prodotto intento lordo dell’UE (tab. 1).

    Riduzione della spesa comunitaria

    La proposta della Commissione di un budget rilevante per l’Ue è stata fin da subito avversata dai Paesi favorevoli ad un taglio del bilancio: Regno Unito, Svezia, Finlandia, Danimarca, Germania, Olanda.

    Questi Paesi hanno diverse ragioni per chiedere un bilancio comunitario più snello: il Regno Unito è un paese tradizionalmente euroscettico, la Germania è sostenitrice di politiche rigoriste della finanza pubblica; inoltre la maggior parte di questi paesi sono contributori netti dell’Unione europea e vorrebbero migliorare il loro saldo netto (differenza tra versamenti all’Ue e ritorni dalle varie politiche).

    La Francia si è dichiarata favorevole ad un taglio del bilancio, ma senza compromettere la spesa per la Pac, confermandosi un paese “paladino” della politica agricola. Anche l’Italia, per essa il Presidente Mario Monti, si è schierata per un bilancio ambizioso senza compromettere la Pac.

    Prima e durante il vertice, il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy ha presentato ben due bozze di compromesso per tentare di soddisfare i paesi “rigoristi” e pervenire a un accordo (tab. 2).

    La sua prima bozza conteneva un forte taglio alla politica agricola e alla politica di coesione. Dopo una forte avversione a questa ipotesi, Van Rompuy aveva presentato una seconda bozza che prevedeva un taglio di 80 miliardi del bilancio complessivo rispetto alla proposta della Commissione, ma assegnava più fondi ad agricoltura e coesione, togliendoli ad altri capitoli di spesa. Il taglio aveva un significato politico importante, perché la proposta Van Rompuy portava ad una riduzione del bilancio del 2% rispetto al periodo precedente 2007-2013: è la prima volta che si parla di tagli al bilancio europeo, nonostante siano aumentati i paesi membri e le competenze.

    Eppure non è stato sufficiente; in conclusione, questa proposta ha scontentato tutti. Bisogna fare più tagli, ha dichiarato il premier inglese Cameron.

    Tutto rinviato a gennaio-febbraio 2013, ma con una chiara consapevolezza: il nuovo bilancio 2014-2020 subirà un sicuro dimagrimento rispetto a quello 2007-2013.

    La Pac nel bilancio

    Per la Pac, la proposta del bilancio 2014-2020 era molto attesa, soprattutto per il timore di un drastico taglio delle risorse agricole.

    La proposta della Commissione prevedeva per la Pac uno stanziamento settennale di 371,7 miliardi di euro, di cui 281,8 miliardi al I° pilastro e 89,9 miliardi al II° pilastro (tab. 1). Il documento congelava la spesa della Pac, in termini nominali, ai livelli previsti per il 2013 e ciò corrisponde ad una significativa riduzione in termini reali (-12,6%).

    Un taglio significativo, eppure non sufficiente a trovare il consenso tra i paesi; da una parte coloro che chiedevano un forte ridimensionamento della Pac, dall’altra quelli che non intendono cedere ad un taglio della politica agricola, in primis la Francia.

    La posizione italiana

    Anche l’Italia, nell’ultima fase del negoziato si è dichiara insoddisfatta, tanto che il Presidente Monti ha dichiarato che “sull’agricoltura, la proposta non ci soddisfa”.

    L’Italia mantiene comunque un profilo pro-Europa; infatti, ancorché contribuente netto, il nostro paese – per bocca del presidente Monti – avrebbe voluto un aumento del bilancio Ue e si è trovato d’accordo col presidente della Commissione Barroso nel ritenere irrazionali le spinte alla riduzione della spesa complessiva e non coerente affidare all’Ue maggiori compiti senza adeguate risorse.

    Tuttavia Monti ha rimarcato il ruolo dell’Italia: “non possiamo essere pienamente soddisfatti, ma non ci sentiamo messi all’angolo” e “rispetto a molti altri paesi, l’Italia ha un buon impatto nell’influenzare le discussioni”.

    Sostanzialmente favorevoli al mancato accordo sono state le organizzazioni agricole, piuttosto che dover “digerire” un drastico taglio alle risorse della Pac. In particolare Marini, presidente di Coldiretti, aveva chiesto all’Italia di porre il veto in casi di riduzione delle risorse della Pac e ha commentato “meglio il rinvio che un cattivo accordo per un paese come l’Italia che trova nell’agro-alimentare una delle poche leve competitive di cui dispone per rilanciare con il made in italy l’economia e l’occupazione”. Anche Guidi e Politi hanno stigmatizzato l’inaccettabilità di una proposta che portasse ad un ulteriore taglio della Pac.

    Cosa succederà per la Pac?

    Per ora i leader europei hanno licenziato il vertice europeo come un “rinvio” e non un “fallimento”, scommettendo per un accordo entro gennaio-febbraio 2013.

    La mancata intesa sul bilancio Ue pone tutte le politiche comunitarie “in fase di stallo”, compresa la Pac. Senza la certezza sulle risorse, non si può approvare la nuova Pac: questa è stato il pronunciamento unanime del Parlamento europeo, per bocca del presidente della commissione Agricoltura Paolo De Castro.

    La discussione finale sulla riforma della Pac in commissione Agricoltura era programmata il 23-24 gennaio 2013, ma ora anche questa data potrebbe slittare. Poi ci dovrebbe essere la votazione finale nella sessione plenaria del Parlamento europeo. A seguire la concertazione, il cosiddetto trilogo, tra le tre Istituzioni comunitarie: Consiglio, Parlamento e Commissione.

    A questo punto sarà una corsa contro il tempo per raggiungere un’intesa entro giugno 2013, data ultima affinché la riforma entri in vigore nei tempi prestabiliti del 1° gennaio 2014.

    A questo punto ci sarà un rinvio della Pac al 2015 o al 2016? Cosa succederà per i contributi agli agricoltori?

    Nell’ipotesi di un rinvio, gli agricoltori non devono temere nulla, in quanto ci sarebbe un prolungamento delle attuali misure di sostegno della Pac, anche se con molte complicazioni giuridiche, che tuttavia riguardano i livelli istituzionali e non certo gli agricoltori.

    Per ora, comunque, almeno da punto di vista politico, non si può parlare di un rinvio al 2015 o 2016, in quanto i leader europei hanno promesso il raggiungimento di un accordo in tempi brevi. Tuttavia è tecnicamente difficile immaginare di approvare una riforma della Pac così complessa (basti pensare al greening) in tempi rapidi.

    Per avere una certezza in tal senso, occorrerà attendere il prossimo vertice europeo. Allo stato attuale tutte le ipotesi sono possibili, sia quella di un partenza della nuova Pac al 1° gennaio 2014 sia quella di un rinvio.

    Pac 2014-2020: Nessuna intesa sul bilancio Ue
    - Ultima modifica: 2012-11-30T17:51:10+01:00
    da Redazione Terra e Vita
    Pac 2014-2020: Nessuna intesa sul bilancio Ue - Ultima modifica: 2012-11-30T17:51:10+01:00 da Redazione Terra e Vita

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