L'accordo sul Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020, raggiunto dal Consiglio europeo dell'8 febbraio 2013, sembrava aver posto un punto fermo al futuro delle politiche europee dei prossimi sette anni.
Per il mondo agricolo, l'accordo sul bilancio 2014-2020 apriva le porte alla definizione della riforma della Pac, seppure il dibattito è complesso e procede con difficoltà. Invece, neanche sul bilancio c'è la parola definitiva.
L'opposizione
Tutti i gruppi politici del Parlamento europeo hanno confermato la loro opposizione all'accordo sul bilancio europeo.
I parlamentari europei (per lo meno, la stragrande maggioranza di essi) diranno “no” al budget. Su questo posizionamento c'è un totale compattezza fra le quattro principali famiglie politiche che compongono il PE: Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi.
Le motivazioni sono essenzialmente due:
1 - l'arretramento del bilancio complessivo;
2 - la distribuzione delle risorse tra le varie politiche (Pac, coesione, competitività, cittadinanza, ecc.).
Il primo punto è il più rilevante e contestato dal Parlamento europeo. Il bilancio europeo passa da 994 miliardi di euro del 2007-2013 a 960 miliardi di euro del 2014-2020. Di gran lunga inferiore a quanto proposto dalla Commissione europea (1.045 miliardi di euro). È la prima volta nella storia dell'Unione europea che il bilancio è inferiore rispetto al settennio precedente. “Questo bilancio fa morire di fame l'Europa”, ha dichiarato un leader politico europeo.
Il secondo punto riguarda la distribuzione delle risorse finanziarie tra le varie politiche.
Il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha dichiarato l'accordo inaccettabile, in quanto le politiche per l'innovazione alla base di “Europa 2020” sono state tagliate per accontentare contemporaneamente la Pac e la coesione. In altre parole, viene contestata un'attribuzione di risorse troppo elevata alle politiche tradizionali (tra cui la Pac) rispetto alle nuove politiche innovative desiderate dal Parlamento europeo: giovani, ricerca, cittadinanza, competitività.
Le richieste
Il Parlamento europeo sembra condizionare il proprio appoggio ad alcuni cambiamenti.
Innanzitutto, alla possibilità di utilizzare le risorse con maggiore flessibilità, ovvero potendo spostare fondi inutilizzati da una voce di spesa all'altra, e anche da un anno all'altro, sempre all'interno del periodo settennale.
Un'altra richiesta è la possibilità di una revisione del bilancio a medio termine che impegni i leader a sedersi nuovamente al tavolo tra qualche anno e a rivedere questo budget di austerità, sperando in uno scenario di maggiore crescita economica e prosperità.
In generale, il Parlamento europeo chiede un aumento del budget e una diversa distribuzione tra le politiche. In questa logica, la Pac è sempre la politica più a rischio di ridimensionamento.
L'annunciata bocciatura del Parlamento europeo apre così con tutta probabilità una lunga stagione di negoziato tra le due Istituzioni (PE e Consiglio) per trovare un'intesa sulle risorse comunitarie per i prossimi sette anni.
Come proseguirà il negoziato
Il Consiglio europeo, che esprime la volontà degli Stati membri, dovrà scendere a compromesso con il PE, se vogliono che l'aula di Strasburgo dia l'assenso al bilancio. Precisiamo che il parere positivo del PE è indispensabile, visto che su questo dossier l'aula di Strasburgo ha il diritto di veto.
Nonostante i problemi sul bilancio, prosegue il negoziato sulla Pac.
Il 13-14 marzo 2013 ci sarà la votazione finale sulla Pac nella sessione plenaria del Parlamento europeo. A fine marzo, la votazione finale al Consiglio dei ministri agricoli.
A seguire la concertazione, il cosiddetto trilogo, tra le tre Istituzioni comunitarie: Consiglio, Parlamento e Commissione.
A questo punto sarà una corsa contro il tempo per raggiungere l'approvazione entro giugno 2013. Con questi tempi è probabile il rinvio della riforma per i pagamenti diretti al 2015, mentre per l'Ocm unica e lo sviluppo rurale si dovrebbe partire con il 2014.
Allegati
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