La partita dell’Imu
agricola non è chiusa.
E dunque la Legge
di stabilità resta un cantiere
aperto anche per il mondo
agricolo. La prima rata 2013
su terreni agricoli e fabbricati
rurali è «salva», ma sulla
seconda e sulle prospettive
non ci sono certezze. È per
questo che il ministro delle
Politiche agricole, Nunzia
De Girolamo, che ha considerato
la «sospensione» del
pagamento un grande successo
per il settore e ha ribadito
l’impegno a ottenere la definitiva
abolizione della tassa
sugli immobili perché è
«una ingiustizia che hanno
subìto gli agricoltori durante
il governo Monti. Continuerò
a battermi – ha detto –
affinché venga eliminata la
seconda rata dell’Imu e quindi
venga cancellata definitivamente
».
Intanto la commissione
Agricoltura del Senato ha
espresso parere favorevole
«all’esenzione permanente
dall’Imu ovvero di altre imposte
per i terreni agricoli e
i fabbricati rurali, qualora
posseduti da coltivatori diretti
o imprenditori agricoli professionali
iscritti nella previdenza
agricola». L’obiettivo,
secondo la commissione
infatti è di «eliminare distorsioni
e carichi eccessivi sul
comparto agricolo, che ne
frenerebbero inevitabilmente
lo sviluppo».
Parte comunque il tentativo
di rafforzare il pacchetto
agricolo e l’impegno delle
organizzazioni è di puntare
su alcuni grandi temi, il primo
dei quali è l’Imu.
Il ministro da parte sua
che aveva già annunciato la
riforma dell’Agea con un
emendamento alla Stabilità
ha anche affermato che il
ddl sul consumo del suolo
dovrebbe diventare un «collegato
agricoltura-ambiente
».
Nel pacchetto delle proposte
delle organizzazioni in
prima linea dunque c’è
l’Imu, ma si pensa anche a
una rimodulazione della base
imponibile dei terreni con
una coefficiente più basso
per i «professionisti dell’agricoltura
». L’ipotesi su
cui si starebbe lavorando è
di appesantire l’aliquota per
i non professionali (165 euro?)
per tagliare così quella
di imprenditori agricoli professionali
e Iap che dai 110
potrebbero scendere a poco
più di 70. Un’altra «correzione
» in elaborazione è di blindare
sui terreni agricoli le
manovre dei Comuni: solo
ribassi per le aliquote base.
Per Agrinsieme è assolutamente
impensabile che i terreni
agricoli e i fabbricati
rurali dal primo gennaio
2014 siano soggetti alla stessa
disciplina Imu del 2012
perché con «l’introduzione
dell’Imu, il mondo agricolo
ha sostenuto un aggravio superiore
di oltre 166 milioni a
quello previsto dal Governo
e che, di conseguenza, per il
2014 deve essere liberato di
una parte della pressione fiscale
di almeno uguale importo
».
Un altro «must» continuano
a essere le società. Le
agevolazioni fiscali per le società
agricole di capitali
(con la sola esclusione delle
Spa) finisce dal primo gennaio
2015 e dunque per i redditi
del 2014. Una scelta adottata
dal governo Monti che
le organizzazioni di categoria
non hanno digerito. Per
questo se ne richiede il ripristino,
così come si punta al
ripristino della norma che
consente agli imprenditori
agricoli di costituire Srl
«agricole» per la trasformazione
e commercializzazione.
La norma abrogata prevedeva
il riconoscimento civilistico
e fiscale (reddito a forfait).
Ora gli operatori sarebbero
anche disposti a cedere
le agevolazioni fiscali, ma
insistono sul mantenimento
della qualifica agricola.
Nel corso delle audizioni
alle commissioni parlamentari
di Camera e Senato
Coldiretti e Agrinsieme (il
coordinamento di
Confagricoltura, Cia e Alleanza
delle cooperative agroalimentari)
hanno puntato
l’indice anche sulla nuova
«tasi»: si vuole ottenere una
chiarificazione anche su questo
punto. In particolare
l’esenzione del pagamento
per le aree riconosciute edificabili
dai piani regolatori,
ma di fatto coltivate da imprenditori
agricoli e coltivatori
diretti: la norma, secondo
le associazioni, dovrebbe
esplicitamente prevedere
l’esenzioni per tutte le aree
utilizzate per attività agricole.
Altro tema in primo piano
è la questione del cuneo
fiscale.
Per Agrinsieme, in particolare
è necessaria la «sua
riduzione per quanto riguarda
gli oneri a carico delle
imprese, così come eventuali
ulteriori deduzioni sulla
base imponibile Irap di altri
elementi che compongono il
costo del lavoro, siano applicate
anche ai rapporti di lavoro
a tempo determinato
stabili, ossia reiterati per più
anni con lo stesso lavoratore,
per almeno 101 giornate
l’anno, come richiesto congiuntamente
con i sindacati
dei lavoratori negli avvisi comuni
del 2009 e del 2012».
Intanto è pronto il testo
per consentire l’applicazione
dell’accisa ridotta (22 euro
per mille litri) a favore
dei produttori in serra che in
mancanza di una norma applicativa
del provvedimento
contenuto nel decreto del fare
continuano a pagare sul
gasolio l’accisa del 22% al
pari degli altri agricoltori.