«In questi due anni abbiamo fatto un buon lavoro. Ridato centralità al settore agricolo e agroalimentare ed effettuato scelte importanti, il caso dell’ultima legge di stabilità è significativo, con la rilevante diminuzione della pressione fiscale e con un impegno su diversi fronti a tutela del made in Italy».
Il ministro agricolo Maurizio Martina appare soddisfatto all’inaugurazione a Verona della 112.ma edizione della Fieragricola. ma conscio che il lavoro da svolgere sia ancora molto: «Abbiamo davanti sfide molto impegnative per cercare di tutelare il reddito degli agricoltori e, soprattutto, per cercare di costruire un nuovo modello agricolo e agroalimentare italiano, in grado di affermarsi sempre di più nel mondo».
Il ministro rimarca il record storico dell’export («Lo scorso anno abbiamo superato i 36 miliardi di euro e abbiamo un obiettivo di medio periodo di 50 miliardi di euro») , ma nello stesso non dimentica che Paesi senza il Made in Italy, come Germania e Francia sono già oggi a livelli di export rispettivamente di 70 e 60 miliardi di euro.
Occorre dunque crescere ancora e dare maggiori possibilità all’imprenditore agricolo. In questo scenario di riferimento si inserisce l’appello del ministro alla filiera: «Serve un nuovo patto per l’agroalimentare. La coesione di tutti gli elementi della filiera è strategica. Solo con agricoltori, trasformatori e istituzioni uniti si può pensare davvero a un salto in avanti».
Martina parla di innovazione e sostenibilità come pilastri alla base del patto e del nuovo sviluppo agroalimentare e individua gli elementi caratterizzanti in qualità e organizzazione. «La qualità è una condizione da cui non si può prescindere, ma va ben gestita, organizzata. Non si tratta più di piccolo è bello o grande è meglio: piccoli e grandi possono essere efficienti e competitivi solo se ben organizzati».
E si riallaccia alla questione dei rischi del Ttip , il trattato di libero scambio transatlantico: «Più che una fonte di problemi, credo possa essere un’opportunità. Naturalmente non dobbiamo sottovalutare nessun aspetto e dobbiamo continuare a controllare e a chiedere di più all’Europa in questa trattativa, in particolare per la tutela delle nostre indicazioni geografiche».
Fa sponda a Martina, l’europarlamentare Paolo De Castro, che con ottica bruxelliana, sottolinea l’esigenza di «non perdere il senso di squadra e, soprattutto, di non aspettare che le regole le facciano gli altri. Occorre essere presenti e propositivi».
E guarda già alla prossima verifica della Politica agricola comune: «Entro un anno la Pac potrebbe subire aggiustamenti, visto che il Commissario Phil Hogan ci ha chiesto di segnalare eventuali cose che non vanno. Si può fin d’ora ragionare – conclude De Castro – sul greening. Così com’è funziona? Gli impegni e gli sforzi che chiediamo agli imprenditori agricoli stanno portando risultati? Vale la pena fare un’attenta analisi ed eventualmente intervenire per migliorare. Cosa che si può fare senza stravolgere l’intero impianto della poltica agricola comunitaria».