La superficie agricola degli Stati membri è rimasta pressoché invariata nel decennio 2003\2013 ma le aziende sono diminuite di circa il 25% evidenziando quindi un fenomeno di concentrazione e accorpamento.
I dati sono stati forniti dall’ultimo rapporto comunitario, curato da Eurostat (Ente statistico dell’Ue) che mette anche in evidenza come il calo delle aziende non sia uguale in tutti gli Stati e infatti per l’Italia la diminuzione del numero delle aziende arriva a sfiorare il 50% (esattamente il 48,7%). La concentrazione delle aziende in strutture di maggiori dimensioni è confermata dal dato secondo cui l’estensione media di terreno delle “fattorie” è cresciuta da 11,7 ha nel 2003 a 16,1 ha nel 2013; in Italia la crescita è stata anche più netta passando da 6,7 a 12 ha: quindi è quasi raddoppiata in 10 anni.
È evidente che nel corso del decennio si è verificato un sostanziale mutamento della struttura dell’agricoltura comunitaria che ha visto sparire, in termini assoluti, ben 4 milioni di aziende portando ad un conseguente mutamento della struttura sociale e delle forze di lavoro addette all’attività agricola.
L’Italia rappresenta comunque un caso in controtendenza in quanto la diminuzione delle aziende è stata accompagnata anche da una consistente diminuzione della Sau confermando il grave fenomeno della cementificazione dello stesso suolo agricolo. In Italia la quota di suolo agricolo rispetto al territorio totale è calata al 6,9%, un -7,8% dal 2003 a fronte del +0,1% della media europea. Quindi in Italia oltre ad esserci meno aziende agricole, c’è anche meno agricoltura in generale.
Un dato interessante ci fa capire quale Stato abbia sfruttato di più o di meno il proprio territorio agricol: Cipro è stato il Paese con il più scarso utilizzo di lavoratori, con il -30,1%, mentre in Bulgaria la crescita è stata +60,1%.
Un altro fattore interessante riguarda l’età degli agricoltori: delle 10,8 milioni di fattorie Ue, circa 3,5 milioni sono gestite da 65enni o anche più anziani, più di 2,6 milioni di aziende da allevatori e coltivatori tra i 55 e i 64 anni, mentre solo il 6% è sotto i 35 anni.
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