2014-2020

Ok alla ripartizione dei fondi Psr. Per l’Italia 20,8 miliardi di euro

L’accordo in Conferenza Stato-Regioni sblocca l’iter dei nuovi Programmi

La Conferenza Stato-Regioni del 16 gennaio 2014 ha raggiunto un accordo tra le Regioni e il ministero delle Politiche agricole sulla ripartizione delle risorse del secondo pilastro della Pac.

Questa decisione è molto importante perché sblocca la programmazione dei Psr 2014-2020, che dovrà essere completata da parte delle Regioni e del Governo nazionale nei prossimi mesi.

La tempistica

In realtà le Regioni avevano già avviato da tempo la discussione sui nuovi Psr 2014-2020, ma mancava la base giuridica definitiva che è arrivata in questi ultimi due mesi.

A dicembre è stato definitivamente approvato a Bruxelles il regolamento sullo sviluppo rurale (Reg. Ue 1305/2013). Con l’accordo della Conferenza Stato-Regioni del 16 gennaio 2014, sono state ripartite le risorse tra i programmi nazionali e tra i Psr regionali.

A marzo 2014 è prevista l’emanazione del regolamento applicativo della Commissione europea. A seguire le Regioni potranno inviare i Psr alla Commissione europea, che dovrà procedere alla loro approvazione definitiva tra settembre e dicembre 2014 (tab. 1).

I fondi

Il Reg. Ue 1305/2013 ha assegnato al’Italia una dotazione risorse finanziarie del Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) di 10,43 miliardi di euro per il periodo 2014-2020 (tab. 2).

A questo importo si devono aggiungere altrettante risorse finanziarie del cofinanziamento nazionale. Pertanto, il valore complessivo della spesa pubblica per lo sviluppo rurale per l’Italia è di 20,85 miliardi di euro in sette anni. Una somma del 6% superiore rispetto a quella della programmazione 2007-2013, a dimostrazione della crescente importanza dello sviluppo rurale nell’ambito della Pac.

Per tener conto della diversa capacità di spesa dimostrata dalle Regioni nel periodo di programmazione 2007–2013, il riparto per il periodo 2014-2020 prevede una diversificazione dei tassi di cofinanziamento comunitari, in modo da premiare le Regioni più performanti (tab. 4):

- cofinanziamento Feasr Regioni Competitività: 43,12%;

- cofinanziamento Feasr Regioni Transizione: 48,00%;

- cofinanziamento Feasr Regioni Convergenza: 60,50%.

Il cofinanziamento nazionale è del 100% per le misure nazionali e del 70% per i programmi regionali. Il cofinanziamento regionale è del 30% della quota nazionale.

Programmi regionali e misure nazionali

Nella programmazione 2014-2020 ci sarà una novità assoluta rispetto al passato: lo sviluppo rurale sarà attuato anche tramite un Programma operativo nazionale (Pon), congiuntamente a programmi regionali.

L’accordo della Conferenza Stato-Regioni del 16 gennaio 2014 ha previsto di destinare 18,6 miliardi di euro all’attuazione dei programmi regionali e 2,2 a misure nazionali, in quattro linee di intervento: gestione del rischio, infrastrutture irrigue, biodiversità animale e rete rurale nazionale.

Da questo punto di vista, la prossima programmazione 2014-2020 vedrà la coesistenza di un Pon (nazionale), insieme ai tradizionali 21 Psr regionali.

Le precedenti programmazioni (2000-2006 e 2007-2013) non avevano mai consentito la compresenza di Psr regionali e nazionali, ad eccezione della rete rurale nazionale.

Nella programmazione 2014-2020, l’Italia disporrà di un Psr nazionale con quattro misure (tab. 3):

- Gestione rischio per 1.640.000.000 € (7,86 %);

- Biodiversità animale per 200.000.000 € (0,96%);

- Infrastrutture irrigue per 300.000.000 € (1,44%);

- Rete rurale nazionale per 100.003.534 € (0,48%);

In totale, le misure nazionali assorbono 2,4 miliardi di euro, pari al 10,74% della spesa pubblica per lo sviluppo rurale.

Le Regioni predisporranno i programmi pluriennali (Psr), secondo le esigenze delle proprie zone rurali e avranno a disposizione maggiori risorse (+6%), ripartite secondo la tabella 4.

La gestione del rischio

Nella programmazione 2007-2013, la gestione del rischio (assicurazioni agevolate e fondi di mutualizzazione) faceva parte del primo pilastro della Pac (articolo 68); invece nella programmazione 2014-2020 farà parte di un Psr nazionale.

Questa scelta è particolarmente importante perché consente di finanziare il programma assicurativo nazionale in agricoltura, con criteri di omogeneità, dando continuità a un sistema che ha dimostrato un efficiente funzionamento.

La misura “Gestione del rischio” prevederà meccanismi e strategie tali da rendere applicabile l’intervento in tutto il territorio nazionale, anche attraverso l’attivazione di un “Fondo mutualistico” e delle misure di sostegno del reddito in caso di crisi.

Piano irriguo

<un altro="" tema="" che="" farà="" parte="" del="" pon="" è="" il="" Piano irriguo, che sta assumendo una notevole rilevanza a seguito dei frequenti eccessi di pioggia o scarsità di acqua (siccità) che sta colpendo ripetutamente l’agricoltura italiana.

La misura prevedrà interventi connessi alle strutture irrigue e non alla bonifica ambientale in senso lato, in quanto tali interventi non possono essere posti carico del settore agricolo.

Biodiversità in zootecnia

La misura finanzia le attività nazionali e regionali relative al miglioramento della biodiversità animale (informazioni, banche dati, controlli utili alla selezione), che consente di finanziare il programma nazionale per la gestione dei Libri Genealogici e il miglioramento genetico.

La riorganizzazione del sistema allevatoriale deve rispettare il principio di separazione fra le attività di miglioramento della biodiversità, poste a carico nazionale, da quelle di consulenza da attivare a livello regionale.

Dagli assi alle priorità

La nuova programmazione 2014-2020 offre un approccio più flessibile di quello attuale 2007-2013. Le misure non saranno più classificate a livello UE in “assi” con l’obbligo di una spesa minima per asse. Si passa dagli assi alle priorità (fig. 1).

Spetterà agli Stati membri o alle Regioni decidere, quale misura usare (e come) per raggiungere gli obiettivi fissati in base a sei priorità generali con relativi “settori d’interesse” (sotto-priorità) più specifici. Ogni Psr dovrà contenere almeno 4 priorità (fig. 2).

Le sei priorità sono fortemente incentrate sul trasferimento di conoscenze, l’innovazione, l’organizzazione delle filiere agroalimentari, la gestione del rischio, la tutela degli ecosistemi, il contrasto ai cambiamenti climatici e la riduzione della CO2, l’inclusione sociale, e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

Gli Stati membri saranno tenuti a riservare almeno il 30% degli stanziamenti provenienti dal bilancio dell’UE per lo sviluppo rurale a determinate misure di gestione delle terre e alla lotta contro i cambiamenti climatici, e almeno il 5% all’approccio Leader.

Nel nuovo periodo di programmazione gli Stati membri o le Regioni avranno anche la possibilità di mettere a punto sottoprogrammi tematici per concentrarsi meglio su specifiche esigenze: giovani agricoltori; piccoli agricoltori, zone montane, donne nelle zone rurali, mitigazione dei cambiamenti climatici, biodiversità, filiere agroalimentari corte.

Prossimi mesi decisivi

Ormai ci sono tutti gli elementi per portare a termine la programmazione dello sviluppo rurale 2014-2020; i prossimi tre mesi saranno decisivi.

Il compito delle Regioni nella programmazione è notevolissimo e i margini di manovra sono molto ampi.

Gli agricoltori devono essere partecipi, vigili e propositivi: c’è in gioco lo strumento di politica agraria più importante dei prossimi sette anni. Un’occasione da non perdere.

Allegati

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Ok alla ripartizione dei fondi Psr. Per l’Italia 20,8 miliardi di euro - Ultima modifica: 2014-01-24T00:00:00+01:00 da Redazione Terra e Vita
Ok alla ripartizione dei fondi Psr. Per l’Italia 20,8 miliardi di euro - Ultima modifica: 2014-01-24T15:46:20+01:00 da Redazione Terra e Vita

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