Passa al bio, una proposta che non è mai stata così seducente. I prezzi sui mercati all’origine possono oggi arrivare al doppio del convenzionale (si veda tabella), i Piani di sviluppo rurale prevedono per la prima volta contributi specifici, esclusivi per questo metodo di produzione, il mercato al consumo vive una fase di crescita entusiasmante. Eppure l’offerta nel nostro Paese non riesce a tenere il ritmo: le disponibilità sono scarse in particolare nelle materie prime cerealicole e oleaginose, vanificando il progetto di una azienda leader come Agricola Grains di realizzare una filiera bio 100% italiana, certificata e tracciata. Almeno finora.
L’appuntamento del convegno realizzato da Edagricole assieme all’azienda padovana nel corso dell’ultima Fieragricola di Verona ha visto infatti l’assidua partecipazione di numerosi imprenditori (quasi) decisi a compiere il grande passo della conversione al bio. «L’obiettivo del 20% di superficie agricola bio – ha affermato Roberto Pinton di Assobio- auspicato 25 anni fa in occasione della pubblicazione della prima disciplina europea di settore (Reg. 2092/91) è oggi ampiamente alla portata».
«Relativamente alla Pac – ha ricordato Angelo Frascarelli - il bio mette le aziende in una posizione di duplice vantaggio rispetto all’assenza di impegni legati al greening e all’accesso agli specifici pagamenti previsti dai Psr, con la novità della misura 11.1 (conversione al bio) e 11.2 (mantenimento)». «Siamo nel biologico da ormai un quarto di secolo – ha testimoniato Massimo Roncon di Agricola Grains -, e continuiamo a essere animati dalla passione per un metodo di produzione che garantisce soddisfazioni etiche ed economiche, vogliamo dare il nostro contributo nella tutela dell’ambiente, ma anche condividere con i nostri fornitori unìimperedibile occasione di reddito». «La nostra struttura - ha informato Michele Galazzo, tecnico dell’azienda con sede ad Arre (Pd) – è in grado di assicurare ai fornitori un’assidua assistenza tecnica e burocratica, con garanzie di assorbimento del prodotto». Proposte allettanti a cui rispondere con relativa urgenza: la prima scadenza è infatti imminente. L’entità del contributo dei Psr dipende dalle scelte regionali. Si va da un massimo di 559 €/ha per le conversioni delle aziende a seminativi (Veneto) a un minimo attorno ai 150 €/ha in altre regioni. Per le amministrazioni che per prime hanno ricevuto il via libera da Bruxelles per i Psr la scadenza dei bandi è però imminente. E non è lontana anche la chiusura dei bandi per la misura 3.1.01 (partecipazione ai regimi di qualità). Un intervento che in alcune regioni prevede anche il rimborso delle spese di certificazione per le nuove aziende bio.
Sul prossimo numero verrà allegato a Terra e Vita un supplemento con una sintesi delle relazioni e il dettaglio dei confronti tra i costi colturali bio/convenzionale
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