Cresce la confidenza delle imprese vitivinicole con web e social network. Un fenomeno che, dalle dinamiche (in crescita) dei click di acquisto, si porta dietro la crescita del canale e-commerce. Una tendenza che deve però passare per un giusto approccio delle imprese vitivinicole con il mercato virtuale che prevede scelte strategiche per trovare la soluzione e-shop più adatta alla dimensione d’impresa.
Secondo i dati Wine monitor Nomisma, Gran Bretagna e Cina sono i maggiori big spender on-line con vendite per 106 e 99 milioni di bottiglie (+3% per la Gran Bretagna e un balzo +173% per la Cina). A seguire Francia, poi Stati Uniti e Germania (rispettivamente con 84, 51 e 40 milioni di bottiglie) e più indietro l’Italia con soli 29 milioni di bottiglie anche se con un incremento a due cifre (+23%).
Un canale in crescita e i margini di miglioramento sono ampi: il food&grocery è infatti considerato un settore ancora “emergente” nell’ambito di un canale e-commerce essenzialmente trainato dai servizi e, in particolare,dal turismo. «L’acquisto di cibi e bevande (vino compreso) nel 2015 ha rappresentato – ha detto Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano – il 3% circa delle vendite da siti italiani ed è uno dei settori più dinamici ». Ma per il vino i numeri in termini assoluti sono ancora più limitati: a fronte di un consumo interno pari a quasi 20,5 milioni di ettolitri di vino, le vendite on-line (le 29 milioni di bottiglie) rappresentano solo l’1% dell’off-trade.
Anche l’Osservatorio vino digitale ha reso noto che, a fronte del 44% delle cantine che già oggi vendono on-line, sono sempre più le imprese vitivinicole che hanno intenzione di avviare a breve il commercio su siti web e marketplace. Un dato confermato al 50° Vinitaly.
Ampi margini di miglioramento per l’e-commerce enoico dunque, ma occorre strategia. Questa la sintesi dell’incontro tra produttori e Amazon Italia durante una delle sessioni del World Wine web: una carrellata di 10 incontri tra i produttori e gli esperti Facebook, Twitter, Google, eBay e, appunto, Amazon Italia che si sono tenuti nello stand Mipaaf.
«Il mercato on-line per il vino ha un potenziale a livello globale di più di 6,5 miliardi di euro – ha detto Giulio Lampugnani Manager Amazon Marketplace Italia – l’Italia in questo settore è ancora piccola – ha proseguito – il mercato on-line per il vino si attesta intorno ai 24 milioni di euro. Occorre crescere ancora tantissimo».
Cosa fare quindi per vendere sul web? Oltre alla disponibilità di vino da collocare sullo scaffale virtuale, occorre creare un catalogo on-line di immagini ad alta risoluzione e descrizioni complete, elementi necessari per cercare di ridurre la distanza tra la bottiglia e il cliente, key factor che secondo Amazon Italia pesa per il 58% nella scelta d’acquisto. La scelta dello spazio web, i contatti con la potenziale clientela e la gestione della logistica e delle spedizioni completano il processo di vendita on-line tuttavia con differenze sostanziali tra e-shop aziendale e marketplace. Opzioni tra l’altro non alternative ma spesso complementari: il primo prevede costi di avvio ma consente di personalizzare e delineare una forte identità dello scaffale on-line, il secondo è in grado di assicurare, senza costi iniziali di predisposizione e gestione del sito e-commerce, l’accesso diretto ad una larga base di clientela e la gestione del processo, ormai collaudato, di acquisto e di consegna (tracciata) del vino. Un servizio che prevede una commissione del 15% sul fatturato al cliente finale, incluse le spese di spedizione.
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