Centotrent’anni di storia, tutti dedicati al riso. L’azienda agricola Gatti nasce nel 1895, fondata da Agostino Gatti a Frassineto Po, in provincia di Alessandria. Circa un secolo fa i Gatti vendono i terreni e si trasferiscono pochi chilometri più a ovest, a Valle Lomellina, in provincia di Pavia, dove ne acquistano altri. Nel corso del tempo espandono l’azienda fino ai circa 300 ettari di oggi, di cui 200 coltivati a riso. Alla guida dell’azienda ci sono Massimo Gatti, 73 anni e il figlio Alessandro di 48: quarta e quinta generazione. Con loro lavorano cinque persone. Per capire il legame dei Gatti con la loro terra e con la comunità locale, basti sapere che Massimo, suo padre e suo nonno sono nati in una delle cascine dell’azienda e che all’interno della stessa c’erano la chiesa e la scuola elementare. La madre di Massimo è stata per molti anni la maestra.
Oggi i Gatti coltivano una manciata di varietà, prevalentemente sempre le stesse. «Lungo B da parboiled, Arborio e Carnaroli. Quest’anno abbiamo inserito un Lungo A, il Baldo» spiega Alessandro, che ha deciso di affiancare il padre alla guida dell’azienda agricola dopo gli studi in giurisprudenza e alcuni anni da avvocato.
La conduzione agronomica
Da due decenni per il riso i Gatti hanno adottato la semina in asciutta, il resto dei terreni è coltivato a frumento tenero, soia, colza e pisello proteico, oltre ai pioppeti nel Comune di Morano sul Po. «Nonostante quello che si sente dire, con l’asciutta le rese sono buone – afferma Alessandro – e per gli ibridi sono addirittura superiori alla coltivazione in immersione. Inoltre, la gestione del ciclo colturale è molto più semplice e non si deve litigare per l’acqua».
La conduzione agronomica è abbastanza semplice, con alcuni accorgimenti. «Il brusone per fortuna da noi non c’è – precisa l’imprenditore lombardo –. Facciamo i trattamenti per Carnaroli e Arborio, le due varietà più soggette a sviluppare la malattia e cerchiamo di frazionare molto le concimazioni. Perché se si abbonda, soprattutto con la prima somministrazione di azoto, c’è una maggiore probabilità che il brusone si sviluppi».
E proprio per dosare al meglio la fertilizzazione da quattro anni i Gatti si sono dotati di uno spandiconcime a rateo variabile della Amazone (il ZA-TS 2600), dopo aver realizzato le mappe di prescrizione. «Gli effetti positivi della concimazione a rateo variabile sono evidenti – sottolinea Alessandro Gatti – perché ti permette un’omogeneità della distribuzione che si riflette in accestimento e maturazione uniformi e quindi un’umidità uguale dei chicchi che consente di ottimizzare tempi e costi dell’essiccazione. E poi con l’azienda mappata si possono ordinare i mezzi tecnici con le quantità precise, gli scarti sono ridottissimi».
La rotazione applicata per combattere le malerbe e mantenere la fertilità del terreno è: riso, frumento, soia e di nuovo riso.
Pur con qualche difficoltà legata alle regole sulla permanenza in campo delle colture intercalari, i Gatti hanno aderito all’ecoschema 4, per ottenere il contributo previsto: «Chi ha scritto gli ecoschemi non conosce l’agricoltura – lamentano i risicoltori pavesi – i tempi del nostro lavoro sono dettati da una variabile non calcolabile che è il clima. Se per esempio arrivo lungo a finire di trebbiare il riso, mettiamo a fine novembre a causa delle condizioni meteo, poi devo erpicare e seminare 200 ettari di cover crop. Ma ai primi di dicembre può nevicare – spiegano –. E poi devi lasciare la coltura di copertura sul terreno fino a un mese prima di prepararlo per la semina. Ma se il tempo non è bello, se piove e non posso entrare in campo, come faccio? Dovremmo avere 25 trattori per fare il lavoro in poco tempo».
Per le lavorazioni meccaniche i Gatti utilizzano mezzi propri, ad eccezione della trebbiatura che fanno fare a un contoterzista. «L’ultima trebbia l’abbiamo venduta l’anno scorso – raccontano – per ottimizzare i costi: ormai l’acquisto di una macchina del genere, nuova, si giustifica a partire da 450 ettari lavorati. Anche perché l’obsolescenza di queste macchine è abbastanza veloce. Poi, certo, devi trovare il contoterzista onesto e che lavora come se l’azienda fosse sua: se gli dico di andare più piano rallenta, se gli chiedo di tagliare più basso lo fa». La seminatrice è una Mascar Oregon 500. Nove sono i trattori, tutti New Holland, con caricatore frontale, poi un telescopico della Manitou e botte diserbo Kuhn Lexis con guida automatica. Il riso raccolto viene stoccato in un magazzino in muratura, quindi, il prodotto grezzo viene conferito a riserie come Curtiriso, Scotti, Gallo e altre.
La copertura assicurativa
I Gatti si assicurano contro il rischio grandine praticamente da sempre e dal 2012 sono clienti di Vh Italia assicurazioni, seguiti dall’agente Davide Baldini e associati al Codifesa di Bologna e Ferrara, uno dei primi ad avere soci al di fuori del proprio territorio. Con l’evoluzione della normativa sulle polizze agevolate che impone di abbinare a quella contro la grandine anche garanzie verso altre avversità per ottenere i contributi, i Gatti hanno iniziato a sottoscrivere una polizza per avversità di frequenza per grandine, vento forte più una terza avversità che quasi sempre è l’eccesso di pioggia.
«L’eccesso di pioggia è molto interessante per soia, colza e soprattutto frumento – spiega Alessandro – ma la nostra polizza non si limita a risarcire il danno da asfissia radicale. Vh Italia assicurazioni ci ha proposto un prodotto che tutela dall’effetto meccanico che l’eccesso di pioggia può provocare, cioè l’allettamento. Perché se piove e lo stelo è bagnato può allettarsi anche con un vento che spira a 25/30 km/h».
In pratica si tratta di una polizza combinata che in un giorno senza precipitazioni richiede un vento a 50 km/h per risarcire il danno da allettamento, mentre se piove, la velocità del vento necessaria per far scattare l’indennizzo cala proporzionalmente rispetto all’intensità della pioggia. «Questa polizza sull’eccesso di pioggia costa un po’ di più rispetto a quelle tradizionali perché ha franchigia 20% e non 30% come di solito, ma abbiamo preferito acquistare un prodotto che ci serve e che quindi ci risarcisce in caso di danno rispetto a una polizza che serve solo per incassare il contributo» specifica Alessandro. L’offerta di Vh Italia assicurazioni per l’azienda Gatti è molto varia e tagliata su misura alle esigenze espresse di anno in anno. Ad esempio, le franchigie possono essere fisse o scalari.
Le polizze integrative
Ma non finisce qui. Dato che gli strumenti assicurativi agevolati hanno una soglia di danno del 20% sotto la quale non scatta l’indennizzo, l’azienda Gatti acquista da Vh Italia assicurazioni anche una polizza integrativa per la parte di danno sottosoglia. «Supponiamo che abbia già trebbiato il 90% della superficie – spiega Gatti – poi magari grandina e subisco un danno del 100% sul 10% rimasto in campo. La polizza con agevolazione statale valuta il danno in base alla superficie totale, quindi in questo caso sarebbe del 10% e non avrei diritto all’indennizzo perché sotto la soglia del 20%».
Sempre nell’ottica di una corretta gestione del rischio, da alcuni anni i Gatti sottoscrivono un’altra polizza integrativa, quella sul prezzo, per “correggere” le lacune dello Standard value.
«Serve soprattutto per gli ibridi – ammette Gatti –. L’anno scorso con i Lunghi B ibridi abbiamo avuto una resa di 105 quintali all’ettaro, ma con lo Standard value non posso assicurare tutta la resa e nemmeno il prezzo corretto. Ad esempio, nel 2024 certi ibridi avevano uno Standard value di 2.800 €/ha ma la mia Plv era di almeno 5.250 €/ha. Diciamo che il sistema delle assicurazioni agevolate è un po’ limitante per fare una corretta gestione del rischio, ma al tempo stesso il contributo è utile per far quadrare i conti».
Assicurarsi conviene
Ma alla fine, calcolando i costi delle polizze e la burocrazia, assicurarsi conviene? «Per la nostra esperienza senza dubbio sì – scandiscono Massimo e Alessandro – il costo delle polizze incide per un 3,3% lordo sulla nostra Plv, che con il contributo si riduce a circa il 2% netto, compresa anche la quota che versiamo al consorzio di difesa. A queste percentuali e considerando l’andamento climatico degli ultimi anni non assicurarsi è una follia. E poi c’è un altro fattore da tenere in considerazione – concludono i risicoltori lombardi – anche se nelle assicurazioni agricole non ci sono le classi di merito come per l’Rc auto, instaurare un rapporto duraturo con la stessa compagnia consente di avere condizioni migliori».










