Costituire un riferimento strategico con analisi aggiornate sullo stato di adozione dell’innovazione tecnologica in agricoltura, evidenziando gli attuali limiti e le sfide future per una moderna e sostenibile gestione del settore agricolo nel nostro Paese: sono gli obiettivi ambiziosi che si prefigge il "Libro Bianco sull’Agricoltura di Precisione in Italia". La presentazione dei lavori del volume, frutto di una ricerca durata 3 anni, coordinata da BF SpA e dall’associazione senza scopo di lucro Futuri Probabili, che opera nel campo dell’innovazione promuovendo l’intreccio tra competenze tecnologiche e saperi umanistici, si è tenuta presso la Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati.
Alla ricerca hanno collaborato 62 tra professori ed esperti provenienti da 14 Università (Bolzano, Perugia, Brescia, Politecnico di Bari, Bologna, Firenze, Università degli Studi di Milano, Tuscia, Padova, Parma, Federico II, Teramo, Sapienza) e 9 tra consorzi e imprese (Crea, Asi, Osservatorio Smart AgriFood, E-geos, Cnr, BF SpA, Confagricoltura, CER Consorzio Emiliano Romagnolo).
L’evento, che ha rappresentato un'importante occasione di analisi e confronto trasversale favorendo l'integrazione tra competenze e discipline diverse, ha visto la partecipazione del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha sottolineato come le nuove tecnologie possano rendere il settore più efficiente e competitivo, ed è stato aperto dal presidente dell'associazione Futuri Probabili Luciano Violante e da Michele Pisante, ordinario di Agronomia all’Università di Teramo e presidente di BF SpA.

Agricoltura di precisione, «Serve capitale umano qualificato»
Pisante mettendo in luce i risultati della ricerca, gli effetti dei investimenti del Pnrr e la necessità di sinergia pubblico-privato per favorire la diffusione delle applicazioni, ha quindi spiegato che il Libro Bianco sullo sviluppo dell’agricoltura di precisione in Italia è un rapporto sistemico che parte dalle linee guida ministeriali del 2017 e analizza l’evoluzione del settore fino ad oggi, mettendo in risalto criticità e gap da colmare «affinché l’agricoltura di precisione diventi un sistema adottato a scala nazionale».
Ad oggi la strada per una più ampia e corretta adozione delle innovazioni digitali è ancora in salita. Infatti, come sottolineato da Pisante, «L’obiettivo al 2022 del 10% della superficie agricola nazionale coltivata mediante tecniche di precisione non è stato ancora raggiunto e tra diversi i motivi vi è anche la scarsa qualificazione del capitale umano. Per uscire da questo stallo – ha affermato – serve nuovo impulso».
Sul nodo formazione è intervenuto anche Angelo Frascarelli dell’Università degli studi di Perugia, precisando: «L’agricoltura di precisione non è utilizzata perché mancano misure di accompagnamento. Le aziende hanno bisogno di servizi di consulenza, prove dimostrative, formazione di imprenditori, tecnici e operai».
L’innovazione quindi, come incalzato da Marcello Donatelli di BF Educational, «esiste solo quando puoi utilizzare uno strumento».
Disponibilità dei dati e continuità alla ricerca
Altro nodo da sciogliere riguarda la qualità e la disponibilità del dato che, come sottolineato da diversi relatori, deve essere aperto e accessibile.
Ma non solo, è fondamentale, come rimarcato da Raffaele Casa dell’Università degli studi della Tuscia, «Dare continuità alla ricerca, affinché i risultati intermedi o finali diventino delle innovazioni applicate».
Agricoltura di precisione, le nuove frontiere
Oltre agli ostacoli, il convengo ha messo in luce anche tutti i vantaggi che il settore primario può e potrà ottenere estendendo l’applicazione dell’agricoltura di precisione in campo. Si è parlato a riguardo del coinvolgimento delle tecnologie dello spazio al servizio dell’agricoltura, di imaging molecolare nelle piante, dello sviluppo di nuovi biosensori che si inseriscono nel fusto delle piante per monitorarne la condizione fisiologica nel tempo.
Il seminario, che ha rappresentato un momento di confronto multidisciplinare, ha voluto mettere al centro la strategicità dell’agricoltura di precisione come sistema integrato per affrontare le sfide della modernità relative a una migliore gestione dei processi produttivi e all’adattamento ai cambiamenti climatici.
«Utilizzazione intensiva e coordinata delle nuove tecnologie»
In conclusione Violante ha ribadito che «la situazione internazionale esige che ogni Paese si attrezzi nel miglior modo possibile per garantire la propria autonomia alimentare. Questo risultato può prodursi solo attraverso l’utilizzazione intensiva e coordinata delle nuove tecnologie».
Il ruolo degli agromeccanici
A margine della presentazione del position paper abbiamo sentito anche il parere di Cai Agromec (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani) che era presente all’evento, in quanto coinvolta operativamente nello sviluppo dell’agricoltura di precisione.
«Questa tecnologia consente già oggi di migliorare la sostenibilità e l’efficienza delle produzioni, aumentando la competitività delle nostre filiere agroalimentari», ha dichiarato Luciano Petrini, agromeccanico e presidente del Frima (Federazione regionale imprese di meccanizzazione agricola delle Marche).
Michele Pedriali, vicepresidente di Cai Agromec, ha invece evidenziato un dato rilevante: «Nel 15,8% di informatizzazione in agricoltura rilevato dall’Istat nel 2020, il numero è aggregato tra imprese agricole e quelle agromeccaniche, che sono i primi acquirenti e utilizzatori su larga scala di trattrici e attrezzature evolute e innovative».
Ciò comporta, ha concluso Pedriali, che «i contoterzisti in agricoltura permettono anche alle imprese agricole di medie e piccole dimensioni di beneficiare di queste tecnologie, che altrimenti non potrebbero permettersi».














E’ semplicemente avvilente leggere articoli come questo. Si parla di agricoltura, ma la voce di chi la vive ogni giorno nei campi non viene ascoltata. Hanno parlato professori, esperti e ministri, ma chi coltiva la terra è stato escluso.
Sbaglio o il coinvolgimento diretto degli agricoltori sarebbe stato fondamentale per un’analisi reale delle criticità e delle sfide dell’innovazione?
La questione è tragica perché manca il capitale umano, Ancor più che quello intellettuale. Ne sono testimone. Volevo sperimentare alla mia non tenera età una idea nella olivicoltura intensiva attraverso l’ utilizzazione di tecniche culturali non invasive, ecologiche ed esperienziali,economicamente compatibili non già e non solo con la grande impresa olivicola ma soprattutto con quella di medie dimensioni. L’ ambiente, in cui l’ idea, a parer mio, poteva trovare sviluppi interessanti è la Puglia,per diverse e comprensibili ragioni ma soprattutto per il ruolo che l’ università di Bari esprime in questo campo. Sono in pensione, per restare vivo, ho studiato la questione da molti di vista, ho anche fatto un viaggio in Andalusia, nel cuore della olivicoltura spagnola, ma soprattutto mi sono confrontato con la intelligenza artificiale ponendo questioni non solo tecniche ma anche manageriali e di marketing. Le risposte sono state chiare, sintetiche e fortemente documentate. Ho anche coinvolto mio figlio, dottore di ricerca in matematica applicata, in geometria computazionale, nell’ imaging , nella machine learning e nell’ analisi dei dati. L’ applicazione delle sue conoscenze nel campo oggetto della vostra pregevole ricerca, la possibilità di sperimentarle , con il contributo delle persone volenterose, in concreto in un terreno, sono una opportunità da cogliere? Da mio figlio aspetto una risposta
Grazie