Inadeguatezza del sistema italiano di risarcimenti per gli agricoltori colpiti da calamità, come l'alluvione che ha colpito più volte l'Emilia-Romagna. Attualmente, le procedure d'accesso agli aiuti risultano troppo lunghe e complesse, lasciando molte aziende in difficoltà. E i mutamenti climatici che colpiscono la filiera ortofrutticola italiana. Secondo il recentissimo studio condotto dal Crea Politiche e Bioeconomia, finanziato dall’Unione Europea, le variazioni climatiche stanno influenzando negativamente la qualità e la tipicità dei prodotti ortofrutticoli, con impatti diretti sulla redditività delle aziende.
Aluvione, prendere esempio dalla Spagna
Sono i punti salienti della relazione presentata dal presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna Giancarlo Minguzzi all’assemblea annuale. Sui risarcimenti Minguzzi ha citato l’esempio virtuoso della Spagna, dove «il governo ha introdotto un sistema di aiuti diretti per le aziende agricole colpite dall'alluvione. Gli agricoltori ricevono i fondi senza dover presentare alcuna domanda preliminare, velocizzando così il processo di ristoro e garantendo il sostegno immediato al comparto».
Secondo Minguzzi per migliorare il sistema di risarcimenti, si dovrebbe intervenire su più fronti. «Primo: snellire le procedure burocratiche, rendendo l’accesso ai fondi più rapido ed efficiente. Un sistema automatizzato per la valutazione dei danni, gestito da enti locali o nazionali, potrebbe garantire una gestione più equa e veloce delle richieste, eliminando passaggi superflui. Inoltre, sarebbe opportuno istituire un Fondo di emergenza dedicato al settore agricolo, attivabile immediatamente in caso di calamità, per fornire un sostegno concreto e tempestivo alle aziende in difficoltà».
I danni provocati dagli eventi climatici estremi
Le calamità naturali hanno provocato nel 2023 (rapporto Ismea) danni che superano il miliardo di euro, con un impatto devastante su molte produzioni e territori chiave come in primo luogo l’Emilia-Romagna, le Marche e il Veneto. «La nostra Regione, cuore pulsante della produzione ortofrutticola italiana con una Plv di 11,2 miliardi di euro su una superficie di quasi 57.000 ettari è stata segnata da quattro alluvioni in soli 18 mesi – ha sottolineato Minguzzi –. Le piogge intense, accompagnate da allagamenti e frane, hanno colpito pesantemente le coltivazioni, impedendo in molti casi la raccolta e, successivamente, le semine».
I principali danni riportati sono stati così classificati:
- allagamenti e cracking dei frutti: le piogge incessanti, con picchi di oltre 100 mm in due giorni, hanno provocato danni irreparabili alle mele Fuji e Pink Lady, compromettendo la qualità e la commerciabilità del prodotto;
- frane e difficoltà di accesso: nelle aree collinari, movimenti franosi ancora attivi hanno reso difficoltoso l’accesso ai frutteti, penalizzando le operazioni di raccolta di cachi e kiwi;
- compromissione delle colture: la maturazione dei kiwi è stata rallentata, con un abbassamento del grado zuccherino (Brix) che potrebbe influire negativamente sulla conservazione a lungo termine.
Una delle cause principali dell’aggravarsi di queste calamità è stata individuata nella carenza di manutenzione del territorio, aggravata dall’assenza di infrastrutture adeguate, come le casse di espansione per i fiumi. Secondo Fruitimprese ènecessario agire tempestivamente per prevenire futuri disastri, considerando che i fenomeni climatici eccezionali sono destinati a diventare sempre più frequenti.
Dialogo con il nuovo governatore De Pascale
«Mi propongo di trasmettere questa relazione al nuovo governatore regionale De Pascale – ha aggiunto Minguzzi –. Siamo ben consci che la sua capacità d’azione sarà inevitabilmente limitata di fronte alla complessità e all’ampiezza delle problematiche che gravano sul nostro comparto. Tuttavia, confidiamo che le osservazioni e le proposte contenute in questa relazione possano rappresentare un utile contributo per accrescere la sua consapevolezza sulle esigenze del settore e fornire una base per orientare le future politiche regionali. Le nostre priorità rimangono la salvaguardia delle aziende agricole, la valorizzazione della qualità del Made in Italy e la costruzione di un sistema più resiliente alle sfide future».
Annata 2024 tra luci e ombre
Quanto al bilancio della stagione ortofrutticola 2024 il presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna ha fatto notare che si tratta di «un mosaico complesso di risultati positivi e criticità. Da un lato, si registra un incremento nell’export, con un +5% in volume e un +3% in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, segnando un totale di quasi 2,8 miliardi di euro nel primo semestre. Dall’altro, la produzione interna ha dovuto fare i conti con calamità naturali e problematiche strutturali, che hanno colpito duramente il comparto». I dati raccolti evidenziano andamenti differenti a seconda dei prodotti.
- Frutta fresca: nonostante una leggera riduzione in volume (-2,9%), si osserva una crescita del valore (+5,5%), grazie all’aumento dei prezzi per alcune varietà di qualità;
- Pesche e nettarine: chiudono la campagna con risultati soddisfacenti in termini di qualità e quotazioni, dimostrando la forza del comparto;
- Mele: stabili in volume, ma con un valore in aumento (+10,93%), trainato dalle varietà di pregio;
- Kiwi e pere: in forte crisi. Le pere hanno subito un calo drammatico del 64% in volume e del 54% in valore, mentre il kiwi ha perso quasi un terzo della produzione rispetto al 2023.
Ostacoli per l'export
La congiuntura internazionale presenta ostacoli significativi per il nostro export ortofrutticolo. Minguzzi segnala tre criticità:
- Export extra-Ue: il blocco del Canale di Suez ha ridotto drasticamente (-80%) le spedizioni verso l’India, mettendo a rischio le esportazioni di mele e altri prodotti.
- Competizione internazionale: operatori polacchi e serbi stanno conquistando quote di mercato nel Medio Oriente, sfruttando costi di produzione più bassi.
- Crisi europea: l’instabilità politica e le incertezze sulle politiche agricole europee rappresentano un ulteriore motivo di preoccupazione.
«Nonostante ciò l’Italia mantiene una forte presenza sui mercati internazionali, grazie alla qualità riconosciuta dei suoi prodotti – ha concluso Minguzzi –. L’introduzione di nuove varietà e la diversificazione delle destinazioni possono rappresentare strategie vincenti per affrontare queste sfide».