Basilicata, manca l’acqua per il pomodoro da industria

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Nella piana di Lavello (Pz) i trapianti medi e tardivi stanno patendo molto lo stress termico e idrico, hanno avuto una fioritura difficile e accusano uno sviluppo stentato e problemi di marciume apicale
Nella piana di Lavello circa 3000 ettari a rischio per le elevate temperature estive e per la scarsità di acqua disponibile

Nelle dighe lucane, rispetto a un anno fa, ci sono 210 milioni di m³ in meno di acqua. Al momento sono disponibili circa 260 milioni di m³, una quota di meno di un terzo della capacità complessiva di accumulo che serve per gli scopi potabili, irrigui, industriali della Basilicata e di parte della Puglia. Il Consorzio di bonifica della Basilicata sta effettuando continuamente manovre sugli schemi idrici per garantire le portate necessarie al settore agricolo, ma la tendenza alla diminuzione, con piogge scarse o assenti e temperature molto elevate, destano preoccupazione. Un’area agricola che sta particolarmente soffrendo per la mancanza di acqua irrigua è la piana agricola di Lavello (Pz), al confine nord-orientale della Basilicata con la Puglia. Circa 3000 ettari coltivati a pomodoro da industria, denuncia Mario Cardone, agronomo lavellese di campo, rischiano di produrre rese molto basse, in parte sono già seriamente compromessi.

Basilicata pomodoro da industria in stress termico e idrico

In Basilicata i trapianti precoci di pomodoro da industria, effettuati a fine aprile, sono in fase di maturazione: le bacche dei primi due palchi sono già rosse, quelle del terzo e del quarto palco stanno invaiando. A causa delle elevate temperature succedutesi da metà giugno in poi e soprattutto nelle ultime settimane, hanno un anticipo di 10-15 giorni. Le rese previste sono abbastanza buone, le scottature causate dalle alte temperature e dalla scarsità di acqua disponibile rimangono in limiti accettabili, poiché le piante si sono formate bene e hanno sviluppato un apparato fogliare in grado di coprire bene le bacche.

«Invece i trapianti medi, eseguiti dal 10 al 25 maggio, e quelli tardivi, dal 26 maggio alla prima decade di giugno, cioè quelli più consistenti, stanno patendo molto il doppio stress termico e idrico, hanno avuto una fioritura difficile e accusano uno sviluppo stentato e problemi di marciume apicale. Maggio è decorso abbastanza fresco, le prime due settimane di giugno sono state sopportabili anche grazie a una discreta disponibilità di acqua irrigua. Da metà giugno il rialzo termico si è negativamente combinato con l’insufficiente disponibilità di acqua, palesatasi con la diminuzione delle ore irrigue o con turni sempre più lunghi».

Dalla diga di Conza poca acqua disponibile

Alcuni decenni fa, ricorda Cardone, la piana di Lavello godeva di una buona disponibilità irrigua grazie alla diga campana di Conza e alla diga lucana del Rendina.

«Adesso non è più così. La diga di Conza, che accumula l’acqua dal fiume Ofanto in Campania, è piena. L’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale destina parte dell’acqua in essa disponibile agli usi potabili del Sud foggiano, mentre la restante arriva alla traversa Santa Venere a Rocchetta Sant’Antonio (Fg), dove, con appositi canali, viene ripartita fra il Consorzio per la bonifica della Capitanata, il Consorzio di bonifica Centro-Sud Puglia e il Consorzio di bonifica della Basilicata. È una ripartizione non equa, perché il consorzio foggiano usufruisce anche della diga di Marana Capacciotti in agro di Cerignola e l’altro consorzio della diga sul Locone in agro di Minervino Murge (Bt). Invece il consorzio lucano non può attingere da altra diga. La vicina diga del Rendina, che attingeva acqua dal torrente Olivento, non è più attiva da tempo. Circa 20 anni fa furono realizzati lavori di ripristino del muro di contenimento, ma l’Ente Dighe non autorizzò il riempimento della diga perché non erano stati bene eseguiti. Adesso sono stati stanziati fondi del Pnrr per rimetterla in sesto, ma occorreranno degli anni».

Per 3000 ettari appena 600 litri al secondo

Di fatto, osserva Cardone, attualmente 3000 ettari coltivati in Basilicata a pomodoro da industria devono accontentarsi e spartirsi 600 litri al secondo, davvero pochi a fronte delle esigenze dei campi.

«Il Consorzio di bonifica della Basilicata tre settimane fa ha chiesto all’Acquedotto pugliese una compensazione: 5 milioni di m³ in più dalla diga di Conza, in cambio di 5 milioni di m³ della diga lucana del Pertusillo, che alimenta l’Acquedotto pugliese. Ma al momento non è stata ricevuta alcuna risposta. Intanto i campi di pomodoro languono, le piante soffrono, di questo passo le rese saranno basse, davvero misere, e i produttori non porteranno reddito a casa e non potranno pagare i fornitori di mezzi tecnici. Sono a rischio investimenti complessivi per milioni di euro e quindi le sorti dell’intero comparto e dell’indotto».

Basilicata, manca l’acqua per il pomodoro da industria - Ultima modifica: 2024-07-17T22:30:46+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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