Dazi giù per le auto, ma l’agricoltura italiana paga il conto

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L’accordo con Washington avvantaggia l’industria, mentre allevamenti e filiere di qualità temono dumping e perdita di tutele

La tregua doganale con Washington, presentata dalla Commissione europea a fine agosto, sta già dividendo opinione pubblica e mondo agricolo. L’accordo bilaterale con gli Stati Uniti prevede, sul fronte americano, una riduzione dei dazi all’importazione per auto e componenti europei al 15%, con effetto retroattivo dal 1° agosto. Un beneficio stimato in oltre mezzo miliardo di euro al mese per i costruttori dell’Unione. In cambio, Bruxelles propone l’eliminazione di una serie di dazi su prodotti industriali e su alcune categorie agricole considerate “non sensibili”, oltre alla proroga del regime di esenzione tariffaria per l’aragosta, ora anche trasformata.

Inoltre, dal 1° settembre Washington si impegna ad azzerare quasi del tutto le tariffe su articoli come sughero, aeromobili e loro componenti, farmaci generici e precursori chimici. A vigilare sull’intesa, una clausola che consente di sospendere immediatamente le misure in caso di inadempienza di una delle due parti.

Agricoltori sul piede di guerra

Non tutti però brindano. La European Coordination Via Campesina, la principale organizzazione contadina europea, invita governi e Parlamento a bloccare il pacchetto, giudicandolo “un Trattato transatlantico di libero scambio camuffato”. Il timore è che l’abbattimento delle barriere doganali spalanchi le porte a prodotti agricoli statunitensi meno regolamentati e con standard sanitari e ambientali inferiori.

Il settore suinicolo appare tra i più vulnerabili: negli Stati Uniti è autorizzato l’uso della ractopamina, vietata in Europa, con conseguente abbattimento dei costi di produzione. Anche i lattiero-caseari rischiano di pagare il prezzo dell’accordo: secondo stime di settore, negli Stati Uniti i costi di produzione per latte e derivati sono più bassi del 23% rispetto all’Unione. Preoccupazioni arrivano anche per i semi, per i quali si teme un rafforzamento del dominio delle multinazionali statunitensi, e per i prodotti a denominazione di origine protetta e indicazione geografica protetta, che potrebbero perdere tutele sui mercati esteri.

Un discorso a parte riguarda il vino: non figura tra i beneficiari dell’intesa e continuerà a scontrarsi con dazi e con barriere distributive molto rigide negli Stati Uniti.

Danimarca, 626 milioni per piantare foreste

Accanto ai dossier commerciali, Bruxelles ha dato il via libera a un importante programma ambientale danese. Con un budget da 626 milioni di euro, il progetto finanzierà fino al 100% dei costi per nuovi rimboschimenti su terreni agricoli idonei. Le superfici trasformate in “foreste intatte” riceveranno compensazioni aggiuntive. L’obiettivo di Copenaghen è ambizioso: arrivare entro il 2045 a destinare almeno il 10% del territorio nazionale a boschi e aree naturali.

Influenza aviaria: nuovi test del Centro comune di ricerca

Il Centro comune di ricerca dell’Unione europea, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’ente scientifico belga Sciensano, ha sviluppato due nuovi saggi digitali di reazione a catena della polimerasi (RT-PCR) ad alta precisione. Questi test permettono di identificare i virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità della famiglia A(H5Nx), clade 2.3.4.4b, responsabili di focolai ricorrenti in Europa e a livello globale.

Commercio internazionale: l’Ue perde un round sul biodiesel

L’Organizzazione mondiale del commercio ha accolto in larga misura il ricorso presentato dall’Indonesia contro i dazi compensativi europei sul biodiesel prodotto a base di olio di palma. Il panel ha contestato la valutazione della Commissione europea in merito alle presunte sovvenzioni indonesiane. Ora Bruxelles dovrà riallineare le proprie misure alle regole multilaterali, a meno che non decida di appellarsi alla decisione.

Dazi, prospettive italiane

Per l’Italia, l’intesa con Washington apre scenari contrastanti. Da un lato, la riduzione dei dazi automobilistici avvantaggia la filiera della componentistica, importante nel nostro tessuto industriale. Dall’altro, la liberalizzazione agricola rischia di comprimere le produzioni lattiero-casearie e suinicole, con il pericolo di concorrenza sleale.

L’esperienza danese sul rimboschimento offre invece un modello utile per riflettere su nuovi strumenti di credito ecosistemico anche in Italia, mentre i test sviluppati dal Centro comune di ricerca potrebbero rafforzare la biosicurezza di un comparto avicolo che resta strategico per il Paese.

Sul fronte energetico, l’esito della disputa con l’Indonesia potrebbe avere ricadute anche sui prezzi dei mangimi, strettamente legati alle dinamiche delle oleaginose. Un mosaico complesso, dunque, che renderà decisive le prossime settimane di lavoro nei palazzi di Bruxelles.

Dazi, chi vince e chi perde nell’accordo Ue–Usa

Chi vince
  • Costruttori automobilistici europei (risparmio oltre 500 milioni al mese)
  • Industria farmaceutica generica
  • Settore aeronautico europeo
  • Alcuni prodotti ittici e agricoli “non sensibili”
Chi perde (o rischia di perdere)
  • Allevatori suinicoli europei (concorrenza americana a basso costo)
  • Lattiero-caseari (costi di produzione Usa più bassi)
  • Produttori di semi e sementi (timori di dipendenza da multinazionali)
  • Produttori di vino (dazi e barriere restano invariati)

Meteo agricolo europeo: chi piange e chi sorride

Aree in sofferenza

•    Romania, Bulgaria, Grecia, sud Ucraina e Turchia: siccità severa e perdite irreversibili per mais, girasole e soia.

Aree resilienti

•    Spagna, Portogallo, Italia, Francia settentrionale, Germania e Polonia: piogge regolari e temperature miti sostengono le rese.

Dazi giù per le auto, ma l’agricoltura italiana paga il conto - Ultima modifica: 2025-09-02T09:46:28+02:00 da Simone Martarello

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