L’agricoltura che fa strategia: la nuova Europa parte dai campi

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Foto 3 - Sensori per il rilevamento ottico delle infestanti (WeedSeeker)
Stop alla "retorica verde" e via libera ad azioni che possano coniugare la sostenibilità ambientale con quella economica

Una Pac in transizione, la centralità del Mar Nero, lo sviluppo dei “crediti natura” e la salute del suolo: sono solo alcune delle direttrici su cui l’Unione europea sta costruendo il nuovo corso agricolo. Un’agricoltura che non subisce più le politiche ambientali, ma le guida con strumenti propri, innovativi e concreti. Dalla Bruxelles di inizio legislatura arriva un messaggio chiaro: la sostenibilità vera nasce dalla produttività virtuosa.

Crediti Natura: quando l’ambiente genera valore

Nessuna retorica verde, ma un’idea solida e misurabile: riconoscere un valore economico ai servizi resi dalla natura attraverso la gestione attiva del territorio. È questo il senso del piano europeo 2025-2027 sui cosiddetti “crediti natura”, al centro di un documento di lavoro elaborato dalla DG Ambiente.

Il testo evidenzia il ruolo strategico di funzioni come la purificazione delle acque, la fertilità del suolo o l’impollinazione, viste non più come effetti collaterali della buona agricoltura, ma come asset da valorizzare. I crediti, una volta verificati e certificati, potranno essere negoziati sul mercato, creando nuove fonti di reddito per chi custodisce e migliora gli ecosistemi.

Si parla di strumenti complementari agli aiuti pubblici, da integrare in modo realistico nei piani aziendali. Alcuni Paesi – Francia, Finlandia, Irlanda – stanno già testando approcci regolamentati; altri, tra cui l’Italia, sperimentano soluzioni bottom-up. L’obiettivo è creare, entro il 2027, un vero mercato europeo per i servizi ecosistemici, senza compromettere la funzione primaria della terra: produrre cibo.

Mar Nero: l’agricoltura come leva geopolitica

Se c’è un ambito in cui l’agricoltura torna ad avere una funzione strategica, è la nuova iniziativa Ue per il Mar Nero. In una regione segnata dalla guerra e dalle tensioni commerciali, l’Europa propone una visione integrata che parte proprio dai settori agroalimentari.

Il documento congiunto Commissione - Alto Rappresentante pubblicato il 28 maggio definisce l’agricoltura come pilastro della stabilità regionale. Ripristinare le esportazioni di cereali e semi oleosi, rafforzare la logistica, promuovere pratiche produttive sostenibili, sviluppare cooperazione con i Paesi partner: sono queste le priorità indicate. L’iniziativa Bioeast sarà estesa a Ucraina, Moldova e Balcani occidentali, favorendo una transizione tecnologica e sostenibile.

«La sicurezza alimentare è un presidio geopolitico», ha sottolineato Ursula von der Leyen. E oggi passa dai campi, non dai salotti diplomatici.

Pac post-2027: prima i risultati, poi le regole

Il processo di revisione della Pac entra nel vivo, e lo fa con un cambio di paradigma. Al centro della riflessione lanciata dall’Ebaf (European Board for Agriculture and Food), ci sono due parole chiave: incentivo e semplificazione.

Agli stakeholder è stato chiesto un “one-pager” per identificare le priorità della futura Pac: più flessibilità, premi legati a risultati, attenzione ai giovani agricoltori e a chi lavora in aree svantaggiate. Sullo sfondo, il tema del Quadro finanziario pluriennale, atteso al vertice Ue di fine giugno.

L’agricoltura reclama spazi decisionali, non solo attuativi. Il tempo dei regolamenti calati dall’alto sembra al tramonto. Il tempo di una Pac costruita sui bisogni reali e sulla capacità trasformativa del settore sta forse per cominciare.

Suolo: capitale produttivo, non solo risorsa ambientale

Il gruppo di alto livello sull’innovazione agroalimentare, coordinato da Phil Hogan, lo dice senza giri di parole: la salute del suolo è la base economica dell’agricoltura europea. Non un principio astratto, ma un driver concreto per produttività, qualità e resilienza.

Nel documento tecnico consegnato al Consiglio, si chiede di riconoscere il suolo come “bene pubblico produttivo” e di orientare la Pac verso un sistema che premi chi rigenera materia organica, gestisce bene l’acqua, riduce l’erosione e aumenta la biodiversità utile.

Pratiche come agricoltura rigenerativa, agroforestazione, rotazione colturale e idrologia sostenibile vengono valorizzate non per l’ideologia che evocano, ma per l’efficacia con cui riducono costi, aumentano rese nel lungo periodo e migliorano la resilienza climatica. Il nuovo motto? “Sostenibile è ciò che conviene”.

Commercio agroalimentare: il contesto preoccupa

I dati di gennaio mostrano una tenuta delle esportazioni agroalimentari dell’Ue (+4% su base annua), ma anche una crescita dell’import dovuta all’impennata dei prezzi per cacao e caffè. Il mercato globale resta instabile, con tensioni politiche e speculazioni finanziarie che influiscono sul settore.

Le esportazioni verso la Cina e il Nord Africa sono in calo, mentre Stati Uniti e Svizzera registrano aumenti. Intanto, l’aumento dei costi di importazione (soprattutto da Paesi africani) rimette al centro il tema della sovranità produttiva europea.

Dazi Usa: Trump fa e disfa, l’agricoltura osserva

Il braccio di ferro tra Bruxelles e Washington continua. Dopo la sospensione, i dazi “Liberation Day” voluti da Donald Trump sono stati temporaneamente riattivati da un tribunale federale. La decisione tiene con il fiato sospeso molti settori, incluso quello agroalimentare.

Il rischio è che l’export europeo – vino, formaggi, oli, conserve – diventi bersaglio di nuove misure tariffarie. Per ora si negozia, fino al 9 luglio. Ma la lezione è chiara: la competitività agricola europea ha bisogno di certezze, non solo di resilienza.

Made in Europe: nuovi riconoscimenti per qualità e tradizione

Bruxelles continua a certificare eccellenze:

  • Pérail (FR): formaggio ovino a latte intero, emblema del Massiccio Centrale.
  • Miel de Asturias (ES): miele monoflorale dell’entroterra atlantico.
  • Pastel de Feijão de Torres Vedras (PT): dolce tradizionale portoghese a base di fagioli e mandorle.
  • Erzincan Tulum Peyniri (TR): formaggio ovino stagionato in pelle, dai pascoli anatolici.

Segnali positivi per chi fa qualità, tracciabilità e identità territoriale.

L’agricoltura come politica di sicurezza

Le pagine che arrivano da Bruxelles raccontano una verità nuova, ma evidente: l’agricoltura non è un tema tecnico, è una leva politica centrale. Serve a produrre cibo, ma anche stabilità, innovazione, coesione e credibilità internazionale.

Non è più tempo di contrapporre produttori e ambientalisti, competitività e sostenibilità, territorio e mercato. La vera transizione – non ideologica, ma strategica – passa dai campi. E oggi, a un anno dall’inizio della nuova legislatura, l’Europa sembra voler cambiare passo: non più agricoltura che si adatta all’ambiente, ma ambiente che si rigenera grazie a un’agricoltura moderna e protagonista.

L’agricoltura che fa strategia: la nuova Europa parte dai campi - Ultima modifica: 2025-06-03T09:50:11+02:00 da Simone Martarello

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