Il mondo del vino italiano, primo Paese produttore ed esportatore al mondo, vuole rialzare la testa dopo che l'Irlanda ha rilanciato le proposte Ue di alert salutistici in etichetta oltre al disconoscimento da parte di frange ambientaliste a Bruxelles del ruolo di custode del paesaggio e della biodiversità che ogni viticoltore rivendica. Incombe inoltre il rischio di dazi Usa, definiti una pesante zavorra dal presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella. E, con mercati internazionali sempre più in rallentamento, prova a mettere le carte a tavola per aprire una lunga partita, da qui a marzo, con l'Unione europea.
Tutti insieme in difesa del vino italiano
È quanto evidenziano gli Stati generali del vino, promossi dall'Ufficio del Parlamento europeo in Italia, in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, che hanno riunito a Roma il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, europarlamentari, istituzioni regionali, le organizzazioni di rappresentanza della filiera vinicola insieme a Consorzi e produttori del Vigneto Italia. Un confronto a tutto campo nelle sale del Campidoglio, dopo che il commissario all'agricoltura della Ue, Christophe Hansen, ha annunciato che la Commissione europea, senza aspettare la riforma della Pac, con un pacchetto di misure darà presto risposte al settore vitivinicolo che conta a livello Ue 2,5 milioni di aziende e tre milioni di posti di lavoro.
Lo stesso Hansen verrà a confrontarsi a Roma il 25 marzo, come ha annunciato il ministro Lollobrigida nella speranza che «l'Europa passi da una aggressione del mondo del vino a una difesa di questo comparto che è custode dell'ambiente nelle aree agricole». Sui rischio-dazi, secondo Lollobrigida, «possiamo incidere come Europa, ma l'Italia, come Paese esportatore, guarda con preoccupazione a qualsiasi ipotesi di chiusure dei mercati: preoccupa anche la possibilità di avere mercati aperti dove ci sono forti differenze nei costi di produzione».
No ai dazi e al fuoco amico
Tuttavia, per Albiera Antinori, presidente del gruppo vini di Federvini, «è una legislazione europea che sicuramente ha più attenzione al mondo agricolo e vinicolo. Vediamo poi cosa si riesce a portare a terra. Certamente i dazi sono una spada di Damocle. E poco può fare il settore del vino da solo, tanto può fare l'Europa. Vediamo poi cosa si riesce a portare a terra».
Per Confagricoltura obiettivo della trattativa con la Ue è «consentire una maggiore flessibilità nell'utilizzo delle misure e nella spesa, riportare le somme non spese all'anno dopo per impiegare le economie residue per gestire eventuali crisi». Nel frattempo, ha lamentato il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, «il settore del vino è sempre più spesso vittima di fuoco amico. I contenuti espressi nel piano Beca della Commissione Ue, a tre anni dalla sua bocciatura politica da parte dell'Europarlamento, è un'autoflagellazione di difficile comprensione. L'esempio degli health warning in Irlanda è poi inaccettabile e va contro il principi della libera circolazione delle merci; si deve fare marcia indietro. Inoltre occorre allargare l'ambito di azione con politiche commerciali come quelle con il Mercosur».
E Coldiretti, con Filiera Italia, si dichiarano pronte a scendere in piazza a difesa di un comparto che nel 2024 ha esportato per 8,2 miliardi di euro.