IA, strumento potente da usare con intelligenza

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A Udine si è parlato di casi studio e prospettive per l’IA. Robot in stalla e Dss sono realtà consolidate ma l’uomo resta insostituibile

Dall’analisi predittiva al monitoraggio in tempo reale, dalla robotica in campo alle policy europee che ne guidano l’adozione: l’intelligenza artificiale è sempre più una componente strategica dell’innovazione agricola. Il convegno “Ia in campo: prospettive di un’innovazione presente”, promosso dall’Autorità di gestione del Csr Pac 2023-2027 della Regione Friuli Venezia Giulia il 21 e 22 maggio a Udine, ha fornito uno spaccato aggiornato e multidisciplinare sul ruolo della tecnologia nel settore primario con l’obiettivo di comprendere come e quanto l’intelligenza artificiale stia cambiando – e cambierà – il modo di produrre cibo, fare ricerca, prendere decisioni in agricoltura.

Il convegno si è aperto con un inquadramento generale sul ruolo dell’intelligenza artificiale nella società e sulle sue implicazioni giuridiche ed etiche per poi spostarsi sul settore agricolo, rendendo tangibile il passaggio dall’astratto al concreto.

AI Act, AI Continent Action Plan e strategie europee per l’intelligenza artificiale sono i temi di cui ha parlato Pierluigi Londero (Head of Data Governance, DG Agri - Commissione europea), che ha evidenziato come l’Unione punti a coniugare innovazione e tutela dei diritti, anche in settori ad alto impatto come l’agricoltura. La diversità delle tecnologie adottate nei diversi Paesi dell’Ue e la percezione di regole complesse e difficili da applicare (privacy, sicurezza o incertezza normativa) però rappresentano degli ostacoli. Tecnologie come i gemelli digitali sono, invece, la nuova frontiera: modelli virtuali dell’azienda agricola che permettono di simulare scenari, testare decisioni (come l’acquisto di un trattore o un cambiamento produttivo) e scegliere l’opzione più vantaggiosa.

«In un contesto climatico incerto, questi strumenti aiutano ad adattare le attività quotidiane a eventi estremi, come siccità o piogge intense», ha affermato Londero.

Gabriele Iacolettig, della Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche della Regione Friuli Venezia Giulia

Come maneggiare i dati

Raffaele Giaffreda (Chief Innovation Scientist Fondazione Bruno Kessler, coordinatore del progetto AgrifoodTEF) ha evidenziato le sfide urgenti del settore: aumento della domanda di cibo, cambiamenti climatici e scarsità di risorse «impongono di produrre di più con meno, in modo sostenibile». Da qui la necessità di «passare da una logica di abbondanza a una di efficienza», puntando su innovazioni adottabili dagli agricoltori. «L’IA può supportare l’agricoltura di precisione, ad esempio nel conteggio dei frutti, nella gestione localizzata di fertilizzanti e pesticidi, nella raccolta automatizzata, rispondendo anche alla carenza di manodopera».

Ha voluto mettere al centro il valore dei dati nella transizione digitale dell’agricoltura Gianluca Brunori (professore ordinario di Economia Agraria all’Università di Pisa; membro del Comitato consultivo multidisciplinare dell’Accademia dei Georgofili). I dati provengono da fonti eterogenee: sensori ambientali e del suolo, immagini satellitari, droni, macchine agricole intelligenti, modelli meteorologici, telerilevamento, registrazioni aziendali e gestionali.

«Ma attenzione – ha avvertito – il rischio è che se non sono affidabili, strutturati e accessibili, gli algoritmi rimangano inutilizzabili o, peggio, forieri di errori decisionali». Il valore dell’IA risiede nella capacità di integrare i flussi informativi per elaborare scenari predittivi, supportare scelte agronomiche, ottimizzare risorse e ridurre impatti. Un esempio concreto: conoscere la temperatura corporea di una pecora, la sua posizione Gps o quanti passi compie durante il giorno diventa utile solo quando i dati vengono interpretati».

L’Intelligenza artificiale in viticoltura

Francesco Savian

Un’applicazione particolarmente avanzata dell’IA in agricoltura è quella nel settore del vivaismo viticolo. Francesco Savian (ricercatore al Centro di ricerca Vivai Cooperativi Rauscedo, PN) ha raccontato come l’investimento in automazione e digitalizzazione, integrando l’IA renda i processi più precisi, rapidi e sostenibili: «Le applicazioni in azienda sono molteplici: ricerca bibliografica; controllo degli infestanti; gestione agronomica; monitoraggio della conformità varietale nonché presenza di insetti e/o malattie; ottimizzazione logistica e valutazione della qualità post-raccolta».

Tra i progetti di ricerca e sperimentazione illustrati “iOSirisVine” (riconoscimento dei parametri di qualità di una barbatella per sviluppare un sistema di cernita automatica), “DigiGraft” (studio dell’anatomia del punto d’innesto per digitalizzare il processo di selezione della barbatella), “VineWise” (monitoraggio della qualità della barbatella in pieno campo) e “BudCounter” (identificazione delle gemme e stima della produzione in campo).

L’Intelligenza artificiale in zootecnia

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Denis Dentesano

Altri casi delle potenzialità dell’Ia applicata all’agricoltura sono stati offerti da Denis Dentesano (dell’azienda avicola di Mortegliano, UD) e da Flavio Vidoni (dell’azienda di bovini da latte a Majano, UD). Dentesano ha raccontato di come l’IA sia parte integrante del suo sistema produttivo.

«Il 100% dei nostri allevamenti è gestito da pc e monitorato da remoto: possiamo accedere in tempo reale a dati di temperatura, umidità, CO2, consumo di mangime e acqua – ha riportato –. Questo consente un intervento puntuale e mirato con decisione finale affidata a saggezza e interpretazione dell’operatore, che resta una figura centrale. Potremmo delegare alla macchina l’intero processo, ma riteniamo che l’occhio esperto dell’allevatore faccia ancora la differenza».

Nessun contributo pubblico ha finanziato questi investimenti, la scelta è nata da una valutazione economica interna. Il principio è semplice: là dove c’è un bisogno e un ritorno economico, la tecnologia viene adottata: «Abbiamo avuto un drastico abbattimento dell’uso di antibiotici: in media, un solo intervento l’anno su cinque cicli produttivi; una pratica consolidata di allevamento “antibiotic free” e un’ottima efficienza alimentare, con 1,5 kg di mangime per un kg di carne prodotta».

Flavio Vidoni

Vidoni investe in automazione da una ventina d’anni, in particolare nel processo di mungitura: da una gestione tradizionale alla robotizzazione, saltando la fase intermedia della sala mungitura.

«L’investimento iniziale, circa un milione e mezzo di euro, ha portato ottimi risultati – ha sottolineato – da quindici anni i robot lavorano ininterrottamente, garantendo affidabilità e continuità». Inoltre, l’azienda ha introdotto un sistema automatizzato di alimentazione, in base al quale un carro miscelatore dosa e distribuisce le razioni in base alle esigenze dei vari gruppi di animali. Ma l’innovazione non si ferma qui. L’azienda si doterà di un sistema (ancora sperimentale e presentato all’ultima fiera di Hannover) che unisce sensori e telecamere a soffitto per il monitoraggio individuale di ogni capo. Queste tecnologie permettono di rilevare parametri come la temperatura corporea, presenza di febbre, momento del calore e prossimità al parto.

«Questo approccio consente interventi preventivi più efficaci, ad esempio l’uso di antinfiammatori al posto degli antibiotici – ha spiegato – riducendo i rischi sanitari e migliorando il benessere animale. Oltre a una gestione più flessibile dell’allevamento, slegata dalla presenza costante dell’allevatore, e apre nuove possibilità decisionali: quando separare gli animali, come modificare l’alimentazione od ottimizzare la produttività».

Innovazione sostenibile

Interventi tra entusiasmo e cautela. Gabriele Iacolettig (Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche - Regione Fvg) ha rilevato come per l’Ente l’IA offra strumenti innovativi per aumentare la competitività delle aziende agricole e migliori la resilienza del sistema anche «nello sviluppo delle aree marginali, contrastandone lo spopolamento».

L’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Zannier ha ribadito che la tecnologia non è un fine «ma uno strumento al servizio di chi lavora la terra. Per questo crediamo in un percorso di innovazione sostenibile, che metta al centro la formazione degli operatori, il dialogo tra saperi, la validazione sul campo».

L’impressione finale è quella di un settore in fermento: pronto ad accogliere l’innovazione, ma consapevole delle sfide che essa comporta. Oltre alle questioni tecniche, si pongono interrogativi di natura etica, economica e sociale: chi controlla gli algoritmi? Come si garantisce l’accesso equo alle tecnologie? Cosa succede al lavoro agricolo? Chi forma i formatori? Il convegno di Udine non ha offerto risposte definitive, ma ha indicato una direzione: quella di un’agricoltura intelligente perché partecipata, che non subisce la tecnologia ma la guida. Non esiste innovazione senza coinvolgimento, né sviluppo senza fiducia. L’IA in campo può essere una leva straordinaria, se rimane saldamente nelle mani delle persone.

IA, strumento potente da usare con intelligenza - Ultima modifica: 2025-05-28T16:00:53+02:00 da Simone Martarello

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