La Giunta della Provincia autonoma di Trento ha approvato il “Piano per l’organizzazione degli interventi di utilizzazione per la lotta fitosanitaria e di ricostruzione dei boschi danneggiati”. Si tratta di un importante aggiornamento su dati e strategie al fine di gestire il ripristino delle foreste trentine, danneggiate direttamente dalla tempesta “Vaia” dell’ottobre 2018, ma anche indirettamente da una serie di conseguenze dell’evento.
Bostrico, il coleottero dopo la tempesta
Su tutti, l’incremento esponenziale della popolazione di Ips typographus, meglio noto come Bostrico tipografo, un insetto coleottero del gruppo degli Scolitidi, di piccole dimensioni. È un insetto endemico dei boschi trentini, attacca prevalentemente l’abete rosso, specie duramente colpita proprio dalla tempesta Vaia. Il bostrico si sviluppa sotto la corteccia scavando intricate gallerie, che interrompono il flusso della linfa. In tal modo porta inevitabilmente a morte le piante in poco tempo. L’effetto sui boschi colpiti dalla tempesta Vaia è stato estremamente significativo, dal momento che il bostrico colonizza singole piante indebolite o sotto stress.
Per ripristinare le superfici a bosco di abete rosso, sono molto importanti il monitoraggio, la messa in campo di misure di contenimento e l’attuazione di un piano di reimpianto. Sui 447 catasti che compongono la Provincia di Trento, 107 presentano ancora un livello di rischio “elevato”, ma il volume dei danni segnalati si è ridotto da 1,5 milioni di metri cubi di alberi del biennio 2022/2023 a circa 0,6 milioni di metri cubi del biennio 2023/2024.
Ridefinite le aree a rischio
Il Piano ha aggiornato i criteri per la ridefinizione delle aree a rischio alto, medio e basso, attraverso la raccolta e l’elaborazione di dati scientifici. La classificazione, basata sulla superficie danneggiata in rapporto all’unità ettaro di bosco, permette di determinare la necessità e l’intensità delle operazioni di taglio nei boschi a prevalenza di abete rosso. Ovvero, nei catasti classificati a rischio basso si possono riprendere le operazioni di taglio normale, rientrando in una gestione ordinaria del bosco.
Poter tornate a una gestione ordinaria del bosco, con la predisposizione e realizzazione dei piani di assestamento, costituisce un importante elemento di recupero economico. Recentemente il Settore Legno di Confindustria Trentino si è espresso auspicando che la gestione dei temi della sicurezza e della tutela del paesaggio tenga conto anche delle esigenze dell’industria di taglio e trasformazione.
La nuova classificazione riordina i Comuni catastali in base al rischio. Nel Trentino orientale si collocano le aree nelle quali la popolazione (e il suo incremento) di bostrico è potenzialmente ancora elevata. Si tratta della zona più colpita dalla tempesta di vento del 2018.
Dall’analisi delle catture nella rete di monitoraggio della popolazione di bostrico (trappole speciali e rilievo dei focolai), a partire dal 2019, emerge che il picco di popolazione del bostrico nelle zone monitorate si è avuto nel 2022, mentre si registra l’inizio di una fase discendente a partire dal 2023.
Equilibrio idrogeologico delicato
Il Piano mette in evidenza anche le potenziali ricadute dal punto di vista idrogeologico e della capacità del sistema forestale di reggere agli impatti di eventi meteorologici eccezionali. È stato aggiornato il peso che nelle aree danneggiate da Vaia e dal bostrico ha il dissesto forestale. Sono stati analizzati i bacini imbriferi di una serie di fiumi (Avisio, Vanoi, Fersina, Cismon e Brenta). I sistemi di bacino rimangono ancora sensibili e pertanto sarà necessario mantenere alto il livello degli interventi di sistemazione e di riequilibriio.
Ad esempio, le attività di rimboschimento previste dal Piano indicano un ritmo di 450.000 piantine all’anno. Contemporaneamente, il bando identifica possibili fonti di finanziamento per progetti di mitigazione degli effetti negativi del bostrico e per ripristinare le aree danneggiate.
C'è ancora molto lavoro da fare
Una rapida raccolta di opinioni sui temi evidenziati dal Piano tra gli addetti ai lavori (imprese e operatori del privato forestale e liberi professionisti agronomi e forestali), ha tuttavia fatto emergere qualche perplessità: sul “campo” le aree infestate sembrano non diminuire e si procede ancora e solo asportando legname “malato”, senza che possano ancora partire in modo intenso gestioni ordinarie con asporto di prodotto destinato al mercato.
Probabilmente, sarà ancora necessario proseguire nell’azione di monitoraggio e di analisi, tenendo presente la necessità di ottenere tempestive indicazioni per poter poi riprendere una normale gestione.