Alghe, insetti, semi di chia, proteine di colza, flavonoidi derivati dalla Glycyrrhiza glabra, nuovi coloranti, alimenti prodotti in laboratorio con nanomateriali: il futuro del cibo cambia e l’Unione europea si adegua. Diciotto anni dopo aver varato, nel 1997, il regolamento per l’autorizzazione per i ‘nuovi cibi’, l’Unione europea ha compiuto oggi il primo passo per aggiornare la procedura, centralizzandola. I cosiddetti ‘novel foods’ potranno finire sulle tavole degli europei, se avranno il via libera dell’Efsa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare. Ma è polemica, con i Verdi che accusano il Parlamento europeo “di non essere stato all’altezza delle preoccupazioni degli europei” per la sicurezza alimentare.
A preoccupare, in realtà non sono tanto gli insetti o le alghe, che sono cibi tradizionali fuori dall’Unione europea e che sono già autorizzati in Belgio, Olanda, Danimarca e Gran Bretagna, quanto i cibi che nasceranno a base di nanomateriali. E sui quali grava la necessità di tutelare la segretezza dei brevetti, che porrebbe limiti alla sicurezza. L’accordo comunque garantisce che la Commissione renderà pubblica tutte le richieste di autorizzazione e il loro esito. E come compromesso tra diritti commerciali e sicurezza, garantirà 5 anni si riservatezza sulle procedure di fabbricazione.
Già prima che la Ue consentisse la vendita degli insetti a scopo alimentare, in Italia operavano da qualche tempo aziende che li allevano. È il caso di ‘By-Ento’, startup piacentina che dagli insetti ricaverà mangimi per animali ed è vincitrice del primo Startcup Emilia-Romagna 2015, competizione dei progetti d’impresa innovativi promossa da Aster, consorzio regionale per l’innovazione e la ricerca.