È recentemente uscito il report Europe Talks Farming. Percezione e atteggiamento degli agricoltori e degli allevatori in Italia, con i risultati di un sondaggio che ha coinvolto 600 agricoltori e allevatori in Italia, per indagare sulla loro visione del mondo e cosa ne pensano della transizione ecologica.
La solitudine degli agricoltori
Dal sondaggio emerge che l’80% degli agricoltori intervistati vuole contribuire maggiormente alla protezione della natura e del clima e solo il 14% ritiene che la transizione ecologica in agricoltura/allevamento sia un errore. Inoltre, l’82% è preoccupato per i cambiamenti climatici e l’86% per il deterioramento dell’ambiente. L’82% degli intervistati si sente orgoglioso del proprio mestiere (89% se guardiamo solo agli under 45 anni), ma il 67% si sente stanco e il 57% abbandonato. Durante le interviste è stato chiesto ai partecipanti di descrivere la situazione degli agricoltori e degli allevatori italiani con due parole. Le parole più usate sono state "difficile", "pessima", "fallimentare", "disastrosa", "abbandonata”. Sono risultati che fanno riflettere e abbiamo chiesto a Carlo Triarico, Presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica italiana, di cosa hanno bisogno gli agricoltori in questo momento storico caratterizzato da crisi economiche, sociali e ambientali, per intraprendere un percorso verso la bioagricoltura.
Creare reti
«L’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica è consapevole di due elementi emersi: innanzitutto, contrariamente a certa narrativa, gli agricoltori non credono che la svolta green sia la causa della crisi e anzi si aspettano iniziative serie per affrontare una svolta ecologica; seconda cosa, manifestano una crisi di rappresentanza delle loro istanze. In Italia ci sono molti agricoltori che vogliono costruire un modello agroecologico, ma la maggior parte non può affrontare in solitudine un percorso di innovazione verso il biologico», afferma Carlo Triarico. E aggiunge «È proprio da questa considerazione che nasce il progetto Innovazione Bio, premiato con finanziamento dal Masaf, attraverso il quale organizziamo consulenze, corsi e seminari gratuiti per agricoltori interessati al biologico in tutta Italia. Sosteniamo queste aziende a organizzarsi in reti d’impresa e OP dal Nord al Sud, alle isole, anche per aziende di medie e piccole dimensioni, proprio quelle che oggi sembrano soffrire di più. Ed un punto di forza è stato proprio quello di dare l’opportunità a queste aziende di coordinarsi e creare reti».
Living lab
Ne è un esempio il corso che si è tenuto in Piemonte, con una lezione in Valle d’Aosta, dal 5 dicembre 2024 al 6 marzo 2025. Una ventina di agricoltori sensibili alle tematiche della bioagricoltura si sono incontrati per 6 giornate per imparare insieme e condividere le proprie esperienze. “Questo è stato possibile grazie al carattere innovativo di questo corso. Infatti, come tutti i corsi del Progetto InnovazioneBio anche quello in Piemonte è stato un corso itinerante, visto che le lezioni tecnico teoriche e in campo si sono svolte in 9 aziende del territorio, sul modello living lab, un laboratorio vivente di ricerca e innovazione, per sperimentare e condividere nuove soluzioni operative” specifica Valentina Carlà Campa, uno dei referenti del progetto. “Il corso ha così potuto approfondire tutte le fasi produttive delle filiere, dalla gestione delle colture in bioagricoltura, passando alla trasformazione, fino alla commercializzazione” aggiunge Carlà Campa. I macro-temi affrontati hanno riguardato la fertilità del suolo, la biodiversità, il ciclo chiuso, l'inserimento degli animali in azienda e l'uso di corroboranti, come i preparati biodinamici.
La vitalità del ceppo
«Il corso si è articolato in lezioni frontali e in visite aziendali in realtà certificate biologiche e biodinamiche» ci racconta l’agronoma e docente del corso, Cristina Marello. «Visto il periodo di fine inverno si è dato spazio, negli argomenti trattati, alla cura e preservazione della vitalità del ceppo». Tra le pratiche consigliate per dare vitalità ai ceppi l’uso della pasta per tronchi (vedi sotto) e della dendrochirurgia, una tecnica che prevede l'asportazione del legno malato, sui ceppi colpiti da malattie degenerative del legno.
La Pasta per Tronchi
La Pasta per Tronchi è un grande equilibratore del legno, lo nutre e lo protegge e stimola la circolazione del cambio, nelle conferenze di Koberwitz, Rudolf Steiner descrive il legno come una «radice delle gemme». Il periodo d’uso migliore è in tardo autunno-inverno, dopo l’inizio della caduta foglie (ottobre – marzo), ma si può in caso di necessità usare anche in altri periodi. Per i frutteti è consigliabile pulire il tronco con una spazzola prima di spennellare la pasta. Fare sempre questo lavoro in giorni soleggiati in modo che la pasta asciughi bene sul tronco, e l’azione durerà per diversi mesi. La pasta per tronchi si può usare anche per ferite sul tronco o dopo potature pesanti da spalmare sulla parte ferita. In caso di trapianti, soprattutto tardivi, aiuta il cambio a riprendere la sua naturale funzione. È utile usarla ogni anno: garantisce un ringiovanimento ed un nutrimento del cambio. Ci sono svariate ricette per la pasta da Tronchi. Scopri qui due ricette classiche di pasta per tronchi |
Un corso multiattoriale
Molto interesse ha suscitato l'incontro presso il laboratorio di analisi e controlli per la filiera agroalimentare Cadir Lab, della provincia di Alessandria. «I rischi di contaminazione accidentale da fattori ambientali sono una problematica all'ordine del giorno. Comprendere le procedure analitiche e le modalità di ricerca di contaminanti è fondamentale per prevenire spiacevoli situazioni ove, purtroppo si rischiano ripercussioni pesanti, oltre al veder messa in dubbio la propria buonafede nell'applicazione dei principi dell'agricoltura biologica e biodinamica” aggiunge Marello. «Inoltre, si è dato spazio al calendario delle semine e dei lavori con le tre grandi letture: annuale, mensile e giornaliera. Uno strumento affascinante che può essere di spunto per riflessioni e osservazioni di campo nell'avvicendarsi delle stagioni».
Agricoltura sostenibile
Marco Vacca, classe 1988, enologo contadino, è stato tra i progettisti del corso. Vacca condivide il progetto di reti dell’Associazione Biodinamica. «L’iniziativa dell’Associazione Biodinamica mi vede particolarmente coinvolto perché, con Cristina Marello, condividiamo da tempo l’idea di creare una rete di imprenditori agricoli del territorio che si sostengono a vicenda anche nella ricerca delle tecniche agroecologiche più efficaci». E aggiunge: «È importante sensibilizzare e sostenere le aziende della zona, creando un gruppo, una rete, perché il percorso verso un’agricoltura più sostenibile è molto impegnativo e c'è sempre poco tempo da dedicare alla crescita professionale e personale. Spesso questi percorsi vengono interrotti proprio perché ci si sente soli e quindi si torna a fare come si è sempre fatto, che però oggi non funziona più».
Entusiasta del lavoro che è stato svolto con il corso e della partecipazione che ha ottenuto, Raffaella Mellano, segreteria della sezione Piemonte dell’Associazione per l’Agricoltura biodinamica e referente del Consorzio Naturaealimenta afferma: «Daremo continuità al percorso formativo rivolto ad agricoltori biologici e in conversione appena concluso con il seminario regionale in programmazione in Piemonte, previsto nel progetto ministeriale Innovazionebio. Sarà l’occasione per offrire un’ulteriore occasione di scambio di conoscenze e per progettare attività future volte a sostenere gli agricoltori biologici e biodinamici nella loro missione di continuare a portare avanti un’agricoltura di salute».
Le aziende Piemontesi di Innovazione Bio
Cascina Albano (CN), azienda vitivinicola di Marco Vacca, in regime biologico e biodinamico dal 2015. Per Cascina Albano la tutela dell’ambiente non si limita alla corretta gestione dei vigneti ma comprende anche il rispetto per il paesaggio vitivinicolo. L’azienda utilizza le pratiche del sovescio, del cumulo biodinamico, recupera le acque piovane, dedica spazio alla biodiversità anche attraverso siepi aromatiche, pratica la coltivazione biologica e biodinamica del nocciolo e dà una grande importanza alla fertilità del suolo. Azienda vivaistica biologica di Lorenzo Traversa (CN) coltiva piante di nocciolo della varietà Tonda Gentile, considerata la migliore varietà al mondo per le sue caratteristiche organolettiche. Il motto di Traversa è “mettere a disposizione gli errori commessi in 45 anni di esperienze pratiche”, in completa sintonia con l’auspicata collaborazione tra gli agricoltori. Con lui è stata l’occasione per approfondire la filiera produttiva della nocciola e l’importanza dell'impollinazione e della biodiversità. Azienda F.lli Visca (TO), allevamento bovini biologico che autoproduce il foraggio con cui sono nutriti gli animali. L’azienda pone una grande attenzione alla gestione del benessere dell'animale ed è costantemente alla ricerca, studio e valutazione di approcci efficaci e sostenibili per far stare meglio i propri bovini. Cascina del Mulino (TO), che grazie al bando agrisolare potrà diventare autosufficienti dal punto di vista energetico, è una azienda agricola multifunzionale. Oltre a produrre verdura biologica è anche una fattoria didattica, ha un pastificio agricolo, uno spaccio aziendale e si occupa di attività di Agricoltura Sociale dando opportunità di impiego a persone in difficoltà. Inoltre fa parte di una CSA (Comunità di supporto all’agricoltura) insieme ad altri 8 produttori della zona che operano nel rispetto per l’ambiente. Soc. Coop. Nils Klaas (TO) produce erbe officinali per poi trasformarle in tisane, olii essenziali, sciroppi e miele con il marchio Officinali della collina. È una azienda certificata biologico e biodinamica. Per l’azienda la salubrità dell'ambiente ha un ruolo importantissimo e imparare a leggere la natura è uno degli aspetti che deve essere acquisito da chi si vuole impegnare in agricoltura biologica e biodinamica. Riconoscere le erbe spontanee dei diversi appezzamenti, inoltre, aiuta a comprendere l’importanza della biodiversità. La fertilità e la vitalità del terreno si ottengono grazie a compost prodotto dagli scarti dei residui della distillazione e del lavoro di pulizia dei terreni. Tenuta Migliavacca (AL), è una azienda storica biodinamica che produce vino e alleva bovini. Biodinamica dal 1964, coltiva 50 ettari di terreno di cui 13 a vigneto e il resto a fieno e cereali per i bovini. Qui l’allevamento è fondamentale perché i bovini trasformano la produzione agricola in sostanza organica per concimare il terreno, iniziando un ciclo vitale nuovo, attraverso un sistema autosufficiente dove si produce e consuma a ciclo chiuso. Grosjean Vini della Valle d'Aosta (AO) è una azienda vitivinicola biologica sulla montagna che coltiva 11 diversi vitigni autoctoni della Valle d’Aosta. La loro viene definita viticultura eroica, perché praticata in terreni che hanno pendenze superiori al 30%, altitudine oltre i 500 m s.l.m. e coltivazione su gradoni o terrazze e piccole isole. L’azienda utilizza, tra i filari dei vigneti, il sovescio con semina autunnale che viene poi coricato come pacciamatura. Questo permette di avere una presenza di fiori più lunga possibile per ospitare gli insetti, apportando sostanza organica al terreno in maniera naturale. |