Federbio e AssoBio hanno espresso profondo disappunto per la mancata calendarizzazione in aula al Senato, entro la fine della legislatura, della discussione del ddl sull’agricoltura biologica già approvato dalla Camera e dalla Commissione Agricoltura di Palazzo Madama.
«Siamo consapevoli delle difficoltà legate al grande numero di provvedimenti in attesa del voto dell’Aula e dei tempi molto stretti della legislatura corrente, tuttavia riteniamo che la Legge Nazionale sul settore biologico debba rientrare nelle priorità di voto per motivi che attengono l’interesse del Paese -, fa sapere il presidente di Federbio, Paolo Carnemolla per il quale - la sola riforma del sistema di certificazione, affidata con delega al Governo ma ancora in itinere, non può essere considerata sufficiente se nel contempo non si interviene anche su tutti gli aspetti toccati dal provvedimento già approvato a larghissima maggioranza alla Camera e in Commissione al Senato. Fallire anche in questa legislatura questa opportunità di supporto e organizzazione per uno dei settori più dinamici e promettenti per la crescita dell’Italia significherebbe indurre sfiducia nelle Istituzioni, un messaggio assai grave e pericoloso, proprio perché del tutto incomprensibile, visto che manca solo un voto in Aula per chiudere un percorso partecipato e lungo».
«Sollecitiamo le forze politiche responsabili presenti in Senato a chiedere l’inserimento del disegno di legge nel calendario dei lavori dell'Assemblea: si tratta di uno strumento per sviluppare la sostenibilità di cui il sistema agroalimentare del Paese ha assoluto bisogno - aggiunge Roberto Zanoni presidente di AssoBio -. La mancata approvazione entro l’imminente fine della legislatura di un testo che è pacificamente condiviso da tutte le forze parlamentari rinvierà sine die gli investimenti nella ricerca, la valorizzare delle produzioni dei nostri territori e il benefico impatto dello sviluppo dell’agricoltura sostenibile sul nostro ambiente, ormai pesantemente inquinato da un’agricoltura intensiva che non può più costituire il modello di produzione e di consumo».
Carnemolla sottolinea anche che «l’agroalimentare biologico ormai dal 2008 e ancor più negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita dei consumi alimentari in Italia (secondo i dati Ac Nielsen gli si deve circa il 40% della ripresa nella gdo nel 2016), all’insediamento di giovani nelle imprese agricole, all’immagine e alla crescita del Made in Italy all’estero e quindi anche all’occupazione. Tutto questo garantendo qualità alimentare e ambientale, dunque salute, biodiversità e paesaggio».
«Gli agricoltori biologici italiani hanno bisogno che la legge sull’agricoltura biologica venga approvata entro la fine della legislatura - ha evidenziato Paolo Parisini, presidente della Federazione nazionale di prodotto agricoltura biologica di Confagricoltura -. Non si può disperdere il prezioso lavoro portato avanti dal Parlamento a favore di un settore che necessità di regole innovative per assicurare, da una parte un ulteriore sviluppo e dall’altra parte garantire sempre più il consumatore».
Senza indicazioni specifiche sulle modalità di costituzione dell’organizzazione interprofessionale, sulle nuove regole per le organizzazioni dei produttori e sui biodistretti, il settore, composto per il 90% da aziende agricole, rischia - ad avviso di Confagricoltura - di non fare quel salto di qualità necessario per confrontarsi con le grandi multinazionali della trasformazione e della distribuzione”.
Seconco Cia e Anabio è in gioco un provvedimento che favorirebbe l’affermazione dell’agricoltura biologica che l’Onu, nel Programma decennale “Sustainable Food Systems”, ha inserito tra le sue otto iniziative più importanti per la promozione di un modello di consumo in grado di garantire la sicurezza alimentare e la sostenibilità delle risorse naturali.
Non meno importante è la crescita quantitativa dell’agricoltura biologica, che da anni registra in Italia trend positivi e oggi vale il 14% della Superficie agricola utilizzata (Sau) e conta 60 mila produttori - spiegano Cia e Anabio-. L’Italia, inoltre, è il secondo esportatore al mondo di prodotti bio, dopo gli Usa, con un valore che supera il miliardo di euro.
Il disegno di legge sul biologico ha, tra i suoi punti salienti, il riconoscimento e la disciplina dei bio-distretti; l’introduzione dei contratti di rete tra imprese della filiera biologica, la circolazione delle sementi per assicurare la tutela e la circolazione della biodiversità; l’introduzione di una formazione specifica sul biologico, che attualmente le Istituzioni non contemplano. In più, l’approvazione di questa legge consentirebbe all’Italia di potenziare alcuni aspetti qualitativi delle produzioni biologiche, che il Regolamento comunitario ha lasciato in sospeso, rinviandoli di fatto di dieci anni (deroghe e soglie di contaminazione), rendendo le imprese agricole bio ancora più competitive.