Chi si ferma è perduto, anche nel bio. Nonostante la forte crescita del mercato al consumo, trainato da una domanda sempre più attenta alla sostenibilità, ma anche all’origine nazionale, questo boom purtroppo non sempre si riflette sulle quotazioni delle materie prime agricole (come quelle ad esempio del frumento tenero, ferme da un paio d’anni).
Nuove colture e nuovi metodi
«Servono – ammonisce Cristina Micheloni di Aiab – nuove colture e nuovi metodi». Una ricerca forzata dell’innovazione che è giustificata da almeno tre serie di motivi: perchè il clima cambia e non abbiamo scelta se non adattarci a questo cambiamento (e magari contribuire alla sua mitigazione); perchè anche nel bio ormai c’è una competizione globale; perchè anche il bio si può fare meglio, ragionando in termini di rotazioni e di sistemi colturali.
L’attenzione all’”italianità”
«Origine italiana, sostenibilità, aggregazione – afferma Massimo Roncon, titolare di Agricola Grains – sono i tre poli su cui rilanciare la leadership italiana nel biologico». La realtà di Arre (Pd) è da anni impegnata nella conversione di cereali e proteiche per la creazione di filiere 100% made in Italy. Esperienza che ha permesso di delineare validi percorsi tecnici di rotazioni trainati dal girasole alto oleico.
Al Sana di Bologna il prossimo 7 settembre (vedi più avanti) nel convegno organizzato assieme a Edagricole, Agricola Grains conclude l’esperienza dei BioDays 2019, eventi itineranti pensati per mostrare direttamente in campo evoluzioni e accorgimenti tecnici in grado di ottenere il meglio dalle rotazioni biologiche.
Il traino del girasole
«Rotazioni trainate soprattutto oggi – assicura Andrea Calgaro di Agricola Grains – dalle performance del girasole alto oleico, che nelle prove allestite nei nostri campi dimostrativi in Veneto e Friuli ha raggiunto rese di 35-38 q/ha e che continua a essere premiato da listini in crescita, sorretti dalla forte domanda delle aziende di trasformazione che evitano l’olio di palma, penalizzato dai consumatori».
Nelle aziende dimostrative gestite da Agricola Grains in Veneto e Friuli sono stati messi a punto percorsi innovativi di agricoltura bio rigenerativa in grado di rispettare struttura, contenuto di sostanza organica e biodiversità dei suoli. «Azioni efficaci – testimonia Carmelo Maucieri del Dip. Dafnae - Università di Padova – per allestire misure di mitigazione dei cambiamenti climatici».
E un ulteriore obiettivo è quello dell’ampliamento delle rotazioni colturali. «I criteri – spiega Micheloni – per orientare queste scelte sono: più food e meno feed; amplificare la biodiversità dei sistemi colturali; evitare i periodi più a rischio climatico e considerare i costi colturali con un orizzonte temporale non annuale ma che comprenda tutta la rotazione». Oggi le rotazioni proposte da Agricola Grains affiancano al girasole alto oleico colture come soia e colza. In un prossimo futuro, seguendo le esperienze di Micheloni, potrebbero fare la loro comparsa anche colture alternative come cartamo, cece, canapa e camelina, una sorta di parente “hippy” della colza caratterizzato da un olio estrattivo ricco di omega3.
Il convegno
La “filiera italiana” del girasole bio
possibile risposta al cambiamento climatico
sabato 7 settembre 2019, ore 10
c/o Bologna fiere - sala Melodia - Centro servizi, blocco b
- Nuove colture e nuovi metodi per consolidare il sistema bio italiano. Cristina Micheloni
- Esperienza in campo prima risposta al mercato. Andrea Calgaro
- Agricoltura e cambiamento climatico. Carmelo Maucieri
- Caratteristiche qualitative dell’olio di girasole altoleico. Denis Brazzo
- Il mercato del bio tra vecchie conferme e nuove opportunità. Michele Galazzo
- Conclusioni e ringraziamenti Massimo Roncon
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