«L’obiettivo ambizioso che ci siamo dati è puntare ad almeno il 25% di superficie agricola bio nella Ue, con una Pac più verde dove un quarto del bilancio dedicato agli aiuti diretti dedicato agli ecoschemi».
Lo ha ricordato Paolo De Castro europarlamentare e coordinatore S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo in occasione dell’evento di Sana BolognaFiere curato da Nomisma “Aspettando Rivoluzione Bio. Il Biologico nel nuovo Piano Strategico Nazionale della nuova Pac fra ecoschemi e Psr regionali. Per la transizione ecologica dell’agricoltura italiana”, appuntamento in preparazione alle giornate di Rivoluzione Bio 2021 (www.rivoluzionebio.it) a Sana (9-12 settembre 2021).
Un obiettivo ambizioso
Nel corso del suo intervento introduttivo De Castro ha evidenziato come «dopo 3 anni di faticoso negoziato, il Consiglio Ue abbia trovato un importante accordo, con il favore di tutti i Ministri dell’Agricoltura degli Stati Membri: piena conferma delle direttrici della strategia Farm to Fork presentata dalla Commissione, una agricoltura più sostenibile, più attenta alle risorse naturali, con meno chimica».
Ecco quindi, ha proseguito, «l’obiettivo ambizioso di puntare ad almeno il 25% di superficie agricola bio nella Ue, una Pac più verde con un quarto del bilancio dedicato agli aiuti diretti dedicato agli ecoschemi. Ora il ruolo degli Stati Membri è cruciale».
Per De Castro «il biologico è uno dei punti di forza su cui l’Europa sta puntando: l’Italia è leader a livello mondiale e l’obiettivo del 25% delle superfici è una ambizione possibile, essendo oggi già vicini a una incidenza del 16%. Il Piano Strategico di Azione deve approfittare della vocazione biologica italiana per fare sempre più bio in Italia e limitare le importazioni di bio non comunitarie».
Un mix di interventi
«Dalle analisi svolte da Ismea-Rrn il target posto dalla Strategia Farm to Fork di almeno il 25% della SAU nel 2030 è un traguardo sfidante ma raggiungibile nella definizione del Piano strategico della nuova Pac adottando il giusto mix fra interventi del I e del II pilastro e il giusto livello di appetibilità finanziaria dei pagamenti di eventuali Ecoschemi biologici» ha affermato Camillo Zaccarini Bonelli, Direzione Strumenti per la Gestione del Rischio Ismea.
«È inoltre importante rimarcare – continua Zaccarini - che tale obiettivo di incremento del biologico può rappresentare il traino principale non solo per accompagnare l’aumento della domanda e lo sviluppo economico del settore ma anche il raggiungimento di altri importanti obiettivi ambientali assegnati dal Green Deal, come ad esempio la riduzione dei fertilizzanti di sintesi del 20% o la riduzione dei prodotti fitosanitari molto tossici del 50% nel 2030».
Emilia-Romagna, polo del bio
Per Alessio Mammi, Assessore all’Agricoltura Regione Emilia-Romana «la Regione si è data obiettivi ambiziosi per i prossimi anni, in particolare coprire almeno il 40-45% della superficie coltivata attraverso produzioni e coltivazioni biologiche e altri sistemi di produzione sostenibile. Di fronte ad obiettivi ambiziosi, bisogna essere conseguenti: con l’ultimo programma di sviluppo turale, compreso il biennio di transizione in corso, abbiamo investito complessivamente, in modo diretto o indiretto, 400 milioni di euro a favore dell’agricoltura biologica. i risultati sono arrivati e si stanno incrementando, le imprese bio sono cresciute di oltre il 75% e gli ettari del 102%.
Dati davvero impressionanti, raggiunti in pochi anni, che testimoniano l’impegno della Regione e la disponibilità delle imprese agricole e che dimostra quanto siano sensibili alla sostenibilità ambientale se adeguatamente accompagnate e sostenute.
«Sono convinto – continua Mammi – sia fondamentale perseguire gli obiettivi del Farm to Fork e del Green Deal con l’attenzione però di saper tenere in equilibrio la sostenibilità: sia quella ambientale, sia quella economica e sociale, per salvaguardare il reddito delle imprese e agricole. Questi principi devono tenersi insieme anche attraverso l’innovazione, la ricerca, l’agricoltura di precisione. Settori sui quali investiremo. L’agricoltura biologica sta facendo passi da gigante: dobbiamo continuare a insistere e a supportare le imprese anche nella commercializzazione e promozione dei prodotti bio, e nella ricerca di nuovi mercati. Vogliamo diventare il Polo nazionale del biologico, grazie al superamento del 25% della superficie bio e creando le condizioni affinché nascano imprese e filiere anche nella trasformazione dei prodotti bio e ospitando grandi manifestazioni internazionali come Sana. Continuerà inoltre un deciso impegno verso la diffusione del biologico nelle scuole.
Un sostegno per gli agricoltori
«In vista di Rivoluzione Bio 2021 l’evento ha rappresentato un momento di confronto importante anche per spingere l’avvio del lavoro del tavolo di partenariato da parte del Ministero che è in grande ritardo rispetto alle scadenze che ci aspettano per la stesura del Piano Strategico Nazionale (PSN)» ha evidenziato Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio.
Nonostante i limiti della riforma approvata, gli ecoschemi rappresentano una concreta possibilità di sviluppo dell’agroecologia e il biologico può dare un contributo importante sia sul fronte ambientale, sia su quello economico. Per questo dobbiamo porci obiettivi ambiziosi per mantenere la leadership del settore in ambito europeo.
FederBio insieme ad Aiab, con il contributo scientifico di Angelo Frascarelli (Università di Perugia), ha ritenuto necessario avanzare una proposta coerente con il lavoro portato avanti fino ad oggi nell’ambito della coalizione #CambiamoAgricoltura, ma che al tempo stesso tenesse conto dell’accordo finale sulla Pac.
«La proposta che abbiamo avanzato – afferma la Mammuccini - prevede d’inserire il sostegno agli agricoltori per il mantenimento del bio nelle misure ambientali dello sviluppo rurale e, per quanto riguarda gli ecoschemi, puntare sul principio dell’accessibilità a tutti gli agricoltori inserendo la conversione al bio. Importante, inoltre, prevedere il riconoscimento dei costi di certificazione per contribuire ad affermare il principio che produrre beni pubblici, come ambiente e salute, non può determinare costi maggiori per le imprese che poi ricadano sul consumatore.
L’obiettivo è aprire un confronto con gli altri attori del settore, con le Regioni e il Ministero affinché il biologico, come punta più avanzata dell’agroecologia, possa offrire soluzioni innovative anche per il resto dell’agricoltura e raggiungere gli obiettivi della “Farm to Fork” di riduzione del 20% dei fertilizzanti chimici e del 50% dei pesticidi di sintesi chimica. È importante, infine, che il Psn sia supportato dall’approvazione della Legge sul biologico e dal Piano d’azione che definisce degli interventi decisivi per la crescita del settore e per la diffusione di Distretti biologici e filiere di Made in Italy bio che rappresentano un’opportunità per il nostro Paese e per gli agricoltori».
Mipaaf, sinergia con tutti gli attori della filiera
Nelle sue conclusioni il sottosegretario alle Politiche Agricole Francesco Battistoni ha ricordato che: «L’Italia è un Paese dove cresce sia la domanda interna che i dati sulle esportazioni di prodotti biologici. Siamo secondi esportatori a livello mondiale e primi in Europa per numero di aziende bio. Nonostante il nostro modello faccia scuola in tutto il mondo, abbiamo ancora ampi margini di crescita».
«Sono convinto – ha concluso Battistoni - che grazie alla nuova Pac e al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il settore avrà, nei prossimi anni, uno slancio importantissimo. La nostra priorità, come Mipaaf, è proseguire nel dialogo che abbiamo iniziato e lavorare in sinergia con gli attori della filiera».