«Bene un commissario per affrontare la crisi idrica, ma ci spiace che il suo incarico sia limitato alla gestione dell’emergenza. Serve una strategia e un'azione prolungata nel tempo, dobbiamo investire sulle infrastrutture e sui bacini di accumulo». Così, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini al margine della presentazione della quarta edizione del Libro bianco “Valore acqua per l’Italia”, curato dalla community Valore acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti, svoltasi a Roma.
Un commissario "a tempo"
Dall’ultima riunione della cabina di regia sulla crisi idrica a Palazzo Chigi è stato stabilito che il commissario nazionale sarà in carica fino al 31 dicembre 2023, «con un incarico rinnovabile e con un perimetro molto circostanziato di competenze». In particolare, il commissario «potrà agire – riporta la nota di Palazzo Chigi – sulle aree territoriali a rischio elevato e potrà sbloccare interventi di breve periodo come sfangamento e sghiaiamento degli invasi di raccolta delle acque, aumento della capacità degli invasi, gestione e utilizzo delle acque reflue, mediazione in caso di conflitti tra regioni ed enti locali in materia idrica, ricognizione del fabbisogno idrico nazionale».
«Poteri straordinari per velocizzare le autorizzazioni burocratiche»
«Avere una gestione più coordinata rispetto al passato anche per quanto riguarda gli interventi iniziali al fine di avere maggiore disponibilità di acqua è certamente positivo – ha detto Prandini –. Ad ogni modo chiediamo alle istituzioni che questa figura abbia poteri straordinari per velocizzare le autorizzazioni burocratiche, come fatto ad esempio per il Ponte Morandi a Genova, anche per la realizzazione dei bacini di accumulo, un’istanza nata alcuni anni fa e purtroppo non ascoltata per causa dei comitati spontanei che nel nostro Paese non hanno mai portato a nulla».
«Infrastrutture idriche obsolete»
«Abbiamo abbandonato la pianificazione soprattutto per quanto le riguarda le infrastrutture idriche, che sono vecchie e obsolete. Sul tema acqua – ha incalzato Prandini – sarà di fondamentale importanza la tempestività al fine di non mettere a rischio la capacità produttiva delle filiere agro-alimentari. Non possiamo permetterci lungaggini. La situazione è già particolarmente critica».
In Italia, ha ricordato il presidente della Coldiretti, si trattiene solamente l'11% dell'acqua piovana, mentre i nostri vicini di casa come Francia e Spagna riescono ad accumularne molta di più, rispettivamente il 34% e il 28%.
Siccità, sos per 300mila imprese agricole
Come evidenziato da Coldiretti, sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.
Sei miliardi di danni all’agricoltura
L’inverno, ha sottolineato Coldiretti, ha lasciato l’Italia del Nord a secco con precipitazioni al di sotto della media dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno, con danni stimati all’agricoltura nazionale pari a 6 miliardi di euro. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che, continua la Coldiretti, hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 22% del lago di Como al 37% del lago di Garda, fino al 44% di quello Maggiore. Mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,2 metri, come in piena estate, e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.
Semine di riso, taglio di 8mila ettari
La mancanza di precipitazioni, ha continuato Coldiretti, sta condizionando le scelte delle aziende agricole che si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento. Per le semine del riso si stima un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.
A preoccupare è anche l’innalzamento dei livelli del mare in Italia con l’acqua salata che sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola. La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che, ha concluso Coldiretti, è più che preoccupante per l’economia agricola proprio nella valle del Po.