L’andamento meteorologico condiziona notevolmente il ciclo vegetativo e la produttività delle colture, in particolare dei cereali autunno-vernini.
Una precisazione sulle patologie
Per quanto riguarda le malattie fungine (fusariosi, ruggini, oidio e septoriosi sono le principali) sono diversi i fattori che influenzano gli attacchi, ma in sintesi si possono ricondurre a tre: il clima, la suscettibilità varietale e le pratiche agronomiche. Tutti i funghi sono condizionati dalla temperatura e dalla disponibilità di acqua, e ognuno degli agenti patogeni citati possiede dei valori termici e igrometrici ottimali di sviluppo, che li rendono particolarmente aggressivi in determinate annate piuttosto che in altre. Il clima, tuttavia, non influenza solo lo sviluppo dei patogeni, ma anche altre decisioni agronomiche.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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La previsione di un inverno troppo mite
La previsione stagionale da novembre 2022 a gennaio 2023 dei modelli Ecmwf (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts) indica per la temperatura una forte anomalia positiva nei mesi di novembre, dicembre e gennaio su tutto il territorio europeo, mentre per quanto riguarda le piogge la previsione è un andamento piuttosto vicino alla norma in molti areali europei. Piogge oltre la media sono previste in nord Europa e al nord Italia, specialmente sulle Alpi, mentre anomalie negative saranno più probabili nell’Europa sud-orientale e nella penisola iberica. Questi modelli delineano, pertanto, un inverno mite con temperature sopra la media e precipitazioni apparentemente più vicine alla media.
Dall’andamento climatico si possono fare alcune considerazioni sia sulla difesa, sia sulla semina e la concimazione. Partiamo da questi due aspetti, per trattare poi in un secondo momento la parte della difesa.
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Le scelte agronomiche
Un decorso climatico siccitoso e caldo del periodo estivo influisce favorevolmente sull’ossigenazione del terreno e sul conseguente aumento della mineralizzazione della sostanza organica da parte dei batteri edafici.
Le rese delle colture estive, a causa della forte siccità, possono risultare molto scarse e diverse colture, probabilmente, non avranno asportato le consuete quantità di nutrienti dal terreno. Questo significa che molte unità fertilizzanti fornite per le colture estive sono ancora disponibili nel terreno per la coltura successiva. Infine, la lisciviazione dell’azoto è da considerarsi pressoché nulla quasi ovunque da diversi mesi poiché le prime piogge autunnali, seppur importanti in alcuni comparti meridionali, sono cadute su terreni con contenuto idrico molto ridotto.
Evitare semine fitte e concimazioni abbondanti
Conseguentemente, dopo un lungo periodo siccitoso i terreni sono mediamente da considerare più fertili e può quindi essere ragionevole sconsigliare la concimazione azotata o l’applicazione di concimi azotati a pronto effetto come urea o nitrato ammonico. Apporti azotati in pre-semina sono consigliati solo se l’azoto è in forma organica, in biologico o se sussistono condizioni particolari caratterizzate da forte stress nutrizionale che possono essere verificate solo da un’analisi dei terreni. In vista di un inverno caldo si sconsiglia di effettuare semine troppo anticipate e con elevati investimenti, in quanto potrebbe esserci il rischio di avere già a febbraio un anticipo della fase di inizio-levata e piante troppo lussureggianti con potenziale rischio di danni da gelata tardiva in primavera. Le informazioni raccolte da queste mappe sono da considerarsi indicative e ovviamente soggette a cambiamento nel tempo, essendo previsioni stagionali soggette a un certo margine di errore.