La Sicilia, unica regione d’Italia e tra le pochissime in Europa, si trova in zona rossa per carenza di risorse idriche. Nella stessa situazione si trovano Tunisia, Marocco e Algeria. La situazione ricorda la gravissima siccità del 2002 per la quale fu necessario l’intervento della Protezione civile per il foraggio, l’acqua negli allevamenti e la “rottamazione dei bovini”.
Il quadro allarmante e allo stesso tempo drammatico è stato tracciato qualche giorno fa dall’Osservatorio europeo sulla siccità. Poca roba le piogge verificatesi subito dopo l’Epifania. Insufficienti a colmare il deficit pluviometrico provocato da lunghi mesi in cui le piogge si sono fatte (inutilmente) attendere. In Sicilia agricoltura e zootecnia, già alle prese con la concorrenza sleale dei prodotti che arrivano dai Paesi con cui l’Europa anni fa ha deciso di stringere accordi penalizzanti per le agricolture “nostrane”, vedono un futuro tutto grigio, se non addirittura nero.
Temperature sempre più alte
Ma non è solo l’assenza di piogge a preoccupare. Ci sono anche le temperature autunnali e invernali al di sopra della media che, nel caso delle arance rosse, dopo aver ritardato la maturazione, la pigmentazione dei frutti, e ridotto il loro calibro, adesso stanno provocando la cascola anticipata delle arance rosse. Le piante soffrono per la mancanza d’acqua e si difendono liberandosi dei frutti. Mancano tre mesi alla fine della campagna e in tanti hanno perso quasi metà della produzione.
Redditività erosa dai prezzi bassi
E come se non bastasse, i prezzi si mantengono bassi. I consumi rispetto allo scorso anno sono stabili o in lieve calo a fronte di un offerta che, nonostante la pezzatura ridotta e la cascola anticipata provocate dalle pazzie del clima, si mantiene alta e deve fronteggiare anche la concorrenza straniera. Un mix esplosivo che non riesce a schiodare le quotazioni dai 30 centesimi al chilogrammo contro prezzi attesi di 50 centesimi e che rende difficile il rapporto con l’industria di trasformazione. E se l’annata 2023-2024 per gli agrumi della Piana di Catania è stata disastrosa, la prossima potrebbe finire pure peggio. Gli invasi vuoti lasciano presagire una drammatica stagione irrigua.
“Colpa della siccità, è vero, ma a questa si è aggiunta pure una cattiva gestione degli enti di bonifica e la mancata programmazione degli interventi di manutenzione delle reti e della pulizia dei fondi degli invasi“, si legge in una nota della Cia Sicilia orientale (Catania e Messina). Solo chi dispone di pozzi privati potrà salvare impianti e produzione. E potrà farlo solo pagando un salatissimo conto per l’energia che serve per sollevare l’acqua dalle falde che stanno diventando sempre più profonde.
Zootecnia in ginocchio
E se gli agrumicoltori si lamentano, gli allevatori piangono. La siccità sta mettendo in ginocchio gli allevamenti privi di foraggio. In genere di questi tempi gli animali hanno sempre trovato da mangiare in abbondanza nei pascoli, ma senza pioggia di erba ne cresce davvero poca. Due le alternative per gli allevatori. Comprare il fieno fuori dalla Sicilia a costi proibitivi o ridurre greggi e mandrie. “Le aziende zootecniche siciliane rischiano la chiusura – ammonisce Coldiretti Sicilia – e a ciò si somma la preoccupazione per lo stato di salute dei bovini e degli ovini perché le piogge dell’anno scorso hanno compromesso la qualità del fieno proprio durante la raccolta, con danni gravissimi per la salute e la produttività degli animali”.
Stagione in salita per il grano duro
Preoccupa poi il destino del grano duro. Le piantine germinate dopo le piogge della prima decade di gennaio, adesso mostrano segni di sofferenza per la siccità. Ce n’è, dunque, abbastanza per giustificare lo sconforto e la rabbia di chi protesta sui trattori che in questo momento si sente davvero abbandonato.
Presto la Giunta regionale che a Palazzo d’Orleans ha già insediato l’”Unità di crisi” per l’agricoltura, dovrebbe deliberare sulla richiesta di riconoscimento della calamità naturale. L’assessore regionale all’Agricoltura lo ha già chiesto al Presidente della Regione. “Un segnale importante per il comparto agricolo attualmente in crisi, ma non sufficiente”, dicono alla Cia.
“Serve un piano straordinario sia per affrontare le emergenze, prevedendo ristori finanziari per le imprese agricole che devono continuare a produrre e mantenere il territorio coltivato, sia per programmare interventi futuri, con politiche a livello regionale, nazionale ed europee che guardino all’agricoltura in termini di valorizzazione dei prodotti di eccellenze e dell’intero territorio, e di nuove opportunità contro lo spopolamento delle campagne”.
Emergenza climatica e sociale
“Il malessere che si coglie nelle parole e nei gesti di tanti agricoltori, la sfiducia e la rassegnazione di questi custodi del territorio non possono cadere inascoltati perché ogni azienda che chiude rappresenta una sconfitta per i molti che credono cia sia ancora speranza contro lo spopolamento e l’abbandono dei territori”, si legge in una nota di Confagricoltura Sicilia che già un paio di settimane fa, sulla scorta delle difficoltà vissute dai propri associati, aveva deliberato di incontrare con urgenza i Prefetti di tutta l’isola per chiedere quattro interventi.
Prima di tutto la moratoria dei mutui bancari e delle cambiali agrarie e ristrutturazione delle passività anche con l’intervento delle garanzie Ismea per migliorare il rating e creare una reputazione finanziaria. Poi la rapida e concreta applicazione del decreto legislativo sulle “Pratiche Sleali” e l’attivazione di strumenti necessari a garantire il divieto di vendita sottocosto coinvolgendo l’Autorità Garante per Concorrenza ed il Mercato. Infine, l’attivazione di un tavolo di riforma e rimodulazione dell’applicazione della Pac.
Della gravità della situazione se n’è reso conto l’assessore Sammartino che, alla fine della riunione d’insediamento dell’Unità di crisi” ha affermato: «Quella che stiamo vivendo non è più solo un'emergenza climatica, ma anche sociale. Oggi abbiamo affrontato i temi più caldi. Dal depauperamento delle risorse idriche alla possibilità di aiutare gli agricoltori con i foraggi e, soprattutto, abbiamo concordato sulla necessità di snellire le procedure burocratiche affinché gli aiuti messi in campo siano immediati. È chiaro che non tutte le tematiche sono di competenza regionale, quelle che non lo sono saranno segnalate al ministero dell'Agricoltura per fare gioco di squadra, soprattutto ora che dalla Commissione europea sono arrivati segnali di apertura».