La barbabietola a semina autunnale è tra le novità della campagna 2019-2020. Consentirà il rilancio della coltivazione in aree del Paese dove da tempo non si praticava più causa la chiusura degli zuccherifici locali. Aprirà una strada inesplorata a nuovi utilizzi come coltura no food da destinare agli impianti di biogas e biometano lungo lo stivale e potrebbe allungare una mano al Centro-Sud, aiutandolo così a sviluppare bene il comparto agroenergetico.
Articolo tratto dalla rubrica Bioenergie e agricoltura di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
L’annuncio arriva dalla Sesvanderhave, che alla fine di giugno ha presentato i primi risultati dei campi varietali con un evento organizzato insieme a Bietifin-Cgbi presso l’azienda del gruppo Salmaso a Lignano Sabbiadoro (Ud). «Siamo arrivati fino a qui per dimostrare che le nuove varietà di barbabietola a semina autunnale possono ottenere grandi performance anche nella zona più a nord d’Italia grazie al cambiamento climatico e all’innalzamento delle temperature», ha detto il sales manager Sesvanderhave, Massimo Zaghi.
Si tratta di 8 varietà inedite in Italia che quest’anno sono state testate per la prima volta da alcuni volenterosi e lungimiranti produttori. Una genetica che proviene da Andalusia, Nord Africa, Iran e Siria e che in questi territori è già stata diffusa con successo. Caratteristiche principali: resistenza alla prefioritura; precocità nel raggiungimento del peso-radice ottimale; una buona resa qualitativa oltre a una “massa verde” sorprendente che supera le 70 tonnellate a ettaro. Ora la scommessa è capire, dalle analisi di laboratorio tuttora in corso, il reale “valore energetico” di foglie e colletti per la produzione di biogas o biometano.
I segreti della tecnica di semina
Ci crede ovviamente il gruppo sementiero che rassicura gli agricoltori, puntando a elencare i dettami della tecnica di semina, messi nero su bianco dopo un anno di sperimentazioni. Primo: le lavorazioni del terreno devono essere minime e bisogna avere un letto di semina pronto per il mese di ottobre: il periodo indicato per dare inizio alle operazioni è, infatti, dal 5 al 25. Secondo: è opportuno che la pianta raggiunga velocemente lo stadio vegetativo delle 4/6 foglie vere prima dell’abbassamento delle temperature invernali; tale condizione le garantisce una maggior resistenza al freddo. Per le barbabietole con 8 foglie vere è consigliabile anche una sarchia-rincalzatura prima dell’inverno. Terzo: approntare la concimazione con digestato prima delle lavorazioni, poi durante la semina dosare il fosforo (45 unità nel solco) e calibrare bene l’azoto da febbraio fino alla fine di marzo in base al fabbisogno del terreno. Infine il nemico numero uno delle barbabietole a semina autunnale ovverosia il diserbo. Si consigliano vari prodotti, esempio l’uso di S-Metolachlor miscelato con Metamitron, Triallate o Lenacil (bisogna valutare la natura del terreno per poi stabilire la miscela ad hoc).
Cinque euro in più a tonnellata
La Cgbi-Confederazione generale bieticoltori italiani, espressione delle due storiche associazioni Anb e Cnb, guarda con ottimismo e progettualità al futuro del biometano agricolo e nel biogas investe da anni: ha creato una filiera in grado di valorizzare al meglio la materia prima, migliorando di 5 euro a tonnellata il prezzo della barbabietola da zucchero riconosciuto all’agricoltore. Gli associati sono contenti e l’ingranaggio funziona. Le polpe conferite vengono trasformate negli impianti biogas aderenti al gruppo bieticolo, ai quali si aggiungono altri 160 impianti in service che ricevono assistenza tecnica continuativa dalla società partner Bietifin. Poi nei comprensori non interessati dalla presenza di zuccherifici, Cgbi promuove oltre alle polpe anche l’utilizzo della barbabietola negli impianti.
Perché sì alla semina autunnale
È una coltura sostenibile: la raccolta anticipata – già a partire da fine maggio –, annulla le operazioni di difesa fitosanitaria della pianta con buona pace dell’ambiente. E ancora, vista la raccolta cosi precoce non necessita d’irrigazione. E poi si può procedere facilmente con la semina di una seconda coltura. Inoltre, la resa complessiva (radice, foglie e colletti) rende queste nuove varietà ideali per la destinazione no food e la produzione di agro-energie, in particolare il biometano. Quindi il Centro-Sud potrebbe finalmente sfruttare l’occasione per far decollare la produzione del biocarburante avanzato. Tuttavia, c’è ancora qualche tassello da aggiungere, e qualche rete da tessere, per ottenere l’inserimento della barbabietola nell’elenco delle colture intercalari citate nel decreto biometano del 10 ottobre 2014, cioè quelle che precedono o seguono le colture principali. Il punto è che la semina autunnale potrebbe dare un nuovo impulso alla bieticoltura proprio laddove risultasse difficile coltivare i seminativi ammessi dalla normativa vigente. Al momento viene concesso solo l’uso della massa verde, che di per sé offre interessanti potenzialità (percentuali alte di zuccheri). Qualche sforzo in più si deve pure compiere per modificare i macchinari attuali affinché siano all’altezza e sappiano fare fronte a una raccolta così importante di foglie e colletti.
Da non dimenticare poi la valenza principale della bieticoltura che si sposa con la direzione intrapresa dalla politica agricola comunitaria post-2020. Di fatto, la Pac che ci attende, significherà un notevole aumento delle superfici lasciate a riposo con obbligo di copertura vegetale. Le nuove varietà seminate in anticipo rispetto a quelle primaverili potrebbero dunque inserirsi perfettamente tra le colture cover-crop atte a migliorare la fertilità del suolo.
La bieticoltura in Italia
La barbabietola si è sempre coltivata da nord a sud della penisola. Bene nei terreni argillosi e di medio impasto, bisogna invece valutarne la coltivazione in terreni ad alto contenuto di sabbia o con scarsa capacità drenante.
La semina autunnale è stata finora una prerogativa del Centro-Sud fino alla chiusura degli zuccherifici locali. Le caratteristiche richieste alle nuove varietà sono l’alta tolleranza alla prefioritura per ottenere una miglior produttività (maggior peso della radice) e il ridotto rischio di inquinamento causato da piante prefiorite. L’Italia è tra i primi produttori di seme di barbabietola al mondo e la tecnica della semina autunnale è interdetta nelle aree di moltiplicazione per limitare il rischio di fecondazioni incrociate. B.B
Massimo Salmaso: «Grandi soddisfazioni»
Nella sua azienda di Lignano Sabbiadoro (Ud), che si estende complessivamente su un terreno di 350 ettari di seminativi dove si producono materie prime da destinare all’impianto biogas aziendale di San Michele al Tagliamento, Massimo Salmaso ha testato quest’anno una nuova varietà Sesvanderhave di barbabietola a semina autunnale: la Trebujena, d’origine spagnola, in fase di sperimentazione in Italia. «Sono soddisfatto perché da tempo volevo provare la semina autunnale della barbabietola ma tutti, anche i saggi agricoltori della zona, mi hanno sempre sconsigliato per il troppo freddo - racconta -. Io, però, avevo visto anni fa i risultati ottenuti con questa tecnica nell’Agro-Pontino, l’ottima produzione e l’alto grado zuccherino, e mi sono deciso. In effetti non solo è possibile la coltivazione ma si ottengono anche buone performance con una resa media pari a 120 tonnellate a ettaro tra radice, 50 ton, e massa verde, 70 ton».
Punti a favore? «La semina è più facile, occorrono meno trattamenti. Si riduce a zero il rischio di cercospora. Inoltre, il periodo di raccolta anticipato mi ha consentito di seminare la soia come seconda coltura. L’unica preoccupazione è la possibile prefioritura soprattutto se si dovesse ripresentare un mese di maggio così piovoso. Poi bisogna mettere mano ai cantieri per la raccolta, proprio quelli di ultima generazione perché non sono adatti a recuperare una massa di fogliame importante».
L’avventura di Salmaso nel biogas comincia nel lontano 1990 con un impianto da rifiuti organici. Poi esce la legge sui biogas alimentati con materie prime agricole e lui è uno dei primi in Veneto a farsi avanti, ad avviare l’iter per ottenere l’autorizzazione. Il suo impianto partirà solo nel 2012 in una area da lui precedentemente acquistata e da riqualificare, quella dell’ex-zuccherificio dismesso di San Michele al Tagliamento. Uno stabilimento dal grande valore storico, costruito nel 1936 e destinato alla produzione di alcool da usare come carburante fino alla fine della seconda guerra mondiale, poi convertito in zuccherificio (chiuderà nel 1972). È qui che adesso sorge l’impianto aziendale da 999 kWe alimentato da quest’anno anche con le radici della barbabietola insilate in trincea insieme alla vinaccia.
«L’intenzione è quella di investire anche nel biometano, però il decreto attuale – dice perplesso - non aiuta gli agricoltori, li penalizza». Intanto si dichiara pronto per la campagna 2019-2020: «Seminerò circa 50-60 ettari di bietole a semina autunnale, l’importante è effettuare il diserbo di pre-emergenza e poi sperare in una primavera mite», conclude l’imprenditore del biogas.