Anb non è più quella di un tempo. L'Associazione nazionale dei bieticoltori, considerato ciò che è successo in ambito comunitario, ha cambiato pelle. E quella nuova, in versione cooperativa, è ciò che Enrico Gambi, presidente di Anb coop, presenta con soddisfazione. Un vero e proprio cambio di pelle.
«Dopo il 2005 e la riforma comunitaria del settore saccarifero – evidenzia – rimanere ancorati solo alla barbabietola significava sparire. Certo il nostro vissuto era quello e il primo obiettivo rimaneva la valorizzazione delle polpe. Ma il grande salto di qualità della cooperativa – e lo dice una persona che non aveva una storia di cooperazione alle spalle – è stato quello di riuscire ad allargare gli orizzonti, di guardare avanti, diventando veri e propri interlocutori delle aziende agricole da un parte e delle industrie di trasformazione dall’altra».
I numeri chiave
Gambi cita con orgoglio due numeri chiave della storia di Anb coop, che fa capo alla Cgbi, Confederazione generale bieticoltori italiani,
guidata da Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi: «In sette anni siamo passati da 13 a quasi 3mila aziende agricole associate, una crescita che testimonia la credibilità della struttura e l’efficacia del lavoro svolto».
In tutti i comparti: «Siamo partiti dagli impianti a biogas e dagli approvvigionamenti necessari per farli funzionare efficacemente – continua Gambi – che oggettivamente ci hanno dato e ci continuano a dare soddisfazione, ma il nostro cambio di pelle si è concretizzato con l’operatività sui cereali e soprattutto con le proteoleaginose».
Ridistribuzione della marginalità
«Perché – rimarca – qual è il patrimonio di Anb coop? Essere riusciti a consolidare un rapporto duraturo con le aziende agricole a cui ci rivolgiamo e a creare un legame costruttivo con l’industria. Nella sostanza ascoltiamo gli agricoltori (che ci ascoltano), chiudiamo con i loro i contratti di produzione e ci presentiamo credibili all’industria. Con un unico obiettivo di fondo: la ridistribuzione della marginalità ottenuta alle aziende agricole. Lavorando bene, con una governance equilibrata del prodotto che si conferisce, si può pensare di avere redditività anche in tempi difficili come questi e si può pensare di rimanere un punto di riferimento per gli agricoltori».
Obiettivo 5mila soci
Gambi pensa al futuro prossimo con alcune idee nuove e un numero in testa.
«Dopo le buone esperienze con soia e girasole vorremmo riuscire a entrare e a incidere maggiormente nel comparto del grano tenero, con contratti che possano soddisfare sia i produttori che l’industria. Poi dobbiamo far decollare la nuova frontiera del biometano, perché credo si potrà davvero arrivare alla pompa per il trattore autoalimentato dalla produzione aziendale».
E, dulcis in fundo, il numero: «Siamo arrivati a 3mila soci. Credo che un obiettivo ambizioso ma raggiungibile possano essere le 5mila aziende agricole aderenti a Anb coop».
Comitato tecnico per studiare i mercati
La crescita di Anb coop passa anche per l'analisi dei mercati e le stime di produzione, compito di uno specifico Comitato di coordinamento commerciale dell'associazione che, nell'ultima riunione di fine anno a Bologna ha fatto il punto sulle prospettive 2019.
Che pare proprio essere l’anno dell’orzo. In Italia, come indicano le prime previsioni definite da Anb coop. Ma anche in Francia come sottolineato da Thomas Impellizzeri della cooperativa transalpina Ocealia.
È Augusto Verlicchi, responsabile del Comitato, a tracciare lo scenario di riferimento a livello nazionale (vedi tabella): «Prevediamo una diminuzione generalizzata in tutti gli areali del frumento duro, che stimiamo attorno al 10% complessivo, con punte in alcune aree del 25-30%. Il frumento tenero tornerà a crescere: indicativamente del 7-8% con una superficie stimata che dovrebbe aggirarsi attorno ai 580mila ettari. Ben più sensibile e generalizzato su tutti i territori sarà l’incremento dell’orzo che vediamo in crescita del 15%, arrivando vicino ai 300mila ettari. Per quanto riguarda le leguminose, giù la soia, ma anche il cece che l’anno scorso aveva destato un certo interesse, mentre sono previste in aumento favino, pisello proteico e leguminose da foraggio».
Tab. Stime superfici nazionali 2018-2019 | ||
Superfici | Var. sul 2018 | |
ha | % | |
Frumento tenero | 579.000 | +7 |
Frumento duro | 1.170.000 | -10 |
Orzo | 299.000 | +15 |
Mais | 645.000 | +4-5 |
Soia | 331.000 | -8-10 |
Fonte: Anb Coop/Isa-Italiana stoccaggi agricoli |
Sulla stessa lunghezza d’onda l’analisi francese di Impellizzeri. «La colza è crollata e prevediamo orzo e grano tenero in auge sia a livello di superfici che di rese. Fin d’ora, a meno di importanti avversità climatiche, stimiamo in Francia una produzione totale di grano tenero di oltre 37 milioni di t in aumento del 10% circa rispetto al 2018, e una produzione di 12 milioni di t in crescita del 9,5%. Orzo che incrementerà in tutta Europa di almeno un 10%».
Duro in difficoltà
Ben diversa è la situazione del grano duro.
È Nicolas Prevost della società Durum, ramo commerciale delle cooperative Arterris e Axereal, a definire il quadro: «Il duro in Francia non supererà i 270mila ettari con un calo vicino al 20% degli investimenti. Ciò nonostante non prevediamo miglioramenti di prezzo in Europa. Gli stock mondiali sono altissimi e la concorrenza canadese forte: purtroppo almeno a oggi non ci sono indicazioni rialziste di nessun tipo».