Agroalimentare italiano da reimpostare

Maurizio Gardini,
Le imprese devono crescere, la politica deve sostenere la crescita con misure ad hoc. Gli interventi d'urgenza per fare fronte a crisi come quella del latte ovino o dell'olivo sono doverose, ma servono misure strutturali per sconfiggere punti deboli come: la polverizzazione delle imprese, una burocrazia abnorme, la stretta creditizia. Nell'editoriale a Terra e Vita Maurizio Gardini ribadisce il ruolo della cooperazione nel garantire, anche in agricoltura, quel patto generazionale che sta venendo meno in molti settori della nostra economia

Le imprese sono condannate a crescere, a fare rete e aggregazione, a rafforzare la filiera. Noi dobbiamo chiedere alle imprese di fare un salto di qualità. Alla politica, invece, chiediamo di accompagnare il rilancio con misure ad hoc.

Un'emergenza dietro l'altra

Perché?
Costi crescenti. Clima instabile che rovina i raccolti. Margini sempre più risicati, ma solo nella migliore delle ipotesi, perché spesso i nostri agricoltori lavorano in perdita.
Alcuni esempi? Il caldo anomalo di inizio 2018 ha portato alla fioritura anticipata degli ulivi, devastati poi dal gelo del Burian.
La mosca olearia dopo e la Xylella hanno portato a un crollo della produzione di olive del 60% che ha fatto schizzare il prezzo di oltre il 30%, ma non ne hanno “beneficiato i nostri olivicoltori”, perché non c’era prodotto italiano e non è un caso che l’import dalla Tunisia sia salito di oltre il 140%.

I frutticoltori per ammortizzare i danni spesso lasciano la frutta sugli alberi. Il riso a causa del low cost orientale ha perso la metà del suo mercato. L’emergenza latte esplosa tra i produttori sardi è solo l’ultimo caso in ordine di tempo.
Oggi c’è l’emergenza “pastori sardi” e il congelamento delle quote di pecorino romano da non immettere sul mercato è solo una misura d’urgenza, ma occorrerà metterne in piedi altre di medio lungo periodo, di reimpostazione strategica dell’agroalimentare italiano.

Il ruolo della cooperazione

Il nostro settore primario vale oltre 135 miliardi di euro e la cooperazione ne rappresenta il 25% del valore.
L’agroalimentare resta un comparto importante della nostra economia. Va superata la frammentazione del mondo agricolo nel numero di imprese. Un diverso approccio nell’economia di scala.
Occorre poi una visione nuova, che guardi oltre i confini nazionali. Il nostro agroalimentare, con il suo patrimonio di eccellenze, deve affermarsi sui mercati internazionali.

Chi fa reddito macina chilometri

Pensiamo al vino. Dopo lo scandalo dell’etanolo le cantine italiane hanno fatto un grande lavoro. In Italia produciamo 47-48 milioni di ettolitri di vino. Ne consumiamo 22.
Cosa ne sarebbe di poco più della metà della produzione vinicola nazionale, se le cantine non si fossero organizzate per seguire politiche di export e internazionalizzazione?

La politica del chilometro zero va bene, ma non basta a garantire il reddito ai produttori agricoli.
La polverizzazione delle imprese va superata. Il mostro della burocrazia va sconfitto. La tenaglia del credito va allentata.
L’Italian sounding va contrastato e non c’è metodo migliore per contrastarlo che portando il vero Made in Italy sugli scaffali della distribuzione internazionale. Qui scontiamo, purtroppo, una Gdo fragile che non è come quella francese o tedesca in grado di portare i nostri prodotti all’estero.

Formula intergenerazionalità

Accordi come il Ceta stanno dando i loro risultati, basti pensare al boom dell’export di Parmigiano Reggiano e Grana Padano.

Più accordi commerciali e contratti di filiera possono dare i loro risultati.
crisi agricole nel agroalimentare italianoLa cooperazione dà il suo contributo aggregando i produttori per valorizzare il lavoro dei soci attraverso un modello tre volte italiano che: utilizza prodotto italiano, lavorato e trasformato in Italia dalle nostre cooperative che non delocalizzano, creano occupazione e pagano le tasse in Italia. Una filiera che colloca i prodotti dei nostri soci sui mercati stranieri per remunerare al meglio il loro lavoro. Per consegnare domani una cooperativa più solida di quella ricevuta ieri. È l’intergenerazionalità che contraddistingue la cooperazione.È questa la nostra formula che collega il passato per proiettarlo al futuro e garantire sviluppo alle eccellenze della filiera agroalimentare Made in Italy.

di Maurizio Gardini, Presidente di Confcooperative

Agroalimentare italiano da reimpostare - Ultima modifica: 2019-02-26T20:15:14+01:00 da K4

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