La definitiva presentazione del Documento Economico e delle Finanze (Def) e l’approvazione della Legge di Bilancio attesa per metà ottobre sono scadenze decisive.
Alla vigilia di questi appuntamenti, stiamo sentendo parlare molto di pace fiscale, riduzione delle tasse con semplificazioni fiscali, avvio della flat tax e misure a favore delle famiglie esposte al rischio povertà. Le politiche per le famiglie e la riduzione della pressione fiscale sono misure importanti, da non sottovalutare.
L’importante però è che non venga tralasciato anche lo sviluppo dell’economia e, in particolare, dell’agroalimentare che sono altrettanto nevralgici.
Obiettivo competitività
Bisogna sempre ricordare che la crescita economica e dell’occupazione e il rilancio dell’export, sono il volano del Paese.
Dal Def e dalla Legge di Bilancio ci attendiamo pertanto un segnale forte pure per l’economia e l’agroalimentare. Servono facilitazioni, spinte a essere competitivi e iniezioni di fiducia facendo sì che il made in Italy si rafforzi nel mondo e che le aziende tornino a investire in innovazione ed a progredire. Servono interventi improcrastinabili per superare i gap strutturali del nostro Paese, a partire da quello dei trasporti, ancora, in larga parte, su gomma, su strade dissestate, che fanno perdere prodotto, tempo e denaro.
Le imprese hanno bisogno di una logistica che le colleghi al mondo, che avvicini e non che allontani sempre più.
Abbiamo bisogno poi di infrastrutture digitali puntando alla totale connessione del Paese alle reti mobili a banda larga di quinta generazione da cui gli agricoltori assolutamente non vogliono essere esclusi, per poter realizzare progetti avanzati in chiave di Internet of things, e-trade, e smart farm di nuova generazione.
Bisogna sostenere – a livello europeo, ma anche nazionale - la trasformazione dell’agricoltura e delle zone rurali per affrontare le nuove sfide economiche (ma anche ambientali e climatiche) che le imprese agricole anno di fronte.
Gli ingredienti base: ricerca e innovazione
In questo quadro progettuale vanno supportate ricerca e innovazione, che sono risolutive per il volto nuovo che vogliamo dare al settore primario, ma anche per la sostenibilità; ciò perché è ormai acclarato che le aziende devono produrre di più ma con meno impatto sull’ambiente e sulle risorse naturali.
L’agricoltura 4.0 - precision farming, robotica, big data, droni - è già presente, ma le aziende devono poter accedere all’innovazione.
Burocrazia più snella
E lo Stato si decida finalmente ad avviare una riforma serie della burocrazia, con una pubblica amministrazione semplificata, che sia “amica” e non “nemica” dell’imprenditore.
Infrastrutture, tecnologia, digitalizzazione, ricerca, innovazione, sburocratizzazione… si traducono in una sola parola: competitività.
Fare rete e fare filiera
Certo anche le imprese devono fare – e stanno facendo – la loro parte con la certezza che vanno concretizzate aggregazioni, reti, filiere.
Da quando mi sono insediato al vertice di Confagricoltura, poco più di un anno fa, ho lavorato tanto (e continuo a farlo) per attivare politiche di concertazione, con i sindacati dei lavoratori, con i vari attori delle filiere, con la ricerca, con i gruppi di pressione.
Sono convinto che il dialogo e la sintonia – che si traducono anche in contratti di lavoro, patti di filiera, network e think tank – siano indispensabili.
Vogliamo una progettualità organica e condivisa, con la consapevolezza che il competitor non è il lavoratore o il datore, l’agricoltore o l’industriale, ma le aziende di altri Paesi che sono presenti sul mercato globale in modo più concorrenziale.
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