Sì ad un piano proteico europeo, che può aprire grandi opportunità di sviluppo per l’Italia. Assitol apprezza la proposta, firmata congiuntamente da 14 Paesi della Ue che ha come obiettivo prioritario l’aumento della coltivazione di piante proteiche, come la soia ed altre leguminose, la cui produzione è del tutto insufficiente rispetto al fabbisogno europeo ed italiano.
«È quello che proponiamo da tempo, per contrastare l’annoso problema del deficit proteico e limitare il ricorso all’import – afferma Enrico Zavaglia, presidente del Gruppo Oli da Semi dell’associazione –. Circa il 50% della soia prodotta in Europa è coltivata in Italia: l’attuazione del piano proteico aprirebbe importanti opportunità per l’intero settore agroindustriale. Ecco perché intendiamo far sentire la nostra voce nella definizione del progetto, potendo anche portare l’esperienza di diversi anni di iniziative a marchio privato, tese alla valorizzazione della soia europea non-ogm”.
I Paesi firmatari della dichiarazione “European Soy”, quasi tutti del Centro ed Est Europa, ma con l’importante presenza di Italia e Francia, puntano alla creazione di un bacino produttivo europeo, in grado di dare vita ad una “partenership proteica” tra Est e Ovest, con un’offerta di produzione locale, certificata e ogm-free. In pratica, per la soia e le leguminose prodotte nell’Ue sarebbe previsto un sistema di etichettatura specifico, in modo da valorizzarne l’origine europea ed i connotati di sostenibilità, incluso l’ogm-free. Il tutto in un’ottica di filiera integrata, rilanciando la logistica, la trasformazione e la commercializzazione dei semi oleosi e delle leguminose “Made in Europe”.
Nel 2016 in Italia sono stati destinati alla soia 350mila ettari, per una produzione di 1,1 milioni di tonnellate. Per il 2017, le previsioni di semina sono tutte al positivo, con un margine di crescita di almeno il 5%. In particolare, le proteoleaginose e le oleaginose con alto livello di proteina, come la soia, sono essenziali per la produzione di mangimi (farine proteiche), per l’alimentazione umana e per tutta una serie di impieghi non-food come quello bioenergetico e biochimico.
«Dal punto di vista della sostenibilità – sottolinea il presidente Zavaglia – non va poi dimenticato che la soia e tutte le leguminose hanno un ruolo fondamentale nella rotazione colturale, riducendo l’uso di fertilizzanti e, di conseguenza, le emissioni nell’atmosfera e l’impatto ambientale. Auspichiamo che l’intera filiera collabori e si impegni nella costruzione del progetto, che avrà ricadute positive su tutto il comparto».