Apicoltura in ginocchio, serve una gestione del rischio ad hoc

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Produzione primaverile di miele d’acacia e agrumi quasi azzerata dagli eventi climatici per un valore che sfiora i cento milioni di euro. Ma pesano anche burocrazia e aumento dei costi

Dal 75 al 100% di perdita di produzione per il miele di acacia, da -40 a -80% per quello di agrumi. Sono i dati da allarme rosso per il miele italiano contenuti nel report mancate produzioni primaverili 2023 e stima del danno, tracciato da Osservatorio Nazionale Miele e Ismea. Se a questo si aggiungono aumento dei costi sostenuti dagli apicoltori, crisi di produzione e di mercato, eccesso di burocrazia, si comprende come quella che sta investendo l’apicoltura sia una tempesta perfetta. L’analisi è stata elaborata anche per essere una base sulla quale costruire strumenti di gestione del rischio specifici per il settore.

Patrimonio da salvare

Gli apicoltori italiani – sottolinea il report – detengono in totale 1.573.967 alveari, il 79% dei quali sono gestiti da apicoltori commerciali che allevano le api ai fini imprenditoriali. Nel 2022 l’Osservatorio Nazionale ha stimato una produzione nazionale di miele di circa 24.000 tonnellate, per un valore di 144 milioni di euro». Nel 2023, la situazione è nettamente peggiorata. Dopo una lunga sequenza di mesi caldi o molto caldi che perdurava da maggio 2022, aprile 2023 è stato un mese moderatamente freddo. In particolare, nei giorni compresi tra il 3 e il 6 aprile si sono verificati eventi di intense gelate tardive. In merito alle precipitazioni, sono state, per l’ennesima volta, molto scarse. Un aprile meteorologicamente dinamico e termicamente sotto la media è stato seguito da un maggio che potremmo definire “estremo” e che sarà quasi certamente il più piovoso dal dopoguerra. I danni, appunto, sono da record.

Potrebbe andar peggio...

Dall’analisi dei dati – evidenziano ancora Osservatorio Nazionale Miele e Ismea – risulta come, per il 2023, le due principali produzioni del settore quali miele di acacia e miele di agrumi, caratterizzate da una forte specializzazione produttiva rispettivamente nelle regioni del nord e del sud, hanno registrato perdite molto gravi. Per il miele di acacia, la percentuale di danno medio va dal 75% nelle regioni dove è stato ottenuto un raccolto minimo, fino al 100% dove i raccolti sono risultati del tutto azzerati come in Trentino-Alto Adige e nelle Marche. Complessivamente, il mancato ricavo per le regioni considerate riguardo l’acacia è stimabile in oltre 80 milioni di euro. Per il miele di agrumi, il danno oscilla tra il 40-50% di Calabria, Puglia e Basilicata e il 70%-80% di Campania, Sicilia e Sardegna. Il mancato ricavo viene stimato in circa 18 milioni di euro. In generale i valori di produzione media potenziale, sia per l’acacia che per l’agrumi, confermano un abbassamento generale della produzione ad alveare nell’ultimo quinquennio, evidenziando una situazione di criticità strutturale. Si pensi che tra il 2018 al 2022 si sono verificati ben due anni (2019 e 2020) caratterizzati da uno stato di calamità che ne ha condizionato fortemente le medie produttive.

Ismea e Onm fanno notare anche che la valutazione del danno economico subito dall’apicoltura imprenditoriale, date le caratteristiche del settore e la grande variabilità territoriale delle produzioni, presenta necessariamente considerevoli elementi di approssimazione. Essa andrebbe ad esempio estesa anche alle altre tipologie produttive tipiche del periodo primaverile, come il millefiori primaverile, il miele di tarassaco, il miele di ciliegio, compromesse dalla situazione meteorologica. Ci sono inoltre intere regioni colpite in modo particolare dalla sostanziale assenza di questi raccolti, in quanto interessate in modo considerevole da produzioni primaverili diverse da acacia e agrumi, quali la Valle d’Aosta, l’Umbria e il Molise.

Anche se non sono ancora disponibili i dati definitivi, gli estensori del report affermano che il danno da mancata produzione riguarderà anche il miele di sulla, altro miele fondamentale per le aziende apistiche di Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria e Basilicata.

Osservatorio Nazionale Miele e Ismea sottolineano quindi che la debilitazione delle famiglie di api, una situazione meteorologica che ancora non si è stabilizzata e le condizioni di siccità pregressa che non sono state risolte dagli intensi eventi piovosi di maggio, avranno presumibilmente un effetto anche sui raccolti della seconda parte della stagione. Ciò incrementerebbe l’entità della perdita da mancata produzione che allo stato attuale risulta di difficile valutazione.

Strumenti di protezione

Il documento sottolinea quindi come la gestione del rischio in apicoltura assuma un’importanza strategica che va ben oltre la stessa redditività della produzione di miele. È tuttavia necessario sviluppare un sistema di risk management specifico per il settore apistico, in quanto ad esso il sistema delle calamità naturali risulta applicabile solo in minima parte. Al fine di sostenere l’evoluzione di tale sistema è necessario integrare un articolato sistema di monitoraggio produttivo ad un monitoraggio meteo-climatologico specifico, in grado di documentare in modo inequivocabile il rapporto di causa-effetto tra fenomeno (o situazione) meteo e mancata produzione.

Il tavolo apistico si è riunito al Masaf

Criticità legate cambiamenti climatici, aumento dei costi sostenuti dagli apicoltori, crisi di produzione e di mercato, eccesso di burocrazia. Sono alcuni dei temi affrontati nel corso del tavolo della filiera apistica riunito nei giorni scorsi al Masaf dal sottosegretario con delega Luigi D’Eramo, per un confronto sulle problematiche che sta affrontando il settore. Alla riunione hanno preso parte i rappresentanti del comparto, delle organizzazioni agricole, delle Regioni, oltre che di Ismea Crea e Agea. Si è discusso del calo produttivo dovuto alle avversità atmosferiche, in particolare sui mieli primaverili i danni variano fra il 70 e il 100% della produzione. È stata dunque affrontata la questione dell’alimentazione di soccorso e le difficoltà legate all’entrata in vigore del manuale operativo riferito all’Anagrafe apistica, come previsto dal Dlgs 134/2022. Si è inoltre discusso delle proposte di riforma dell’etichettatura a livello Ue e della concorrenza di mieli adulterati o di qualità inferiore che imitano quelli italiani ed europei. D’Eramo ha annunciato che si lavorerà a un nuovo Documento programmatico di settore.

Apicoltura in ginocchio, serve una gestione del rischio ad hoc - Ultima modifica: 2023-07-18T15:45:31+02:00 da Marco Pederzoli

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