Le biotech, intese come ogm, in Europa vanno poco di moda. Ancora di meno in Italia, dove peraltro non si possono coltivare.
Ma nel mondo l'ascesa delle colture biotech pare inarrestabile. Nel 2018 le superfici coltivate con colture ogm a livello mondiale sono aumentate di altri 1,9 milioni di ettari, raggiungendo la ragguardevole cifra di 191,7 milioni di ettari.
Lo sottolinea l'annuale pubblicazione dell'Isaaa (International service for the acquisition of the agri-biotech applications), il servizio internazionale sulla commercializzazione dei prodotti da biotecnologie agricole.
In 5 Paesi il 90% delle superfici
Il rapporto Issa evidenzia che il 91% delle superfici coltivate si trova in cinque paesi: Usa, Argentina, Brasile, Canada e India.
In queste aree è ogm quasi il 100% delle coltivazioni delle quattro colture su cui si è storicamente sviluppata l'industria biotech (mais, soia, colza e cotone).
Nel mondo sono 70 i Paesi nei quali si coltivano (o importano) prodotti realizzati con le biotecnologie agrarie che, osserva Isaaa, ormai trovano applicazione non solo sulle grandi colture ma anche in colture con ettarati relativamente minori come melanzana, patata, barbabietola, fino a arrivare ad alcune frutticole come la papaya.
Coinvolti 17 milioni di agricoltori
Lo stesso rapporto rimarca che nei 26 Paesi in cui effettivamente vengono coltivate piante ogm (21 Paesi sviluppati e 5 Paesi in via di sviluppo) sono interessati alla coltivazione ben 17 milioni di imprenditori agricoli
«Le tecnologie gm - nota Paul S. Teng, al vertice dell'Isaaa - hanno contribuito a migliorare la sicurezza alimentare a livello mondiale. Gli incrementi delle rese e la riduzione delle perdite colturali hanno permesso di aumentare sensibilmente la disponibilità di cibo».
Sicurezza alimentare
Teng sottolinea il principale fattore positivo legate allo sviluppo degli ogm: «I processi produttivi agricoli sono migliorati e, oggettivamente, anche le entrate degli agricoltori Ciò ha reso possibile un accesso al cibo a più persone. Il tutto in uno scenario in cui sono migliorati programmi di igiene e di sicurezza alimentare in molte parti del pianeta».