Confagricoltura, Cia e Copagri. Tutti contro Coldiretti per l’accordo sul prezzo del latte con Italatte, società della multinazionale francese e maggior primo acquirente del latte nazionale. L’organizzazione agricola però non ci sta e difende un accordo motivato da «scelte coraggiose e responsabili».
Il casus belli è la riduzione di prezzo che potrebbe scattare nel 2021, in base all’accordo accettato da Coldiretti Lombardia (vedi Terra è Vita), in caso di superamento (mensile), della produzione del 2020. L’eccedenza sconterà una riduzione del pagamento concordato di 6 centesimi al litro.
Un contratto che nell’immaginario agricolo riporta allo spauracchio delle sanzioni per gli esuberi sulle quote latte, il sistema di contingentamento della produzione imposto dall’Ue fino al 2015 con l’obiettivo di mantenere un prezzo remunerativo. Ora le quote, invece che da Bruxelles, verrebbero imposte dall’industria di trasformazione.
Eppure il differenziale di prezzo tra latte lombardo e latte tedesco, secondo i dati del Clal, si sta riducendo sempre più: ad agosto 2020 il latte è stato pagato 35,4 centesimi al kg, quasi il 10% in meno rispetto a un anno fa, in Lombardia contro i 33,10 centesimi della Baviera. A luglio in Francia è stato riconosciuto un prezzo più alto, 37,16 centesimi al kg.
Un prezzo non in linea con il mercato secondo Cia, Confagricoltura e Copagri
«La pandemia del coronavirus - hanno scritto Cia, Confagricoltura e Copagri in un comunicato congiunto - ha colpito tutti i principali comparti produttivi del Paese, senza risparmiare la filiera lattiero-casearia, sulla quale ha pesato il drastico calo delle vendite in fase di lockdown e la chiusura del canale HoReCa. Ma ciò non può significare accettare proposte di contratti di conferimento basati su prezzi penalizzanti e non in linea con gli andamenti di mercato, che rischiano di affossare e dare il colpo di grazia al settore».
Le tre organizzazioni agricole esprimono contrarietà soprattutto per la divisione provocata nel mondo agricolo: «Perché si parla insistentemente di unità dei produttori per poi imboccare strade che portano danni e divisioni?».
Inaccettabile il limite mensile di produzione
Confagricoltura, Cia e Copagri sottolineano, rispetto alla congiuntura negativa evidenziata da Coldiretti, un andamento decisamente più favorevole del mercato nell’ultimo periodo e una lieve ripresa delle quotazioni.
Entrando nel dettaglio risulta «inaccettabile» per le tre organizzazioni agricole «un limite mensile di produzione, vincolando peraltro i tetti produttivi non a un premio aggiuntivo, ma addirittura al pagamento di una rilevante penale, con la quale si ottiene il risultato di abbassare ulteriormente il prezzo di conferimento, oltre ad altri vincoli e oneri per gli allevatori».
E ancora le tre sigle sindacali sostengono che il settore, per motivazioni intrinseche, non possa ridurre la produzione, se non a titolo definitivo.
Boselli, Confagricoltura: «una strada pericolosa per il mondo allevatoriale»
«Questo contratto ha segnato – ha commentato Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia – una svolta negli accordi sinora stipulati e rischia di incidere pesantemente su tutte le future trattative, aprendo una strada pericolosa per il mondo allevatoriale».
Sempre secondo Confagricoltura Lombardia con questo accordo «il differenziale con la Ue a 28 si riduce del 30% (-1,5 centesimi, che per una stalla media lombarda significa circa 20mila euro), scompare una differenziazione mensile (con rischio in estate di quotazioni basse del latte), e viene accettato il contingentamento mensile del latte nei mesi invernali».
L’organizzazione agricola regionale evidenzia come Coldiretti avesse già spaccato il fronte delle aziende venditrici, in maggio, quando non aveva accettato di incontrarsi per la revisione quadrimestrale prevista dal contratto, ottenendo l’effimera vittoria di un prezzo più vantaggioso solo perché i soci lo avrebbero dovuto rimborsare a Italatte nel 2021.
Coldiretti tira dritto: «una mediazione necessaria»
Accuse tutte respinte al mittente: «L’accordo raggiunto – ha risposto Coldiretti Lombardia - rappresenta una mediazione necessaria in un frangente in cui pesano le condizioni di mercato sfavorevoli, i consumi sono ancora in contrazione e nemmeno il ritiro dei volumi di latte concordati sarebbe stato garantito.
Il prezzo stabilito per il 2020, ha fatto notare l’organizzazione agricola, è comunque il più alto pagato dall’industria rispetto alla media italiana dell’anno e nel 2021 l’indice base fissato a 35,5 centesimi al litro, che equivarrà ad un prezzo pagato più alto, garantirà la tutela del lavoro degli agricoltori.
La Coldiretti regionale ha fatto inoltre sapere di essersi seduta al tavolo delle trattative e a maggio ma di non aver voluto firmare un accordo al ribasso in pieno lockdown. «Successivamente, sempre da soli – prosegue Coldiretti Lombardia – ci siamo trovati a chiedere all’industria di riaprire un confronto con tutte le parti interessate: oltre a noi la Cia, che mai si era seduta al tavolo prima, Copagri che non ha mai partecipato e Confagricoltura che, forte del fatto di non gestire in delega nemmeno un litro di latte, non ha avuto remore ad abbandonare il negoziato in autunno».