Dopo che i servizi comunitari hanno contestato le procedure e gli atti amministrativi che varie regioni italiane avevano adottato per modificare la definizione di prato e pascolo in funzione degli usi e delle consuetudini locali, è l’assessore all’agricoltura della Lombardia Gianni Fava a rassicurare gli agricoltori della sua regione: «Regione Lombardia –dice- non sarà coinvolta da alcuna indagine avviata dal ministero delle Politiche agricole, per giustificare l’ammissibilità a premio di superfici che, in base ai controlli effettuati dai servizi comunitari, non avrebbero i requisiti previsti dalla normativa comunitaria».
Di fatto alcune regioni avrebbero favorito proprio con la modifica della definizione di prato e pascolo un’estensione ingiustificata delle superfici ammissibili a premio con la domanda unica.
La Lombardia comunque può dirsi anche al riparo da questi problemi dal momento che a suo tempo decise di non avvalersi proprio della possibilità di modificare o introdurre varianti in quest’ottica, limitandosi solamente limitò a fissare parametri diversi da quelli previsti a livello nazionale in relazione al periodo minimo di pascolamento (45 giorni invece di 60) e al carico di bestiame per ettaro (0,2 Unità Bovino).