Confagricoltura accetta la sfida posta dai cambiamenti climatici ma «A certe condizioni», afferma il presidente dell'organizzazione professionale Massimiliano Giansanti durante la seconda giornata del meeting “identità e futuro” . «Possiamo – continua Giansanti - senz’altro produrre le stesse quantità riducendo il ricorso alla chimica e con una ridotta pressione sulle risorse naturali. E in quest’ottica, è giusto ricordarlo a merito dei nostri agricoltori e allevatori, sono già stati raggiunti significativi risultati. Ma la sostenibilità ambientale impone una dimensione globale. Possiamo accettare che l’Unione europea svolga un’azione guida per indicare la strada da seguire. Ma resta il fatto che le emissioni ad effetto serra degli Stati membri incidono per il 10% su quelle complessive su scala mondiale».
A dicembre il Consiglio europeo ha fissato l’obiettivo della neutralità climatica da raggiungere entro il 2050. Allo scopo, è stato proposto il “Patto Verde” che chiama direttamente in causa il settore agricolo. E nei giorni scorsi, la Commissione ha lanciato ufficialmente il progetto di una conferenza sul futuro dell’Europa, che dovrebbe iniziare il prossimo mese di maggio.
Confagricoltura, sì alla “carbon tax” sulle importazioni
Secondo il presidente Giansanti, c’è da chiedersi se l’eventuale riduzione della produzione europea sarebbe conveniente sotto il profilo della sostenibilità ambientale se il risultato fosse quello di aumentare le importazioni da Paesi terzi dove prevalgono sistemi produttivi meno rigorosi e che distano decine di migliaia di chilometri dai nostri mercati di sbocco.
In quest’ottica Confagricoltura ritiene che l’ipotesi di una “carbon tax” sulle importazioni vada presa in attenta considerazione, per evitare discriminazione a danno delle imprese europee. E per di più senza vantaggi per l’ambiente.
«Noi pensiamo che la sostenibilità ambientale debba coesistere con quella sociale ed economica. E che occorra puntare su ricerca, innovazione e tecnologie avanzate. Senza pregiudizi» incalza il presidente Giansanti.
«Serve progetto condiviso per rilanciare il settore agroalimentare»
«L’agroalimentare è il primo settore dell’economia italiana, ma manca ancora la consapevolezza di questo primato. E delle potenzialità che possono essere realizzate. Serve un progetto condiviso per il rilancio del settore», afferma Giansanti.
Da decenni la produttività del settore cresce in media di due punti percentuali l’anno. Grazie all’affermazione di una rete di imprese moderne ed efficienti, l’agroalimentare è diventato parte fondamentale dell’economia italiana in termini di creazione di reddito, occupazione, presenza sui mercati internazionali.
«La nostra agricoltura è in testa in Europa per creazione di valore aggiunto. L’industria manifatturiera è seconda solo alla Germania – ha aggiunto Giansanti -. Eppure l’economia non cresce e la produttività ristagna da oltre un decennio».
Confagricoltura, per creare nuova ricchezza favorire dialogo tra imprese e istituzioni
«Un sistema diffuso di buone imprese, orientate al cambiamento, aperte all’innovazione, responsabili sul piano sociale e della tutela delle risorse naturali, non è sufficiente ad assicurare una crescita economica stabile e duratura se manca un sistema di buon governo in grado di accompagnare e favorire l’impegno degli imprenditori. Serve un dialogo strutturato tra imprese e istituzioni, per stabilire le priorità e concentrare le risorse su progetti strategici» conclude Giansanti.